Gerry Rafferty nel 1978 scrisse una canzone, l'immortale Baker Street, che parla di come per tutta la vita un uomo cerchi di sconfiggere una bestia che rode e scava dentro la sua testa trascinandolo verso un degrado fatto di cadute e false speranze. Gerry Rafferty - Baker Street (UK)

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Muovendo il mouse, così per abitudine, sullo schermo è venuta fuori una pagina strana di criptomarket con immagini di armi e munizioni, roba da videogiochi, solo che dal prezzo segnato in dollari mi sembrano tutte vere, altro che armi giocattolo! Cosa faccio? Quella era una Deep Web o Darknet come cazzo si chiamano...

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La tempesta è una piccola tela a olio e tempera di 83 x 73 cm. conservata alle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Tra le opere di quest'artista è sicuramente quella più famosa, che sarà d'esempio per gli artisti di ogni epoca.

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Domani è novembre e con quello che sta succedendo qui e nel mondo non ho bei pensieri. Per questo inserisco un racconto ambientato a Venezia durante l'alluvione del 1966, e scritto tanti anni fa per ricordare un compagno conosciuto al liceo Artistico di Venezia. Liceo che entrambi abbiamo frequentato e che per me ha rappresentato un'esperienza bella, straordinaria e indimenticabile. Comunque, come in tutti i racconti c'è sempre un briciolo di verità e tanta invenzione e immaginazione. Volevo scriverci un libro che però è rimasto incompleto, questa è la prima parte, se vi piacerà, inserirò anche altri capitoli, altrimenti resteranno chiusi nella memoria del mio computer. Comunque so già da dove arriveranno le critiche, pazienza.

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Domani è novembre e con quello che sta succedendo qui e nel mondo non ho bei pensieri. Per questo inserisco un racconto ambientato a Venezia durante l'alluvione del 1966, e scritto tanti anni fa per ricordare un compagno conosciuto al liceo Artistico di Venezia. Liceo che entrambi abbiamo frequentato e che per me ha rappresentato un'esperienza bella, straordinaria e indimenticabile. Comunque, come in tutti i racconti c'è sempre un briciolo di verità e tanta invenzione e immaginazione. Volevo scriverci un libro che però è rimasto incompleto, questa è la prima parte, se vi piacerà, inserirò anche altri capitoli, altrimenti resteranno chiusi nella memoria del mio computer. Comunque so già da dove arriveranno le critiche, pazienza.

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VENEZIA, 1527 La Venezia rinascimentale è la città dove nasce e studia pittura il grande artista veneziano Lorenzo Lotto, che durante la propria vita non avrà il consenso e il successo che avrebbe meritato. Era uno strano personaggio Lotto, che deve essere sembrato troppo inquieto e saturnino anche per gli ambienti così liberi nei costumi come i salotti delle case patrizie veneziane.

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Al principio c'erano quindi: il serpente-infinito e il silenzio, in altre parole, la mancanza di ogni suono o gesto che accompagna la prima immagine, poi mancanza e necessità fecero uscire tempo e alito-di-vento che, stritolando il serpente, lo costrinsero ad agire.

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Oggi abbiamo paura dell'infinito perché non sappiamo più dove inizia e, quello che è più grave, non ci importa saperlo. Anche il futuro non ci interessa perché le novità, belle o brutte che siano, si avvicendano in modo così repentino e convulso che non ci importa più conoscere quello che potrà succedere tra cinque, dieci, o venti anni: ma diventa molto più interessante quello che accadrà domani o dopodomani.

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Armand l'ho conosciuto due anni fa a una mostra a Venezia, e mi ha ispirato simpatia immediata e reciproca. Di origine peruviana ma residente in Germania da un'intera vita, Armand è un artista eclettico, e le tecniche che utilizza per esprimersi lo conducono verso una fusione, che potrei definire "spaziale", della pittura europea e americana. Quello che mi ha subito colpito delle varie istallazioni che ospitava la mostra, sono stati i suoi quadri monocromatici con il colore più inesistente che esista, il nero. Questo colore in arte è un non-colore, perché anche le ombre sono colorate - basta pensare al nostro riflesso su un pavimento o allo specchio - e il suo opposto, il bianco, non è altro che la somma dei colori. Nella tecnica pittorica il bianco e il nero sono chiamati anche "colori morti" perché col loro tono freddo servono generalmente come base nella preparazione pittorica. Usare il nero in modo uniforme sulla tela denota coraggio, oppure la ricerca di un particolare linguaggio espressivo. Le tele nere esposte a Venezia le ho chiamate le Black Stars di Armand.

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"La natura non è che un'ipotesi" Raoul Dufy

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