Siamo sempre nel giro della Guruguru Brain, la label Made in Japan e di base a Tokyo (con una specie di "filiale" a Amsterdam in Olanda) e dedicata principalmente alla musica acida psichedelica che si ispira ai santoni del genere le cui gesta vengono decantate nell'epica di "Japanrocksampler" di Julian Cope. Questa volta parliamo dei Dhidalah, trio di base nella capitale giapponese formato dal bassista Kazuhira Gotoh, il chitarrista Ikuma Kawabe e il batterista Konstantin Miyazaki.

Il gruppo si forma nel 2007. Ikuma Kawabe aveva già un passato nella scena doom metal di Tokyo come chitarrista dei Church of Misery, gruppo che ha ottenuto anche una certa attenzione a livello internazionale e pubblicazioni sulla Southern Lord, che poi sarebbe l'etichetta tra gli altri di All Pigs Must Die, Pelican oppure Sunn O))). L'ingresso nel roster della Guruguru Brain (Kikagaku Moyo, Minami Deutsch, Sundays & Cybele...) è praticamente automatico. Del resto il sound acidissimo del trio si adatta perfettametne all'estetica della label e il sound che praticamente viene poi ripreso dalla maggior parte dei gruppi dell'etichetta. Citerei come eccezione proprio i Sundays & Cybele, un gruppo dalle sonorità meno "acide" e più orientato verso la forma canzone e una dimensione pop psichedelica. Mentre al contrario i Dhidalah rapprensentano alla perfezione la dimensione più acida e "vintage" del rock psichedelico giapponese.

In effetti ispirati da esperienze come i Black Sabbath così tanto quanto gli MC5 e i Blue Cheer oltre che dal kraut-rock degli Ash Ra Tempel e Amon Duul II, questa nuova pubblicazione (solo in formato digitale) denominata "Moon People" e diffusa sul web e sulla pagina bandcamp del gruppo lo scorso 8 aprile si compone effettivamente di una sola unica lunga traccia dalla durata di circa 35-36 minuti e in sostanza completamente improvvisata in studio di registrazione. Peraltro questa dovrebbe infatti costituire la prima pubblicazione di una serie di "improvisation jam" del gruppo.

Chiaramente sconsigliato a chi è disinteressato a lunghe sessioni di jam psichedelia acida, "Moon People" è invece secondo me un dischetto bello potente nel quale effettivamente si riconoscono tutti i tratti tipici della psichedelia acida giapponese degli anni sessanta-settanta e in cui il gruppo riprende in effetti forme tipiche anche del rock USA per quello che riguarda i "battiti" del tempo e il modo di suonare la chitarra l'uso particolare di effettistica come fuzz, acidità Jimi Hendrix e distorsioni. Da segnalare tuttavia il grande groove del sound del basso, mentre la batteria diciamo che è per lo più "strumentale" a tenere in piedi il complesso. Chiaramente in questo caso non parlerei di quei ritmi ossessivo-compulsivi tipicamente kraut, perché il suono si dipana su diversi piani e la jam segue quella stessa filosofia e etica zen del buddhismo mutuata dai samurai, perseguendo la via del pensiero. Che come tale è forte ma allo stesso tempo flessibile e mutevole come le stagioni che si alternano nel cielo della città di Tokyo quando provi ad alzare la testa in alto da quella dimensione "underground" e dove evidentemente puoi fare arrivare la tua voce fin lassù solo spingendo al massimo sul pedale. Del wah-wah ovviamente.

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