Quando la musica invita a ricordare. Quel pulsare di luci. Quel perdersi nel ritmo. Quell'essere altrove.
Quando la musica invita a raccontare. Quel senso di vuoto. Quel volo sognato. Quello che non si dice.
Quando la musica diventa cenere. Quella della scena di Bristol. Quella della lunga illusione dell'estate dell'amore. Quella della cultura dei club.
Quando la cenere ritorna musica. In modo gentile, esitante e vulnerabile. E ritrovi un luogo, un senso, un punto di vista.
Quando tutto questo e altro ancora germoglia in 13 brani occorre rendere omaggio a chi manipola suoni, effetti e voci di Untrue. Opera seconda del londinese Burial che amplifica l'ottimo esordio. E che sfugge a definizioni di genere. Ambient, dubstep, hypersoul... ognuno decida per sè.
A me sembra il miglior tentativo esistente di tradurre in forma sonora lo spirito di questi tempi.
Per il sottoscritto ascolto dopo ascolto questo è il disco dell'anno 2007 senza interrogativi.
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Altre recensioni
Di Allen
Un album lontano, lontano da ciò che è la musica che abitualmente passa attraverso le mie cuffie.
Dall’ascolto dell’album si esce ipnotizzati, un’ipnosi che rimanda ad un’oscura e pesante levità.
Di idealbeys
Untrue è proprio l'elemento della profondità, dello scavare nella terra (e nella nostra anima in questo caso).
Preghiamo che questo viaggio onirico possa non finire mai, dopo sarebbe l'oblio.