I Depeche Mode al loro peggio forse non mi aspettavo di trovarmeli davanti proprio ora. Non ora che un pezzo come "Wrong" con il relativo videoclip mi avevano fatto tremare di piacere. Non ora che sembrava iniziata una nuova fase evolutiva pregna di innovazioni ed elettronica priva di compiacimenti.

E invece... il peggior album dopo "Speak and Spell", con l'aggravante che questo era l'album d'esordio ed è pienamente giustificato della sua poca brillantezza e delle sue ingenuità.

Martin Gore e soci si sono fissati con gli strumenti vintage e pensavano, probabilmente, di riuscire a fare un'operazione di rilettura storica del sound sintetico. Ma quando scrivi canzoni senza alcun mordente e lontane anni-luce dalle qualità melodiche a cui avevi abituato il tuo pubblico, ogni magia tecno-culturale si perde nel nulla.

E non è che l'operazione fosse impossibile: lo dimostra "Wrong" che è un brano eccezionale, durissimo, attualissimo e prodotto da dio. Quella era la strada da seguire, ovvero un disco con una decina di pezzi con quell'atsmosfera, con quello smalto sonoro. Quindi mi viene da pensare che se solo una traccia su tredici è venuta fuori bene, i nostri cari Depeche hanno qualcosa che non va.

Intuile andare a sviscerare tutto traccia per traccia. "Songs of the universe" è un disco noioso fin dall'inizio e non riesci a sentirlo intero neanche volendo. Arrivi a metà e dormi. La sensazione è quella della scarsa ispirazione, delle idee riciclate. Salvo forse due altri pezzi in quanto hanno una sfumatura più originale della media ("Little Soul", "Jezebel"). Ma dai mitici Depeche mi aspettavo tutt'altro.

Bocciato in pieno. La delusione dell'anno.

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