Fotheringay -Fotheringay 2
Il disco "che non fu" dei Fotheringay che Jerry Donahue ha tirato fuori dall'oblio trentotto anni dopo il suo concepimento (in quello stesso 1970) e la sua abortita realizzazione. Alla fine questo risorto capitolo "2" dei Fotheringay, che ovviamente è stato completato da vari aggiustamenti "in loco 2008" di Donahue per completare quello che c'era di incompleto, recuperando le vecchie tracce vocali di allora di Denny e così via, è bello appena un soffio in meno del primo. A livello di canzoni e interpretazioni è veramente un gran bel disco: più spazio ai tradizionali (favoloso l'electric folk di "Eppie Moray" per dirne una, quando nel finale entra la voce di Sandy...) alcune cover (il solito Zimmie, gli Strawbs di quando Sandy era una di loro ecc) e solo due brani composti da Denny, poi finiti sullo splendido debutto solista: "Late November" e "John the Gun", quest'ultima l'unica già completata al 100 % nelle sessioni originali e dunque 100 % "Fotheringay" che poi è per me il capolavoro di questo disco. Un saggio del talento di Denny come arrangiatrice, compositrice, cantautrice: le strofe che paiono un moderno canto dell'antica tradizione inglese sfociano in un ritornello corale di epico folk, sguazzano nel rinnovamento elettrico della chitarra di Donahue e poi sbuca fuori un assolino di sassofono (!) che è pura originalità in quel genere (suonato dal babbo di Donahue, sassofonista jazz). Capolavoro, di una che è stata, per troppo poco tempo, grandissima tra i grandi. di più
Fotheringay -Fotheringay
Tra gli album con/di Sandy Denny lo pongo una mini-spanna sotto ai lavori dei Convention e ai suoi due primi meravigliosi solisti, ma siamo comunque su alti livelli, eccome. Un bellissimo disco questo primo (e unico, per molti anni almeno) della nuova band capitanata da Sandy e Trevor Lucas. Siamo dalle parti di un folk-rock da ballad elettro-acustica che spazia da toni tipicamente british-folk ad altri da folk-rock americano (tipo con l'immancabile cover di Dylan o "Ballad of Ned Kelly" che tuttavia ha anche un'inglesità tutta sua nella voce di Lucas), ben arrangiati, con splendidi impasti corali nel cantato oltre ovviamente alla superba voce solista di Sandy. A volte l'inglesità melodica e le ispirazioni d'oltreoceano (la prima Joni Mitchell semi-coeva è un'ispirazione chiara per almeno un paio di canzoni di Denny) sono tutt'uno. Alcune canzoni, con il loro folk-rock di stampo british non sono lontane dal percorso che avrebbe intrapreso subito dopo l'amico Thompson Riccardino. Molti brani, ovvero le splendide folk-ballad più intimiste ed emozionanti, sono a firma Sandy Denny (meraviglie come "The Sea" "Nothing More" o "Winter Winds" ecc.) mentre del resto si occupa Lucas (o a quattro mani e due voci, come la bellissima "Peace in the End") o sono rare ed ottime cover (cito lo splendido folk elettrico di "The Way I Feel" di Gordon Lightfoot). Immancabilmente, la vetta arriva alla fine con il tipico trad. britannico, un'interpretazione da brividi di "Banks of the Nile". di più
Fotheringay -Essen 1970
Poteva essere un raro documento live dei Fotheringay, peccato che la qualità di registrazione modalità "Buco di culo" lo renda per forza di cose un prodotto scadente, senza la minima possibilità di godersi il gran repertorio della band. La parte migliore è Sandy Denny che scherza sul suo pessimo tedesco, è anche la parte che si sente meglio, và. Per fare un esempio, si intuiscono gran belle performance di "Nothing More" o anche "John the Gun" ma, con questa qualità audio, si va sulla fiducia. Per ascoltarsi un live bello, in quanto dotato di una qualità di registrazione umana, dei Fotheringay bisogna buttarsi su quello a Rotterdam contenuto nel raccoltone "Nothing More". di più
Family -A Song For Me
Dopo i due capolavori precedenti, all'alba degli anni '70 la premiata ditta Chapman-Whitney accompagnata dal fedele Rob Townsend alla batteria ci regala un altro ottimo disco, nonostante il duplice avvicendamento in formazione (John Weider e John Palmer i validissimi poli-strumentisti a sostituire Grech e King). Per me è un album strepitoso, forse non folle e completamente incatalogabile come l'esordio ma comunque molto vario e ricchissimo di idee, spunti e performance da brividi. Palmer acquisto superbo. "Wheels" resta il capolavoro di questo terzo disco, non tanto per la pur maestosa performance strumentale della band, non particolarmente superiore rispetto a quelle degli altri brani, ma per l'interpretazione di Chappo, che trovo assolutamente sublime. di più
Fabrizio De André -Non Al Denaro Non All'Amore Né Al Cielo
Poco più di mezz'ora di pura emozione. Il Faber più bello degli anni '70. di più
Fabrizio De André -Fabrizio De André in concerto vol.2
Bello come il primo volume ovviamente. I brani tratti da "Rimini" filano lisci e funzionano bene suonati con la PFM ("Sally" soprattutto) mentre brividi garantiti per "Verranno a chiederti del nostro amore". In generale vale un po' il discorso fatto per il primo volume: un bel sentire davvero, ma senza migliorare particolarmente le canzoni riarrangiate, ad esempio negli ultimi due brani (un vero e proprio ritorno al 1970 in versione aggiornata, visto che la "backin' band" di De André per questi due pezzi è la stessa che suonò sbarbatella quasi 10 anni prima del disco in studio); la versione roccheggiante de "Il Testamento di Tito" è fica (anche perché la canzone sarebbe strepitosa con qualsiasi arrangiamento) ma con questi nuovi abiti a mio avviso non riesce a restituire del tutto la fenomenale potenza espressiva della più scarna versione de "La Buona Novella". di più
Woody Allen -Radio Days
"Il tempo passa, ma lascia le impronte" di più
Azealia Banks
Azealia Banks è, senza ombra di dubbio, una grande artista.
