E' stato un parto lungo e difficoltoso quello che mi accingo a raccontarvi. Cinque domande inviate ad Alex, bassista della band domiciliato a poche decina di metri da casa mia, che si è preso qualche settimana per replicare. Unendo alle sue risposte anche quelle dei colleghi Alessio, cantante chitarrista, e Bruno il batterista.

Una bella "chiacchierata" con particolare riferimento a Lupex, nuovo disco della band, pubblicato ad inizio 2018.

Ecco allora integralmente il tutto.

1) Ciao Alex e benvenuto su Debaser; per rompere il ghiaccio ti chiedo come prima domanda un breve riassunto riguardo la nascita e la storia della band, sulla curiosa scelta del nome ed anche sul background musicale tuo e dei tuoi colleghi.

Alex: Ciao Lorenzo nel 2000 io e Alessio abbiamo messo su una band chiamata KING OF TRASH in onore del capodanno 2000 (distruttivo); pezzi della band sono ancora oggi ascoltabili su myspace. Nel 2006 abbiamo sciolto la band e nel 2011 abbiamo deciso di formare una nuova band stoner rock; eravamo indecisi sul nome, così Alessio ha fatto anagrammare a Google il nome della vecchia band “KING OF TRASH” e tra le varie proposte c’era proprio il nome “FAKIR THONGS”; il nome ci è piaciuto subito e lo abbiamo mantenuto fino ad oggi; per cui possiamo dire che l’origine del nome deriva da un capodanno del 2000 e da un anagramma di google nel 2011. Per quanto riguarda il background musicale io non ascolto il pop e mi piace la musica anni 70 e anni 90, ti nomino qualche gruppo che adoro e che ascolto spesso, Pink Floyd, Led Zeppelin, Tool, Mudvaine, A Perfect Circle, Foo Fighters. Mi piacciono anche i Mastodon.

Alessio: Ciao Lorenzo. I Fakir Thongs nacquero nel 2011, da qualche prova in acustico fatta da me e Alex nel salotto di casa mia. Nel giro di qualche mese entrò nella compagine anche il nostro amico di vecchia data Bruno. Il nome è l’anagramma di “King Of Trash”, a sua volta, nome di una band in cui suonavamo io e Alex. I miei generi di riferimento? Il progressive rock anni ’70, lo space rock e, ovviamente, lo stoner.

BRUNO: conoscevo già da diversi anni Alex e Alessio e li avevo visti diversi volte coi loro progetti precedenti (in particolare King of Trash e Donkey Breeder). A fine 2011 mi parlarono dei Fakir e mi proposero di fare una prova... E da lì ne seguirono parecchie altre. Influenze: grunge, stoner, post rock e sludge, math rock, alternative.

2) "Lupex" è il secondo lavoro che avete pubblicato; rispetto ad "Habanero" ho riscontrato, fin dal primissimo ascolto, una notevole crescita a livello del sound proposto. Da un esordio molto più diretto e lineare, che si muoveva quasi esclusivamente entro territori Hard - Stoner, siete passati ad una vera e propria esplosioni di generi e riferimenti nel nuovo album. Vi muovete, con totale disinvoltura, tra Space Rock, accenni di Blues, Psichedelia, derive Progressive, senza dimenticare lo Stoner che rimane un punto fermo del vostro sound.

Alex: Lupex rappresenta una nostra naturale evoluzione in cui spaziamo tra più generi. I pezzi sono più complessi anche a livello di composizione perché abbiamo dedicato più tempo e più impegno soprattutto nella costruzione dei singoli riff.

Alessio: Mi fa piacere che tale evoluzione risulti evidente e ti ringrazio del commento lusinghiero. Io direi che, in questo album e mai come prima, siano emerse le influenze di tutti i componenti e che sia un lavoro più sfaccettato, da una parte, ma anche più completo. Potremmo dire che, in Lupex, i Fakir Thongs vengono messi a nudo, è una testimonianza più fedele del nostro vero sound.

BRUNO: sì concordo, in Lupex abbiamo fatto confluire le nostre varie influenze in maniera molto libera e variegata, pur mantenendo una base stoner abbastanza solida.

3) Nonostante la quantità di generi che mettete in campo trovo difficile trovare una precisa collocazione della band: siete Hard ma non credo sia possibile considerarvi Metal; avete degli evidenti retaggi Blues ma non potete appartenere soltanto a questo movimento musicale. Detto questo aggiungo che l'ascolto del disco non è semplice visto l'infinità di contenuti che si possono ricavare da un attento ascolto. Non faccio fatica a dirti che in alcuni passaggi strumentali, in particolare dove si sente la presenza del tuo corposo basso, vi ho associato ai miei amati Primus. Credo tu possa confermare questo mio forse complicato ragionamento.

