Voto:
Poi ci sono anche i capolavori veri, e allora vai con Morricone, i Goblin, Nino Rota etc etc etc...
Voto:
come già ebbi a dirti sotto altro post, questo tuo recupero delle colonne sonore di cinema e televisione anni '70 e delle pubblicazioni per sonorizzazioni (o "library") mi vede entusiasta e tuo fan "a prescindere".
Capisco però anche Falloppio.
Queste musiche, almeno per me (ma penso anche per molti altri debaseriani nati all'epoca di "Rubber Soul", per intenderci) scatenano grandi nostalgiche emozioni, ma ciò unicamente perchè ci richiamano l'opera televisiva che hanno accompagnato e la nostalgia di quell'epoca magica, cioè l'infanzia (Carosello e poi a letto).
Questo però ci impedisce un giudizio musicale più equilibrato. Insomma, la nostalgia finisce per inquinare un poco il giudizio. Spesso, bisogna dire la verità, queste musiche erano veramente mediocri, se non persino brutte alcune.
Per capirci, "Centocampane", cantata da Nico dei Gabbiani mi ricorda immediatamente "Il Segno del Comando", una fantastica produzione RAI del '71. A casa mia si facevano follie per arrivare in tempo a vedere Ugo Pagliai perso per quelle vie di Trastevere, innamorato di una grandissima Carla Gravina, fantasma di popolana proveniente dal passato ottocentesco a mettere a posto una intricatissima faccenda.
Ma la verità vera è che "Centocampane" è una furba canzonaccia in stile romanesco neanche tanto autentico, appena passabile.
E così molte altre di queste musiche, ivi compreso "A Blue Shadow", di Berto Pisano, che ha dato un fantastico tocco di fascino a "Ho Incontrato Un Ombra", altra bellissima produzione RAI dell'epoca. "A Blue Shadow" però non è altro che un motivetto appena appena azzeccato, che, causa scontatezza del giro armonico, nessun vero jazzista ha mai preso sul serio come standard.
Insomma, questo che tu riprendi sollevando il mio personale entusiasmo, è un genere in cui gioca un ruolo fondamentale l'elemento della nostalgia. In verità, le musiche sono quasi sempre poco più che mediocri.
Ma il mio entusiasmo rimane. Eccome. Entusiasmo a prescindere.
Voto:
questo post mi entusiasma in modo particolare perché cita artisti che hanno fatto la storia del cinema e della televisione da "dietro le quinte", a lato, cioè senza apparire come attori protagonisti o registi, ma curando la colonna sonora.
Certi capolavori non avrebbero fatto la storia del cinema e della televisione italiana senza le musiche.
E allora ecco Edda Dell'Orso, la cantante solista scelta da Morricone nella colonna sonora di "Giù La Testa" di Sergio Leone (sul quale non dirò neanche una parola, tanto è stato grande).
La mia classifica personale vede tra i primi posti anche il mitico "Nico dei Gabbiani" che cantò "centocampane", canzone "romanesca" che divenne la colonna sonora di apertura e chiusura di una delle più belle produzioni della RAI anni '70: "Il Segno Del Comando", con Ugo Pagliai (fantasmi in una roma magica e misteriosa).
Scusate la battuta da vecchio, me ne vergogno un pò ma la dico lo stesso: produzioni di quella qualità non se ne fanno più da decenni.
Poi naturalmente Berto Pisano di "A Blue Shadow", affascinante tema dell'"originale televisivo" (così si chiamavano all'epoca) "Ho Incontrato Un'Ombra".
Inoltre merita la citazione Enrico Simonetti, autore della splendida colonna sonora d'apertura di "Gamma", tra mistero e fantascienza del 1975. Le prime note del pezzo, a piano elettrico, sono da brivido. Consiglio a chi non la conosce di andarla a sentire.
Complimenti MauriceHaylett. Dieci stellette all'intervento, se potessi.
Voto:
Furore è uno dei libri più straordinari che abbia mai letto. IlConte secondo me è molto nelle tue corde, penso che ti entusiasmerebbe. E' uno di quei libri che, una volta iniziato, non riesci a smettere di leggere.
E' una letteratura attualissima. Racconta di genti che, rapinate delle loro terre da banche e creditori senza scrupoli e restate senza mezzi di sostentamento, abbandonano le loro radici e iniziano un esodo in cerca di una nuova vita e di nuova dignità.
Vi ricorda nulla?
Salvini, Philippe, Macron, leggete Furore, poi ne riparliamo.
musicanidi, mi invogli a leggere Uomini e Topi che sembra trattare lo stesso tema.
