E' tornato. Robert Allen Zimmerman è tornato a tre anni da "Modern Times" con un bel disco. Gli anni si fanno sentire, la voce è roca e rovinata, ma Bob ne è cosciente e da molto tempo a questa parte ha modellato il suo nuovo sound sulle sue caratteristiche vocali. Nonostante il titolo orrendo (cos'è tutta sta banalità, Bob?!?) che mi aveva fatto pensare un po' male, questo lavoro è proprio ottimo. Dylan continua il suo progetto di riscoperta delle radici della musica americana e con questo album fa un notevole passo avanti, trovando un sound ancora più "old-style" rispetto a "Modern Times".

Il disco parte con il singolo di traino "Beyond Here Lies Nothin'", un bel pezzo, costruito (come molti, troppi pezzi recenti del menestrello di Duluth) sul classico giro blues I-IV-V grado. Un inizio che fa ben sperare, e dopo non ci sono che conferme, come "Life Is Hard", una ballata (tutto il disco è composto da "struggenti canzoni d'amore", dice Bob) con un testo forse un po' sotto la media dei classici del Nostro, ma l'età è quella che è e non possiamo pretendere, perchè non sarebbe giusto, che ci scriva altri testi-capolavoro come può essere "Desolation Row". Il terzo pezzo lo considero uno dei migliori del disco, "My Wife's Home Town" ha un sound bluesy che non puoi fare a meno di agitare le chiappe quando lo senti. Swing fantastico. La 4 traccia, "If You Ever Go To Houston", è un po' condizionata dal giro di fisarmonica che si ripete tutto uguale per il pezzo che può annoiare al primo ascolto, ma che si apprezza dopo molti ascolti nonostante la monotonia, o forse proprio grazie a quella. "Forgetful Heart" è un po' inferiore alla media, resta comunque un buon pezzo, ma non è certo una delle punte di diamante del disco. Tra le più belle è invece "Jolene", con un tema di chitarra che risponde alla voce molto molto bello, un brano fra i più allegri del disco che ti stampa un sorriso che non lo scolli più. "This Dream Of You" (l'unica canzone scritta dal solo Bob Dylan)è una canzone d'amore "canonica", niente di eccelso.

L'eccellenza la troviamo al brano successivo "Shake Shake Mama": il più bello del disco. Quando Bob canta quella frase che non ho ancora capito con tutte parole che finiscono per -less (si, ok non è molto professionale come discorso, ma che ci posso fare non capisco quel che dice) è da oscar. Anche qui il groove la fa da padrone. C'è poi "I Feel A Change Comin' On"; che fai, Bob, ci provi con una "The Times They're A Changin'" n.2?? Non lo so se l'obiettivo era quello, ma il risultato è fantastico, grandissima ballata.  C'è poi un altro bel brano "It's All Good", che chiude l'album, col suo stile fra la ballata e la canzone blues swingato, nel migliore dei modi. Trittico finale da paura.

Nonostante il ripetersi dei soliti stilemi compositivi, giro blues su tutti, è un disco molto bello, di gran lunga superiore a "Time Out Of Mind" (disco sopravvalutato) e con un sound più anni '20, come dimostra pure l'artwork fantastico. Compratevelo, ne vale la pena.

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