I Kraan sono una band teutonica attiva sin dai primissimi anni settanta, fautrice di un brillante jazz-rock, dal devastante retrogusto funky.

Nel 1975 la casa discografica Speigelei rilascia la loro quarta fatica (ristampata dalla EMI nel duemila) , un album live registrato a Berlino l'anno prima, chiamato semplicemente "Kraan Live". Molto probabilmente si tratta del lavoro più rappresentativo della gruppo, in quanto contenitore di tutte le caleidoscopiche sfaccettature che hanno da sempre contraddistinto le sonorità del combo tedesco. Queste sono imperniate sull'improvvisazione strumentale (tanto cara al krautrock d'epoca), ogni traccia dura più di dieci minuti, dando così libero sfogo a tutti i musicisti: il sax di  Johannes Alto Pappert, ora abile cesellatore di armoniose melodie, ora devastante distruttore. Segue la scia la chitarra di Peter Wolbrandt (anche vocalist), preciso e trasognato nelle parti solistiche, selvaggio e senza inibizione nell'accompagnamento alternato. Onnipresente e granitico il basso di Hellmut Hattler, autentica macchina ritmica. Infine la batteria di  Jan Fride, smaccatamente di estrazione jazz.

L'album è idealmente diviso in due parti, la prima comprendente le tracce "Jerk of Life" (opening), "Nam Nam", "Holiday Am Marterhorn" e la riproposizione della demo registrata nel 1971 "Sarah's Ritt Durch Schwarzwald". Queste hanno una struttura fortemente ritmica, mettendo in risalto la coesione del collettivo e la tecnica dei singoli.

La seconda parte comprende: "Andy Nogger", "Andy Nogger Gutter King", "Hallo Ja Ja I Don't Know" e "Lonesome Liftboy". Brani molto particolareggiati, dalla millimetrica geometria improvvisativa, quasi liturgici in alcuni momenti. Menzione particolare merita l'ending "Kraan Arabia", pezzo dal netto "sapore" etnico (ricordando molto i Xhol Caravan), che ripercorre la ritmicità della prima parte, in modo da istituire una sorta di circolarità concettuale. 

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