Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una notte oscura
che voglia di dormire era smarrita.
Tosto che ’l conto di pecore a procura
del sonno mio non dava risultato,
fu allor che dal mio letto la figura
sollevai, e dopo aver pisciato
senz’altro guadagnai lo mio tinello
dove di tele, computer o di stampato
qualcosa da menar per lo cervello
avrei per qualche guisa allor risolto.
Ma poi la scelta cadde sopra quello
che i critici considerano molto
quando si parla di folk rock inglese.
Un disco che è per metà rivolto
all’aspra critica di quelle chiese
intente a infinocchiar l’anime pie
sin dall’antichità, pigiando obese
le loro panze dentro sacrestie
belle pasciute, dopo che a messa
la brava gente tra molte ave marie
avea donato l’obolo, a premessa
che magari nel tragico momento
de lo trapasso, casa e autorimessa
finissero a lo prete in testamento,
per la goduria de la furba casta.
In precedenza sta lo smarrimento
dell’Aqualung barbone pederasta
un omo che sprezzante e maledetto
non smette mai di inveire e basta.
Ma quale delizioso assoletto
lo chitarrista pone ‘n mezzo al brano!
E si narra pur suonato al cospetto
del prode Jimmy Page, gran titano
de la chitarra mezza progressiva
di lì passante, pronto a dar la mano
al prode autore di tale iniziativa,
il Martin Barre ottimo scudiero
dell’Anderson, il capo comitiva.
Il flauto suo sì sommo e civettuolo
adorna sia My God che Cross Eyed Mary
du’ pezzi che cascano a fagiolo
sì belli e fascinosi, e non da ieri.
L’ascolto de lo disco procedeva
con musica continuamente in fieri,
mirabile ad esempio, porca Eva
l’introduzione al piano di quel pezzo
doppiato da lo flauto a far da leva
a un sommo riff che dopo l’intermezzo
distorto e sincopato già di suo
del blues si fa beffe a poco prezzo.
Che dire poi dei brani quasi in duo
chitarra voce e pochi brevi aiuti
lievi divagazioni al core suo.
Fatti non siamo per viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza
non come Aqualung, o quei venduti
in tonaca talare e riverenza
dediti a sgraffignare le ricchezze
fintanto che professan penitenza.
Locomotive Breath le su’ finezze,
la Mother Goose ripiena di arpeggioni,
con Wondering Aloud son come pezze
d’un tessuto ricco assai di suoni
di un’epoca sì colta ed ispirata.
Su ciò non voglio udir ragioni,
ché ormai cotanta musega l’è andata
o almeno tale amena ispirazione.
E pure i Jethro Tull, considerata
l’intera lor carriera e produzione
non è che tanti dischi di valore
siano riusciti a fare in successione.
Ma intanto, tornato lo torpore
decisi di mollare cuffia e disco,
dopo l’ascolto senza far rumore
di tal magnificenze. Or qui finisco
di raccontar di musiche sì belle
giacché neanche riposto il disco
tornai nel letto vera pelle
laddove la sposa era ben desta
e quindi uscimmo a riveder le stelle.
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