OK. Questa è la mia prima recensione su DeBaser, quindi vado innanzitutto a elencarvi i vari perchè della mia scelta:
1. non ho una foto della copertina da allegare, ma poco male visto che
2. esistono gia' altre recensioni di "Grinderman" con relativa copertina posta a corredo
3. è giunto il momento di stroncare "Grinderman", soprattutto perchè è appena uscito "Dig!!! Lazarus, Dig!!!" che sembra aver racchiuso la parola "Grinderman" dentro due parentesi tonde tonde, aprendoci così un punto di osservazione un tantino più comodo - il tempo, si sa, a volte è alleato dell'intelligenza.
Ve lo dico subito: l'immagine di Nick Cave che suona la chitarra elettrica inneggiando alla fica (o all'assenza di essa) vestito da cowboy (pardon... da bushranger) con tanto di barba e seguito di scagnozzi anch'essi Stetson-dotati - e tutti sui cinquanta, anno più anno meno - non prometteva bene, soprattutto se pensate che in quello stesso infausto periodo un simile restyling del look l'avevano pensato anche le nostrane Vibrazioni, ricordate? E poi, di grazia, siamo davanti a un signore che è sopravvissuto a se stesso, scandagliando l'inferno palmo a palmo - l'inferno, perdio - prima di arrivare alla visione nitida e translucida della divinità - Dio, ok? - in quel capolavoro del post-rock minimale e da camera che e' "The Boatman's Call", prodigandosi poi in una serie di album sicuramente non brillanti (chi se lo ricorda "Nocturama"?) ma almeno coerenti nell'essere la diretta propagazione di uno che il fatto suo lo sapeva, e cazzo se lo sapeva.
E invece adesso (cioè quando è uscito "Grinderman"): Nick Cave - ripeto Nick Cave, non uno qualsiasi - pensa bene di radunare il proprio manipolo di gonzi attorno al beneamato concept dell'uomo duro, tutto barba e letame di cavallo attaccato agli stivali speronati, l'uomo che non deve chiedere mai, l'uomo senza dopobarba, e dunque senza fica. I got the no pussy blues: fai posto, bello, hai cinquant'anni e sei padre di famiglia, la fica manca tanto pure a me che sono un giovine valente, ci manchi solo tu a intasare la fila. Siamo seri.
Garage-blues in salsa protopunk, potrebbe essere questa l'etichetta di genere di tutto l'album. Sappiamo che Nick Cave non è affatto nuovo alla tradizione americana, nè tantomeno all'invettiva dell'emergenza punk, visto che è nel (post)punk che e' nata la sua temibile figura, un santo intossicato come nemmeno una falda acquifera del Casertano. Ben venga, mi dicevo leggendo le prime anticipazioni, ben venga il ritorno della rabbia del Beneamato, lunga vita al blues e alla distorsione, affanculo la morte del rock, mica possiamo starcene a lutto per tutto questo tempo, è ora di ballare, di smuovere il culo, di fottersene, il funerale l'abbiamo fatto e adesso vogliamo sbronzarci e pogare nuovamente la danza della Morte in Vita che ci propina l'Immortale Nick Cave. Solo che, schiacciato il tasto play, tutto quest'entusiasmo preventivo veniva in qualche modo abraso e fagocitato nel vortice del cd che girava e girava e girava, e nella stanza densa di fumi ed esalazioni senza nome andava formandosi un gigantesco quanto etereo - eppure presente e vivo - punto di domanda: "Ma che è?" Mi capite, si o no? Avete mai sentito un suono più sterile nelle produzioni di Cave? Una inconsistenza così fatta di nulla? E la voce, vogliamo parlarne? Dio, quel baritono di "Murder Ballads" che ti faceva tremare il buco del culo qui e' diventato un timbro talmente indeciso che al confronto Anthony sembra davvero avere le palle, le palle che mancano al nostro bushranger a caccia di guai, e che guai, ahiahiahi.
Una domanda, una sola: "Vi siete chiesti perchè mai il saggio e avveduto Mick Harvey, da sempre l'anima raziocinante che ha accompagnato fedelmente Nick Cave attraverso, e oltre, tutti gli inferni che di volta in volta bisognava affrontare, questa volta abbia bellamente sfanculato il Re Inkiostro? NO? Allora fareste meglio a chiedervelo". Io mi immagino la scena: "Dai, Mick, facciamo questo disco di roba vecchiotta e bella cruda, ho un po' di testi da duro, e poi guarda che baffi che ho, mi sono anche comprato gli stivali nuovi..." "Senti, Nick, ho altro da fare, e poi da domani inizio a registrare un disco con Britney Spears, che sarà pure drogata peggio di te all'epoca d'oro, ma almeno so come NON farle dire tutte queste cazzate..."
Insomma, mi gira da molto tempo dentro il cranio vuoto l'idea di una stroncatura di questa incarnazione malriuscita di Cave, soprattutto perchè a me "Grinderman" non e' riuscito a farmi tremare le ossa, come molte illustrissime penne hanno scritto, traendomi in un inganno ai limiti dell'anomia. Per farmi tremare le ossa ho bisogno di un suono crudo e compatto, abrasivo, crudele, una macelleria sonora che "Grinderman" si sogna. Tanto per restare in tema caveiano, se "Grinderman" fa tremare le ossa, allora "Junkyard" te le sega lentamente ricoprendoti le carni lacere di sale grosso e cauterizzando il tutto con abbondanti pisciate calde, riducendoti infine in una poltiglia radioattiva e tumescente - e spero di essermi spiegato bene.
Mi sono sentito tradito da Nick Cave, e tuttora penso che un po' di rincoglionimento senile se lo sia beccato, ma d'altronde per lui non deve essere facile.
E mi sono sentito tradito da chi è cascato nel suo gioco carnevalesco e schizofrenico e ha avuto a disposizione tante belle colonne patinate per urlare al miracolo. Senza Immaginare Bene, Sai Ingannare Bastantemente.
Adesso spero solo che Lazzaro ritorni nel mondo dei vivi e la smetta di fare lo stronzo.
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