Che senso ha recensire un album così famoso, importante e di cui si è parlato così tanto?. Pressochè nessuno. E quindi dichiaro esplicitamente che è un puro piacere personale. Un omaggio ad un maestro (quanto odierebbe leggere questo epiteto) inimitabile e con un percorso unico nel panorama italiano. Per chi conosce la carriera di Franco quello che sto per affermare potrà suonare come una bestemmia ma La Voce del Padrone è il disco più "avanguardista" dell'artista. Sembra assurdo dirlo per chi dopo un inizio da cantante melodico negli anni 70 ha solcato i mari della sperimentazione più spinta e geniale (come non citare lo spettacolare Fetus). Ma La Voce del Padrone è il perfetto risultato di una "truffa": scrivere un disco pop e commerciale (perchè lo è allo stato puro) ma nascondendone una natura alta e raffinata. Le soluzioni musicali sono (apparentemente?) semplici e di facile presa particolarmente in linea con le "mode" del momento. Ma ad una lettura attenta (e anche meno attenta) i rimandi letterari, storici e il pensiero mistico e sofisticato dell'autore siciliano ci sono tutti. Anzi negli episodi più pop (Cucurucucu Paloma, Centro di Gravità Permanente e Bandiera Bianca) che l'esperimento si fa ancora più ardito, dove il non sense e la balllabilità danno una fruibilità e una immediatezza inconcepibile per lo studio e la profondità che sta dietro la scelte più pop. Chi ad esempio ha mai approfondito:"Vestiti come dei bonzi per entrare per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming"? E così tanti altri versi apparentemente innocui ma ricchi di significato. Il disco, e all'epoca probabilmente lo fu, può essere fruito come se fosse scritto in inglese e ascoltato da chi non conosce benissimo la lingua ma si fa trasportare dall'atmosfera. In Sentimento Nuevo i desideri mitici di prostitute libiche e il senso del possesso che fu pre-alessandrino possono essere canticchiati senza avere idea di cosa significhino. Con quelle tastiere molto easy che ne incorniciano i versi. "Mister Tamburino non ho voglia di scherzare i tempi stanno per cambiare" in cui si citano due canzoni del premio nobel Dylan sono l'inizio di una canzone superpop (Bandiera Bianca) dove i significati e le invettive nascoste da frasi che suonano quasi come semplici e inutili giochi di parole sono invece macigni di autentico anticonformismo e di un pensiero non certo in linea con quello dominante. E non manca ironia e autoironia ("C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero"). "Summer in a solitary beach" sembra una canzone estiva mentre è una gemma di malinconia . In Segnali di Vita o Gli Uccelli si vedono più chiaramente i segni del Battiato più colto ed elevato. In particolare nella canzone che chiude l'album sembra quasi che Battiato ci faccia capire come quasi sempre la sua prospettiva preferita sia quella di guardare dall'alto e non da dentro l'umanità dentro la quale si trova a vivere (al contrario di come era tipico di altri grandi cantautori quali ad esempio De Andrè che aveva uno sguardo più carnale, più umano seppure anche lui estremamente colto).
Un disco che è pienamente del 1981 e nello stesso tempo ne trascende del tutto la sua "storicità". Uno sberleffo, un capolavoro. Un'emozione commovente ed eterna.

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