A fronte di un temperamento turbolento, incline ad animate discussioni, aggressivi litigi, esaltati colpi di testa, atteggiamenti ed opinioni che spesso definire discutibili risulta riduttivo, è necessario, parimenti, sottolinearne una altrettanto prorompente caratura artistica.
La rapper newyorkese possiede un'assoluta capacità/"visione" musicale, idee ed ibridazioni estremamente interessanti ed un eclettismo mai banale.
Nel suo capolavoro "Broke with Expensive Taste" miscela sapientememente, in una sorta di trip schizofrenico, l'Hip Hop sperimentale alla musica House, la Musica Elettronica all'R&B, il Funky alla Dance, spaziando anche in spunti di Punk, EDM, Jazz e Musica Caraibica.
Il taglio delle rime è feroce, mordace, martellante e "maleducato": un po' come l'artista. di più
Slash featuring Myles Kennedy and The Conspirators
Progetto solista di Saul Hudson in Arte "Slash", affiancato da Myles Kennedy, potente voce degli Alter Bridge e dai Conspirators. Potenti ed evocativi, sono ormai un punto fermo della scena metal. di più
Elton John -Tumbleweed Connection
Dopo un esordio promettente e un bellissimo secondo disco il crescendo giunge a compimento con questo disco splendido, insieme al successivo (e al Capitano Fantastico qualche anno dopo) la vetta della carriera di Elton John e Bernie Taupin. 10 canzoni-10 perle, un disco compatto, perfetto, che segue un unico filo tematico-espressivo e che fa delle sue 10 canzoni un corpus unitario che attraversa la frontiera dell'Ovest americano tanto amato dai due autori, con la musica della "The Band" come principale nume tutelare e fonte di ispirazione alla quale guardare, un viaggio nell'Americana, nel pop perfetto, nel piano-rock, nel country/country-rock/folk e macchie di soul-gospel corale da parte dei due ragazzi inglesi. Con la chicca del dare anche spazio autoriale ad una "pupilla" quale Lesley Duncan (corista nei dischi di quel periodo) con la sua "Love Song". "Burn Down the Mission" il suo piano-rock definitivo, "Talking Old Soldiers" una delle sue tre canzoni più belle. Ah e in un paio di canzoni, ai cori, c'è pure Dusty Springfield. di più
Elton John -Too Low For Zero
In realtà salvo solo la title-track. Un pessimo ritorno per la Elton John Band al completo, un mucchio di pop scialbo e insulso che si mescola a tutto il resto del pop scialbo e insulso realizzato da John in quegli anni; qualche canzone è più decente, ma comunque insulsa, ma la campionissima della mondezza è "Kiss the Bride", brr... La title-track è una canzone carina invece. Tra l'altro la spinta verso sonorità pop tipicamente eighties, nella peggiore accezione della cosa, non aiuta. Brutto, però è anche vero che ha fatto di peggio negli anni successivi. di più
Elton John -The Fox
Nel complesso è un disco carino, di sicuro il più dignitoso dei suoi terribili anni '80. La title-track mi sento persino di definirla come una bella canzone e ce ne è qualcun'altra divertente, dignitosa. C'è la "suite" da 11 minuti, che vorrebbe riecheggiare i fasti di "Funeral For A Friend/Love Lies Bleeding" sui Mattoni Gialli, e che per metà, quella strumentale, è pure molto carina, prima di sfociare in una canzonetta di merda, purtroppo. di più
Fontaines D.C.
Vengono dall'Irlanda ma non sono gli U2, per fortuna... di più
Meghan Trainor
Una versione scadente e Puttantours'one di Michela Giraud (da pomo a cima sono identiche, maremma ciuchina!) di più
Woody Allen -A Midsummer Night's Sex Commedy
Poca commedia, troppo sexy. Se era niente di tutto questo e solo sei personaggi cazzeggiare nella natura, mi sarebbe piaciuto di più
Elton John -Empty Sky
Un buon debutto, col giovane Reginaldo che si diverte col suo stile giovanile (poi affinato col secondo bellissimo album, omonimo) che attraversa tanto i suoi studi classici (e gli arrangiamenti con flauto-che mai più ritroveremo nelle sue canzoni-clavicembalo, archi, ne sono l'esempio diretto)quanto le sue passioni r&b, soul, blues e i generi della canzone americana in generale, intrisi con tocchi di raffinatezza british e un gusto melodico straordinario che ne segnerà le fortune, sempre accompagnato dal fido amico e autore di testi Bernardo Taupin. Lontano dalla sbrilluccicante superstar mondiale che verrà, John era all'epoca autore di pop molto raffinato, serio, malinconico sebbene già con più vivaci guizzi folk/country/rock'n rolleggianti e di canzoni che paiono una versione-prova di quelle che arriveranno dopo poco su dischi come "Tumbleweed Connection" (tipo "Western Ford Gateway"). Il disco è piacevole in toto, ma almeno tre canzoni già spiccano: "Val-Hala", "Hymn 2000" e la prima grande ballad classica (ma al suono di clavicembalo) eltonjohniana che è "Skyline Pigeon" di più