Voto:
un musicologo credo noto, chiamato Gianfranco Salvatore, l'anno scorso ha pubblicato un libro di 250 pagine intitolato "I primi 4 secondi di Revolver".
La tesi provocatoria, spiegata nelle 250 pagine, è che la "pop music" sarebbe nata con quei 4 secondi che danno inizio al disco "Revolver". Non tanto al disco, quanto proprio ai suoi primi 4 secondi, in cui si percepiscono appena degli effetti sonori sintetizzati in studio di registrazione.
Il discorso sarebbe lunghissimo, e la recensione è brevissima, quindi per il momento mi limito a rivolgere a marcirap questa semplice segnalazione.
marcirap, se il discorso ti interessa sul serio (però ho qualche dubbio), anche senza comprare il libro (che comunque è riuscitissimo), puòi trovarne delle parti pubblicate in rete.
Voto:
Danyguarr non ti spaventare, è un brutto ambiente.
La recensione, tecnicamente, non è uno zot. E' troppo per uno zot e troppo poco per capirci qualcosa. Insomma, per uscire dal linguaggio debasico, l'è un po pochina.
Comunque benvenuto.
La prossima volta meno avarizia se ti riesce. Tanto non ci sarà una prossima volta. Moriremo tutti.
Voto:
una recensione semplice, ma interessante se non altro perchè accende un pò di luce su un mondo a molti sconosciuto, come quello del jazz/rock/progressive giapponese.
April Fool, Hiro Yanagida... mai sentiti.
Teniamo conto che un disco come Azimut del Perigeo, una delle pietre miliari italiane di questo genere, è stato ristampato in cd nel 1989, e prima di allora è stato pubblicato unicamente alla sua prima uscita, nel 1972. Nei primi anni '80, epoca in cui mi appassionai a quel genere, i dischi in vinile del Perigeo erano introvabili se non nel mercato dell'usato, e non te li regalavano.
Insomma, è musica che è caduta nell'oblio per tanti anni e che viene riscoperta di rado, in occasione di qualche ristampa discografica, o di qualche articolo su riviste del settore. Questo per quella italiana. Figuriamoci quella giapponese.
Voto:
Cartoonistica, dinoccolata, pruriginosa ma in modo furtivo. Questo è scrivere bene.
Partire da un'opera insignificante per ricordare con affetto un'epoca è una bella idea.
Mi vengono in mente gli Offlaga Disco Pax e Max Collini, che una quindicina di anni fa fecero qualcosa del genere.
Apprezzo tutto ciò, perché è sincero e ben fatto. Bravo Almotasim.
Voto:
lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Non hai messo la mascherina? Sei uscito di casa a fare bagni di folla? Non ti sei lavato le mani?
Ecco il risultato: ti sei preso l'egocentrite19. Una recensione in cui parli solo di te, come se il mondo non aspettasse altro. Sostanzialmente non dici niente.
Ma possibile che debaser stia diventando un covo di egocentrici che si pavoneggiano tra loro? Non bastava snes?
E adesso come ti curi? L'unica è scrivere una recensione decente la prossima volta. Non ci sono altre cure.
Voto:
sostanzialmente condivido.
Però il live ufficiale del '77 Love You Live, pur non essendo neanche lontanamente paragonabile a Get Yer Ya-Ya's Out! (per me uno dei più grandi dischi di tutti i tempi), non è da buttare via.
Voto:
sono tanti anni che non ascolto questo disco.
Lo ricordo come uno dei suoi migliori dell'epoca. Nel complesso, ma qui è una questione di gusti personali, Keith Jarrett lo preferisco quando suona in trio o, meglio ancora, da solo. Da solo, forse, da il meglio di sè.
Inoltre, trovo poco entusiasmanti (per quanto non brutte) le sue imprese di "jazz elettrico" dei primi anni '70, tipo Expectations di cui parlava RinaldiACHTUNG. Diciamo la verità, sono dischi abbastanza noiosi.
Quando suona da solo, tipo Facing You o Concerto di Colonia, Jarrett non si batte.
I miei titolo preferiti, oltre a Facing You e Colonia Concert (e, direi, anche questo recensito da DBMsonic1): Standards vol. 1 e 2, Jasmine, My Foolish Heart.
Voto:
se dietro questa recensione c'è questo concetto:
"si tratta di musica delle balle, realizzata da musicisti delle balle, quindi do il minimo ai dischi in cui tentano di fare le cose sul serio, e il massimo ai dischi in cui platealmente smarronano, sapendo di smarronare"
se dietro la recensione c'è questo concetto, e mi sembra di capire che sia così, allora questa recensione mi pare condivisibile, e pure divertente (ma anche quelle passate lo erano, divertenti, non condivisibili).
Voto:
mah, l'ho letto e riletto e sono perplesso. Si intuisce una buona competenza, questo si.
Però la lettura mi pare tutt'altro che scorrevole. La grande disillusione che caratterizza l'arrivo degli anni '70 è espressa in modo intricato e contorto. Confonde le idee e porta facilmente fuori strada.
Mi pare, nel complesso, un pezzo ambizioso e non riuscito. Troppi riferimenti, troppe riflessioni che non vengono sviluppate, insomma, troppa carne al fuoco, in una forma non particolarmente felice.
Peccato.
Slint Tweez
2 mar 20
Voto:
Per me Spiderland, questo ancora di più, rimangono i dischi più indecifrabili e misteriosi che abbia mai ascoltato. Misteriosi e indecifrabili. Cosa avranno voluto dire con questa musica? Io non sono mai riuscito a capirlo, quindi mi tengo fuori da qualunque discussione.
Sulla stoffa di CosmicJocker neanche discuto, è una delle tastiere che apprezzo di più.
Ma gli Slint? Un post-mistero.
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