Faust e la conoscenza.
"Filosofia ho studiato, diritto e medicina, e, purtroppo, teologia, da capo a fondo, con tutte le mie forze. Adesso eccomi qui, povero illuso, e sono intelligente quanto prima! Mi chiamano magister, mi chiamano dottore, e già saranno almeno dieci anni, di su, di giù, per dritto e per traverso, che meno per il naso gli studenti... E nulla, vedo, ci è dato sapere!"
Così esordisce Johann Faust nel monologo iniziale dell'opera di Wolfgang Goethe. L'occultista tedesco, ormai vecchio, riconosce la difficoltà di poter disporre di mezzi sufficienti per scoprire gli annosi misteri dell'esistente: la vita terrena è troppo ancorata alle sue "radici" per permettere all'uomo di aspirare a tutt'altro tipo di conoscenze.
Faust e la conoscenza, l'eterna aspirazione ad un sapere immortale.
1971. Scena del Kraut-Rock germanico. I tedeschi Faust recano nel nome, nell'intento e nella produzione musicale la tensione di quel Faust che non è stato mai abbandonato dalla tradizione culturale tedesca: non solo Goethe, ma anche Wagner e Mann si sono riferiti alla leggendaria figura del dottore attraverso i più disparati mezzi di comunicazione culturale; anche loro, tra i tanti, e come loro i nuovi profeti della Kraut-Musik del tardo novecento.
È il 1971, attraverso il disco di esordio, che in nessun altro modo se non "Faust" si sarebbe potuto chiamare, Faust compare nelle vesti di uomo annichilito, avvinto dalla consapevolezza di non poter comprendere il senso intrinseco della vita: "And at the end realize/ That nobody knows/ If it really happened" è una dichiarazione di incapacità di intendere e volere, la presa coscienza dell'aporia di mezzi contingenti che contraddistingue l'uomo nella sua continua ricerca del sapere, il termine di ogni illusione di conoscenza.
Quale la soluzione? Quale palliativo?
"FAUST: Anche l'Inferno ha le sue leggi? Ecco una buona cosa. E ci sarebbe modo di stringere con voi, signori, un patto certo?
MEFISTOFELE: Ciò che è promesso te lo godrai tutto intero, neanche un'oncia in meno. Ma non si può trattarne in due parole, fra breve tempo ne riparleremo; adesso tuttavia ti prego vivamente, per questa volta, di lasciarmi andare."
Il famoso compromesso con il diavolo. Il patto che consegna nelle mani di Faust la conoscenza e la giovinezza, la possibilità, in sintesi, di aggirare il limiti terreni della mortalità.
La luce di un compromesso nel più maturo "So Far" del 1972. Faust stigmatizzato dai Faust, non più portatore di una visione nichilisticamente nietzschiana dell'esistenza: attraverso i prodromi della scanzonata "It's A Rainy Day (Sunshine Girl)", si palesa uno spensierato invito alla vita senza deterrente alcuno, una sirena dalle movenze hippy che trova nel vivere comune le motivazioni di un'esistenza "limitata". Il discorso, ancor più chiaro tramite "Mamie Is Blue", trova la sua formalizzazione nel magistrale finale del disco, ove l'escursione surreale di "I've Got My Car And My Tv" conferma ancora il desiderio di un ritorno alla comunione, e condannando parimenti il senso di appagamento individuale che la cultura moderna ha importato, introduce l'illuminata e bipartita "Me Lack Space... In The Spirit", ove traendo spunto dalla quotidiana sensazione di insofferenza, viene riproposto, in termini ancor più semplicistici il già citato invito alla vita: "Take a peculiar pen and write/ Your own instant/ If somebody talks to you/ Apply for proofs now/ Don't be satisfied with a lack/ Everytime you say goodbye/ You die a little/ Don't take roots! Don't retire!"
C'è un po' di Mimnermo, un po' di Boito, un po' di Wagner.
Una complessità concettuale che si traduce anche nella poliedricità dell'abito musicale: l'anima psichedelica che pervade tutti i pezzi, tanto connaturata ai Faust da diventare la veste principale dell'illuminato manifesto "Kraut-Rock" di un paio di anni dopo, le flessioni progressive di "Picnic On A Frozen River", il colore rock di "It's A Rainy Day", le sperimentazioni free-jazz, l'elettronica industrial. Faust caleidoscopico. Una nuova transizione verso i lidi di "Faust IV" (divagazione di "The Faust Tapes" a parte), il patto con la vita che non svende l'anima, ma l'arricchisce.
Mefistofele può aspettare ancora.
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