Scordatevi il Bob Dylan, menestrello scapestrato, icona di una generazione in movimento con la chitarra acustica in braccio e l'armonica. Scordatevi anche il 1963, il folk-revival, il festival di Newport con Joan Baez, gli anni del Greenwich e le folle che cantano "Blowin' in the Wind" e "The Time They are a Chaingin'" a memoria, come inni ideali del brivido di cambiamento che attraversava l'America.
Dopo il 1965 (il disco è del '66) il menestrello di Minnesota non impazzì, nè rinnegò il "movement" e i suoi ideali, nè tantomeno perse la sua forte coscienza popolare che sin dagli esordi lo aveva contraddistinto. Molto più semplicemente decise che era tempo di dare sfogo alla sua incontenibile creatività, tempo di attaccare le chitarre agli amplificatori, elettrificando il tutto pur mantenendo ben salda la sua fedele armonica tra le labbra.
In molti, all'epoca, considerarono la sua "svolta elettrica" come un" tradimento", una "ritirata" dal campo di battaglia, un passo verso quell'establishment da lui sempre aspramente criticato e sbeffeggiato. In realtà penso che Dylan volesse solo fare qualcosa di nuovo, di diverso e se questo voleva dire fare dischi come "Blonde on Blonde", ben venga anche qualche (a dir la verità abbastanza!) disco venduto in più.
In "Blonde on Blonde" il blues, il country, il rock ed il folk sono amalgamati in maniera stupefacente : testi bizzarri, assurdi, visionari, appassionati, poetici e romantici si confondono con un suono nuovo... più ricco e complesso di quanto fatto fino ad allora dal buon Dylan. Dopo questo disco la musica cambierà decisamente, molti fanno coincidere con questo disco l'inizio del "Rock" ... tutti i gruppi e i cantautori in particolare, chi più chi meno gli saranno debitori.
Il disco si apre con un blues sbarazzino, quasi un istantanea del suo periodo, in cui Dylan manifesta con tono ironico e rassegnato come qualsiasi scelta si faccia, si venga sempre e comunque bersagliati e criticati ("ti danno addosso e dicono che è l'ultima volta, poi ti ridanno addossso e allora tu ritorni indietro e ti danno ancora addosso").
Si prosegue con l'introspettiva "Visions of Johanna" e poi ancora "Stuck Inside of Mobile" inserita, tra le altre cose, nella colonnna sonora di "Paura e Delirio a Las Vegas".
Poi ci sono le dolcissime "I Want You", "Just like a Woman" e la mia preferita "4th Time Around".
Che dire di altro... uno dei migliori dischi di Dylan, sicuramente una pietra miliare del rock.
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