Voto:
se mi chiedessero le opere più rappresentative degli anni '70 citerei Marvin Gaye "What's going on" e, per l'Italia, tutte le opere della Cramps di Gianni Sassi, così schierate ideologicamente.
Diesel è un opera che racconta fortissimamente quegli anni e anche quanto il mondo sia cambiato da allora a oggi. Basti pensare che è preso a simbolo della sua epoca un motore che oggi è il simbolo dell'inquinamento, tanto che entrerà presto in disuso.
Una volta odiavo Finardi perché non sopportavo il suo fare sempre dei piccoli comizi ad ogni canzone, il voler dare la linea ad una generazione su ogni cosa, amore, politica, sesso, droga ecc.
Oggi mi rendo conto quanto personaggi come Finardi fossero importanti. E poi alcune canzoni sono indubbiamente dei capolavori.
Complimenti Bromike
Voto:
Comunque mi fa sorridere il fatto che 666cosasei scrive sempre dei bellissimi pezzi, concepiti per volare alti, innescare dotte discussioni di cinema, musica ed altro ancora.
E puntualmente la conversazione viene trascinata rasoterra in controversie di politichetta o anche di peggio. Io stesso mi prendo una parte di responsabilità per le zavorre che vengono agganciate ai pezzi di 666cosasei, sempre ben scritti e ricchissimi di stimoli.
Però tra tante banalità (di cui, ripeto, sono corresponsabile), poi vengono fuori anche cose carine, come l'immagine di Gian Maria Volontè col suo panama e i suoi rayban, che si gode la brazza marina in sacra solitudine.
Voto:
Complimenti. Fatta con tre cose importanti: cuore, competenza e cuore. Bravo.
Voto:
Come al solito POLO ti sei attirato l'irritazione di molti, e secondo me sempre per lo stesso motivo, che, a mio modestissimo parere, in questa recensione emerge bene.
Provo a spiegarti la mia idea.
Ti poni sempre, nelle tue recensioni, come una "voce fuori dal coro", quello che non accetta il luogo comune, l'opinione della massa. In questa recensione lo affermi persino esplicitamente in apertura.
Però questa è un'ambizione enorme. Un atteggiamento critico di questo tipo punta molto molto in alto. Specialmente se sei privo di credibilità (perché nessuno ti conosce, non sei un Bertoncelli, un Massimo Mila, un Fabretti, un Giuseppe Piacentino o un altro nome noto al pubblico).
E allora, con una simile premessa, devi per forza portare argomenti convincenti, riferimenti storici, sociologici, note tecnico-musicali, magari qualche ricordo personale che abbia un valore, insomma, devi portare ricchezza di contenuti.
Se non lo fai, la gente si sente presa in giro e non ci sta.
Tu non lo fai. Espressa la mostruosa ambizione, tiri fuori sempre una recensione estremamente modesta, quattro parole buttate lì a massacrare gratuitamente artisti come De Andrè o Battiato.
La premessa ambiziosa a cui fa seguito l'assoluta gratuità degli argomenti critici rende il tutto una faccenda di egocentrismo che poco ha a che fare con la musica.
Spero di essermi spiegato.
Voto:
il film, tra l'altro, mostra, con il linguaggio della commedia, la fragilità del movimento operaio dell'epoca, privo di compattezza e facile alla divisione interna.
Manco a farlo apposta, il film scatenò grandi polemiche proprio all'interno della sinistra, che sul punto si divise.
La sinistra ha trascorso 40 anni a confrontarsi al suo interno e dividersi, mentre gli sfruttatori hanno avuto tutto il tempo di spalmare la vaselina sui cetrioli pronti a partire per la loro meta.
Ma oggi non si usa neppure più la vaselina.
Se venisse concesso qualche straccio di tutela a quei poveracci in bicicletta, Foodora ha comunicato che dovrà lasciare l'Italia.
Voto:
La recensione avrebbe guadagnato se fosse stata un poco più concisa, ma mi sembra buona. Trovo interessante che il tema accalori ancora. E ancora non abbiamo visto niente! Aspettate che i mangiabolscevichi, finita la pennichella, arrivino a trollare e ne vedremo delle belle.
Sfruttatori e sfruttati esistono eccome.
Non esiste più QUELLA classe operaia.
I figli e i nipoti di Lulù, uno degli eroi della mia adolescenza, sono sfruttati che non hanno più voglia e/o capacità di unirsi. Ognuno per sè a combattere la propria individuale battaglia per sopravvivere. L'individualismo ha prevalso sul senso di classe.
Comunque Lulù/Gian Maria Volontè, con la sua immensa grottesca forza, ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema di tutti i tempi.
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