L'anno di pubblicazione questo disco è il 1972, ma è certo che Gianni Leone, eccentrico musicista partenopeo abbia avuto in testa e nelle dita quest'opera già da alcuni anni. E questo, data la qualità, l'originalità della musica in questione ha dello straordinario. Anche perchè l'autore, all'epoca era poco più che adolescente.

Leone si aggiunge alla band che nel '70 aveva pubblicato il discreto "Sirio 2222" e ne cambia radicalmente il suono e non solo. Verrà pubblicato quindi, un solo album "Ys" per la Polydor. Il tema dell'album - concept anche in questo caso - è ispirato da un racconto medievale francese ("L'Histoire d'YS"), e parla dell'ultimo uomo rimasto sulla terra, circondato solo da una sorta di non-morti. Il tema è inquietante, delirante. E sicuramente, ben si adatta alle musiche: tutto è apocalittico, dark, suonato tra l'altro in modo eccelso da tutti i musicisti, ma dove è evidente la classe superiore del giovane Leone.
Già la prima parte del primo brano, "Intro", è emblematica del suono del disco, organi, campane, progressioni lente e ossessive. Il tutto farà da preludio a ritmi quasi jazzati, ma con accompagnamenti di organi e riff di moog inquietanti,angoscianti. Per la prima volta appariranno in Italia tutte le potenzialità dei "rumori " - ascoltare quello che succede intorno al 5 minuto - prodotti dai sintetizzatori e della loro paradossale espressività. Il brano procede senza cali di tensione, ma con efficaci variazioni, soli di chitarra, tappeti di mellotron.

Nel "Primo Incontro" subito la chitarra e poi la spinetta (Leone suonerà quasi tutti gli strumenti a tastiera esistenti, dai più antichi ai più moderni) ne caratterizzano il suono. Nel "Secondo Incontro" la musica si fa sempre pià dura, a tratti ricorda un certo hard rock del periodo. Il pezzo successivo, "Il Terzo Incontro", è quasi un omaggio agli Emerson, Lake & Palmer di "Picture at an Exhibition" soprattutto nei duetti moog-voce. Si arriva quindi all' "Epilogo", che si apre con uno dei canoni del progressive, con lunghi riff all'unisono, con i contrappunti fra i diversi strumenti, con i tappeti di mellotron che lasciano spazio alle peripezie tastieristiche di Leone a ragion veduta considerato uno sorta di Keith Emerson italiano.
Doveri contrattuali portarono Il Balletto di Bronzo a pubblicare in 45 giri il brano (pop, ma lo stile rimane...) "La Tua Casa Comoda", inserito nel Cd. Supporto che tra l'altro ha il pregio di non avere il limite del vinile (una facciata non ha tanto spazio...) e di non avere quindi interruzioni tra un brano e l'altro.

In tutto l'album, gli intrecci tra le tante e complesse parti strumentali sono pressochè perfette, gli arrangiamenti sono mai scontati o banali, il livello dei musicisti - ma Leone una spanna sopra agli altri - è ottimo.
Il limite solito di molti dischi di prog italico potrebbero essere le parti vocali, ma a dette di chi scrive, difficilmente si riescono ad immaginare diverse. E' un disco non per tutti, sicuramente non per tutti i giorni. Ma chi si troverà ad ascoltare Il Balletto di Bronzo di "Ys", capirà di trovarsi davanti ad un capolavoro.

Elenco tracce testi samples e video

01   Introduzione (15:18)

La voce narrò
all'ultimo che
sul mondo restò,
la vera realtà

E poi comandò
di andare tra i suoi
a dire la verità
e il gioco iniziò.

Quella voce premeva nel petto
col dolore di cose capite
forse era in tempo a dirlo anche agli altri
forse era in tempo a dirlo anche agli altri

Cos'è la vita di un uomo che ha pianto
come gurdare un cielo sereno
come fissare i tuoi occhi nel sole
come afferare una mano protesa.

E la voce premeva nel petto
col dolore di cose vissute
doveva andare presto
doveva andare presto

La poesia di un giorno di vento
l'ultima foglia di un albero morto
il primo giorno di sole d'aprile
un corpo caldo una mano vicina

02   Primo incontro (03:30)

Lui andò oltre i monti e più in là
senza mai voltarsi a guardare
lungo è il cammino da fare
ma doveva andare ancora andare.
Un uomo è là con la faccia all'ingiù
e giù l'edera abbraccia il suo corpo
nero è tutto il sangue che ha
su ferite di orecchie strappate
La voce lo costrinse a gridare
tutto ciò che moriva dentro sè
quel che gridò il vento portò con sè
non avrebbe più sentito niente.

03   Secondo incontro (02:49)

04   Terzo incontro (04:56)

05   Epilogo (11:34)

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Altre recensioni

Di  nick81

 Una pietra miliare del prog italiano che non ha niente da invidiare neanche ai colossi stranieri.

 Uno dei rari esempi di dark progressive italiano.


Di  otrebla86

 YS è un album che non stanca affatto a lungo andare, nessuna traccia si può saltare.

 Gianni Leone crea atmosfere celtiche medievali mixate con jazz e psichedelia, una novità in Italia.


Di  paloz

 Questo, insieme a pochissimi altri, è uno di quelli che considero i VERI capolavori del progressive italiano.

 Purtroppo non riesco a descrivervi le emozioni così intense che provoca, ma di brividi ne vengono tanti, lo giuro.


Di  sinaftersin

 Un classico di una originalità eccelsa, che è praticamente impossibile distinguere di brano in brano.

 Un’opera per sempre attuale, che può regalare decine di ore di emozioni purissime e potentissime a chiunque sia disposto a farsi trasportare in un altro mondo.


Di  BiagRece

 "Gianni Leone viene considerato uno dei più grandi tastieristi rock di tutti i tempi."

 "Un gruppo che, se fosse nato altrove, avrebbe scalato le classifiche accanto alle più grandi band della storia."