Che odio verso MTV. Ti stressano e ti stressano tanto che finisci per evitare ottimi lavori. È il caso di questo St. Elsewhere di Gnarls Barkley, moniker dietro cui si nascondono eccellenti nomi sconosciuti a più ma noti a chi di black si interessa: Danger Mouse (suo il famoso Grey Album, sua la produzione degli ultimi Gorillaz, tra le altre cose anche beatmaker a spasso con MF Doom nel progetto DangerDoom) e Cee-Lo, talentuoso vocalist/mc dei Goodie Mob e spesso collaboratore degli OutKast.
E proprio il duo di Atlanta che viene in mente se si deve citare un nome che unisca magistralmente mainstream e qualità, successo ed innovazione. E le coordinate non sono poi così distanti tra i due progetti: oltre a fatto di essere entrambi gruppi di soli due elementi anche l’ambito in cui si muovono è piuttosto limitrofo. Più hip-hop gli Outkast e più soul/elettronica Gnarls Barkley.

Dopo la riluttanza iniziale, dovuta al martellamento mediatico del singolone Crazy (peraltro gran pezzo, ottima fusione di soul aggiornato al terzo millennio ed una bella cassa danzereccia irresistibile) mi sono avvicinato al lavoro intero: un album piuttosto compatto ed omogeneo, dal clima leggermente claustrofobico come se i nostri tentassero di creare piccoli affreschi per la post-contemporaneità. Un bel viaggio insomma, che parte dal gospel urbano e frenetico di Go-Go Gadget Gospel ed arriva fino al soul urbano ed interlocutorio della conclusiva The Last Time. In mezzo il talento dei nostri mostra le varie sfaccettature: se sulla voce di Cee-Lo nulla si può dire, bè di Danger Mouse possiamo solo affermare che si muove tra gli spigoli e le sinuosità della black-music come un novello Brian Eno nero. Fa suo everything e lo rimodella al terzo millennio, all’attualità.
Sentitevi ed innamoratevi del soul psichedelico ed ambientale di St. Elsewhere, della rockeggiante Gone Daddy Gone (d’altronde come andava trattata una cover dei Violent Femmes?), del blues post-moderno di The Boogie Monster (com’è la voce di Cee-lo così bassa e scura? Da impazzire tanto si fa giocosamente inquietante), del laptop-soul forse vertice dell’album il brano più esplicativo nel suo mood cupo e disperato con quella voce troppo commovente… bè che razza di pezzo è Just A Thought?!?

Alla fine ti viene voglia di schiacciare nuovamente play, di ascoltare nuovamente questo miscuglio interessantissimo di suoni. Quasi mi verrebbe da coniare un nuovo genere: art-black, nel culo a MTV e a chi si perde dischi del genere solo perché vuole essere snob!

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