Alex: Si mettiamo in campo molti generi e spesso, quando mi viene chiesto che genere di musica suoniamo, rispondo che il nostro è il genere FAKIR THONGS che contiene appunto molti generi dove tra l’altro ogni canzone si discosta dalle altre presenti nei nostri album. Credo che questa sia una caratteristica che ben pochi gruppi hanno. Uno dei nostri obiettivi era proprio quello di offrire un prodotto musicale dove le canzoni non sembrassero una copia delle altre. Per quanto riguarda i Primus mi piacciono e in passato li ho ascoltati molto; che tu trovi un po’ di Primus nei Fakir mi fa molto piacere, suonando io il basso lo vedo come un complimento, anche se non mi ritengo minimamente all’altezza di Les Claypool.

Alessio: No, il metal non mi appartiene in senso stretto, concordo con te. Ne sono un ascoltatore ma difficilmente lo porto in sala prove. Il blues, invece, è sempre stato nelle mie orecchie, da quando, da bimbo, mio padre mi fece scoprire Muddy Waters, B.B. King, John Lee Hooker, Ry Cooder e altri grandi del genere.

BRUNO: sì personalmente non sono mai stato grande ascoltatore di metal in senso stretto, nè mi è capitato sovente di suonarlo. Il blues è già più nelle mie corde, pur non essendone un grande conoscitore come Alessio. Alla somiglianza coi Primus non avevo mai pensato, ma l’accostamento mi fa molto piacere, essendo un gruppo che ho sempre molto apprezzato, soprattutto per la sezione ritmica!

4) A mio parere il meglio di voi lo date nei brani più lunghi nel minutaggio come "State of Grace" o la conclusiva strumentale "Luxia Rajosa": vi lasciate andare, mollate gli ormeggi e partite per la tangente. Liberi di suonare ciò che volete, di variare continuamente toni e registro; uno spirito molto free dove si respira un'aria settantiana, psichedelica. Ed in questi sontuosi momenti uditivi le vostre eccellenti qualità tecniche vengono a galla, ma senza strafare e soprattutto annoiare.

Alex: per quanto mi riguarda nei pezzi lunghi e strumentali vogliamo portare l’ascoltatore con noi in mezzo ad atmosfere sonore che salgono e scendono per poi riportarlo davanti al palco a viaggio terminato. Spesso questi pezzi nascono da jam session che facciamo durante le prove liberi da schemi e strutture.

Alessio: “Stage of Grace” è uno dei miei pezzi preferiti, sono contento ti piaccia. E grazie per il commento sulle nostre doti tecniche. A dire il vero, non “strafacciamo” perché più di così non riusciamo a fare, ahahahah!!

BRUNO: “State of Grace” è stato uno dei pezzi su cui abbiamo lavorato di più e di cui siamo più soddisfatti; l’abbiamo modificato e rifinito diverse volte e credo ci rispecchi a pieno. “Luxia Rajosa” è venuta di getto, è partita da una sessione ritmica mia e di Alex molto spontanea e da lì Alessio si è sbizzarrito con le sue trame di chitarra, il risultato finale mi pare piuttosto originale e pischedelico.

5) Per ultimo ho tenuto la domanda sui testi che avete anche riportato nel booklet interno; purtroppo la mia scarsissima dimestichezza con l'inglese mi costringe a chiederti se avete tenuto un filo conduttore nella sequenza delle canzoni del disco. In altre parole possiamo parlare di un concept od ogni singolo brano è storia a se per quanto riguarda i temi trattati? E per finire vi ha aiutato qualcuno di madrelingua inglese nella stesura?

Alex: la stesura dei testi è fatta esclusivamente dal nostro cantante e chitarrista Alessio Cortelloni che potrà rispondere in modo esaustivo.

Alessio: L’album non è stato concepito come concept ma, alla fine, lo è diventato, soprattutto nel titolo. I testi parlano di temi diversi. Si parla di cuori infranti, di incontri con donne sbagliate, di segreti inconfessabili, di falsi messia, di inutili vendette, di storie di marinai che non raggiungono mai una costa. In sostanza, si parla di quanto siamo piccoli e indifesi ma anche di speranza e di ripartenze. Ora che ci penso, sono temi molto blues..

BRUNO: vedi risposta Alessio.

Ho concluso questa interessante intervista; non mi resta altro da fare che ringraziare i Fakir Thongs per il tempo che mi hanno voluto dedicare.

Ed il mio consiglio è sicuramente quello di ascoltare Lupex perchè è un lavoro meritevole...NO TEARS...

Ad Maiora.

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