Voto:
Da orgoglioso suddito di Sua Maestà non posso fare altro che inchinarmi di fronte a un così mirabile operato.
Voto:
Simpatica (anche se in fondo dolce-amara) descrizione di uno scenario fin troppo familiare per gli "stravaganti" cultori di musica progressiva. L'album è un prezioso cimelio di jazz-blues-rock teutonico, che merita un plauso particolare soprattutto per l'accoppiata piano-flauto di "Simple Headphone Mind" e per quella batteria-sax di "Change Will Come".
Voto:
Grazie Mr. Money, Jargon e Macaco. Se qualcuno fosse interessato ad approfondire la carriera del gruppo vorrei sottolineare una volta di più l'imprescindibilità dell'ottimo "Cheval" (1989) e, soprattutto, dei successivi "The Voyage" (1992), "MIND Vol.1" (1997) e "MIND Vol.2" (che ripropone ampi estratti dei precedenti tre album in sede live, integrandoli con numerosi episodi inediti - 2001). Per quanto mi riguarda ritengo particolarmente piacevoli anche i primi passi progressivi, immortalati in "Sagan om Ringen" (1981) e "Sagan om den Irlänska Älgen" (1983). Con questo non voglio negare le qualità di "Sea Reflections" (1985) o "Eight Moments of Eternity" (1987), nonché di generose porzioni della raccolta “Lost Eggs” (tracce registrate dal 1976 al 1993, nessuna delle quali inserita nei principali lavori studio), però bisogna ammettere che il jazz rock in essi contenuto non è tanto riconoscibile e personale quanto le seguenti, ben più incisive, sperimentazioni orchestrali, dove gli Isildurs svelano il proprio incalcolabile talento. I volumi 3 e 4 del progetto "MIND" meritano un discorso a parte, essendo l'uno la nemesi dell'altro: il primo rade al suolo ogni predeterminata struttura musicale, insediandosi in austeri ma suggestivi territori d'improvvisazione (avere confidenza con le avventure analoghe dei King Crimson apporta un aiuto decisivo all’ascoltatore); il secondo invece recupera in blocco la cosiddetta "forma canzone", avvicinandosi allo stile eterogeneo, anche se maggiormente sinfonico e privo di elementi world, dei dischi solisti di Peter Gabriel (il DVD "MIND Vol.5 - The Observatory" mostra in concerto gran parte dei pezzi che compongono il quarto volume). Entrambi i capitoli, pur non risultando privi di meriti, soffrono comunque una longevità ridotta, in quanto non riescono a mantenere inalterato l’interesse e lo stimolo all’ascolto, una volta assimilati a dovere i loro contenuti.
Voto:
Grazie ProgRock & Bartle. Ho provato a rendere lo scritto il più lineare possibile ma, in definitiva, non ho avuto molta libertà di manovra, dovendo far confluire tutti i temi trattati in precedenza verso la foce di questa serie. Lo scopo principale è stato quello di risolvere in modo accettabile il motivo dominante del contrasto, introdotto con gli Änglagård, che, esaminato in ogni suo aspetto tramite l'unità degli opposti (violenza-pace [Anekdoten-Viima], staticità-cambiamento [Sinkadus-Uzva], amarezza-dolcezza [Makajodama-Circles End], misura-eccesso [Wobbler-Simon Says], disperazione-serenità [Landberk-Scarlet Thread]), rivela la sua superiore armonia e la conseguente natura di medicina tramite gli Isildurs Bane. Intrecciare la trattazione principale con la tematica del viaggio e della sua conclusione, nonché con quella del mondo progressivo e del ruolo giocato in esso dalla scena nordica, è stato ciò che, in tutta probabilità, ha contribuito a rendere quest'ultimo capitolo particolarmente contorto. Adesso comunque avrei in mente di limitarmi per un po' a commentare recensioni invece di scriverle, anche se, visti i miei precedenti, non so per quanto tempo riuscirò a portare avanti tale proposito.
Voto:
Sì Nico, hai ragione per quanto riguarda l'uso degli accenti, però l'acuto e il circonflesso sulla "o" non figurano nella mia tastiera e non mi sono messo a cercarli. Mi interessava soltanto ricordare brevemente il motto in greco perché è celeberrimo.
Voto:
Vedo che i caratteri greci non sono ben accetti...
Voto:
"G???? sea?t??" (gnothi seauton)
Voto:
Album di un certo valore, con diversi momenti degni di nota (dal notevole lavoro dei fiati in "Time Lament" alla maestosa base di piano di "Take Me Back to Doomsday", fino alle continue metamorfosi della batteria in "Bring Out Your Dead"), che però, a mio avviso, soffre dell'ingombrante presenza di episodi meno ispirati ed incisivi. Un 3,5 comunque ci sta tutto.
Voto:
Un album interessante e ben costruito, anche se il sapore dolciastro e le sonorità magniloquenti riescono a stancarmi molto in fretta.
Voto:
L’ennesimo tuo suggerimento mirato all’ascolto di dolci e flautate melodie eh? Neppure una traccia con un nome così innocuo come "Classical Music Medley" permette un misero istante di tregua...