Dopo aver recensito Gods Of War dei Manowar non potevo esimermi dall'analizzare anche l'altro pilastro dello strepitoso 2007 metallaro, ovvero Systematic Chaos, nono album in studio di John Petrucci, Mike Portnoy, John Ro Myung, Kevin James LaBrie e Jordan Rudess, ovvero gli ineguagliabili Dream Theater.

Se Octavarium del 2005 era stato l'album perfetto, che includeva in se tutte le anime della band (del metal al pop, passando per il rock, il progressive, l'elettronica, le ballate e chi più ne ha più ne metta) SC è una fusione appunto tra la melodia di Octavarium e l'impatto duro e metallico di Train Of Thought del 2003, come dimostrano le bellissime immagini del booklet, dominate dalla costante presenza di formiche, allegoria di qualcosa di ordinario ma allo stesso tempo misterioso e inquietante. Anche i testi seguono questa direzione, proponendoci temi dal forte sapore esoterico: le suggestioni vampiresche di "Forsaken", la totale perdita di controllo di "Constant Motion", le mostruose visioni di "The Dark Eternal Night", l'amore ai confini tra vita e morte di "The Ministry Of Lost Souls" e soprattutto l'allegorica battaglia tra bene e male, la tentazione e le visioni demoniache del capolavoro assoluto "In The Presence Of The Enemies".

E' proprio "In The Presence Of The Enemies, Part 1" ad aprire l'album: inizio al fulmicotone con la sezione strumentale Prelude: 5 minuti di tastiere e chitarre scatenate a ruota libera che creano un'atmosfera di grande elettricità e tensione, fino a quando a metà del brano interviene il cantante James LaBrie che comincia con la sua splendida voce a narrarci di un uomo che viene adescato da una setta demoniaca che gli promette la redenzione. Il protagonista della canzone cede alle promesse, ma proprio sul più bello la canzone si interrompe, sfumando in un soffio di vento. Ottimo incipit, ma ben poca cosa in confronto a quello in cui ci imbatteremo alla fine dell'album.

Inizia quidi, sulle tremule note del pianoforte di "Pelatone" Rudess "Forsaken" una delle più belle canzoni pop-rock mai composte dai Dream Theater: la chitarra rovente di Petrucci disegna armonie semplici ma al tempo stesso dure, affascinanti e di grande impatto, che esaltano un grandissimo LaBrie. Il testo parla di un incontro notturno con una misteriosa donna-vampiro.

"Constant Motion" il singolo apripista dell'album, ci propone un testo molto vicino come clima a "Panic Attack", ma la canzone ci propone un cattivissimo thrash metal da puro headbanging con richiami evidenti a "The Glass Prison" del 2002. Un tocco in più è dato dalle linee vocali di Mike Portnoy, che oltre ad essere il Dio della batteria è anche capace di dare ad ogni canzone un tocco davvero incendiario

"The Dark Eternal Night" che dire, i primi 3/4 minuti sono una vera e propria colata lavica di metallo incandescente allo stato puro, cantati da un Portnoy quasi growleggiante e con LaBrie relegato al ruolo di comprimario, il tutto sostenuto dai riff pesantissimi di un eccezionale Petrucci, peccato che la canzone si perda poi in una parte strumentale troppo tecnica e ingarbugliata, poco convincente. Straordinario il testo che evoca mostri notturni e antiche maledizioni "I am the last of God's creations/Born of the blood of Pharaohs".

L'atmosfera si calma con "Repentance" quarto capitolo della AAS, che riprende il primo verso di "This Dying Soul": è una ballata triste e psichedelica interpretata alla grande da un LaBrie sofferto e dolente. La seconda parte contiene frasi campionate di vari artisti tra cui Steve Vai, Joe Satriani, Marty Friedman e Corey Taylor. Magnifica la lunga e intensa coda strumentale dominata dagli intensi gemiti di James LaBrie.

"Prophets Of War" mi ha causato almeno una settimana di totale assuefazione proprio come "Never Enough" di Octavarium. Inserti elettronici e tema socialmente impegnato contro la guerra per questi sei minuti di sballo totale sostenuti da un riff al fulmicotone di Petrucci e da vari cambi di tempo e di tonalità in un crescendo emozionale più unico che raro. I cori di sottofondo sono opera di alcuni fans invivati direttamente dai Dream Theater negli studi di registrazione (mamma mia, avrei venduto l'anima a Satana pur di esserci anch'

Impossibile non emozionarsi davanti a "The Ministry Of Lost Souls". Già l'intro orchestrale e il successivo arpeggio di chitarra acustica riempiono l'anima, quattordici minuti che incantano come, e forse anche di più dei sei di "The Spirit Carries On". Questa canzone racconta di un'amore impossibile sospeso tra la vita e la morte, atmosfere ultraterrene evocate benissimo nella parte stumentale. La canzone termina con un crescendo mozzafiato e strappalacrime (nel senso buono del termine) per poi spegnersi in un soffio di vento...

Ecco che continua la narrazione interrotta nella prima traccia. LaBrie non canta, quasi sussurra (un sussurro che mette i brividi) un testo davvero cupo e inquietante, per salire poi d'intensità nel ritornello "Gli angeli cadono, tutti per te, eretico, i curi dei demoni sanguinano per noi" Questa è la terza sezione dela suite, Heretic, che sfocia nel crescendo thrash metal di Slaughter of The Damned, incendiaria al punto giusto grazie al continuo rimbalzo tra Portnoy e LaBrie. In questa sezione il protagonista della canzone comincia ad avere dei dubbi e a rinnegare la sua scelta di schierarsi con il male, ma la conclusione arriva solo dopo il turbinio strumentale di The Reckoning, alla fine del quale il protagonista riesce a riprendere il controllo di se stesso e liberarsi "My soul is my own now, i do not fight for you, Dark Master" sancisce di fatto il lieto fine, ma non l'oscura tensione di questa suite, che da quasi l'impressione di non essere del tutto conclusa. Vedremo nel prossimo album dei Dream Theater, ma intanto godiamoci questo "Systematic Chaos" ennesimo capolavoro d'arte di questi 5 marziani, veri baluardi del concetto di genialità non votata a sperimentalsmi fini a se stessi ma ad intecci metal-melodici e a testi e tematiche sempre nuovi e soprendenti.

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