Se "Desaparecido" è, insieme a "17 Re", il mio album preferito dei Litfiba, ciò è dovuto al fatto che quest'ultimo si presenta quale una miscela di elementi unici che ne fanno un'opera rock, assai omogenea, un capolavoro, che unisce al fascino new-wave degli esordi litfibiani, una nuova aggressività, quella che caratterizzerà molti episodi della Trilogia del Potere. Desaparecido è un album che parla in termini attualissimi (di guerra, odio, ed ingiustizie perpetrate per ragion di Stato), eppure lo fa in modo talmente poetico e quasi teatrale, che tutto ciò lo rende un vero capolavoro.

Se la mitica intro, così efficace e sconvolgente, di Eroi Nel Vento, preannuncia un'esaltante canzone che miscela rock, ammalianti melodie new-wave e una splendida interpretazione vocale di Piero, rendendo il pezzo un brivido emozionale, ma al tempo stesso una rappresentazione icastica e poetica del dramma psicologico che la guerra ("Scatti ai nervi e sensi che/le ombre dei sogni scuotono"), l'album procede attraverso alcuni tra i più rari gioielli della tradizione rock italiana, supportati dal mitico, veloce, aggressivo e preciso basso "mangiatutto" di Gianni Maroccolo e dalle atmosfere elettrowave create dalla favolosa strumentazione synthetica di Antonio Aiazzi: tutto questo ha il fine di creare atmosfere magiche, quasi mistiche, come nella dolce e poetica "Pioggia di Luce" o nella dark e cruda "Lulù e Marlene", con esplosione rock finale in un crescendo esasperato di basso, chitarra e una voce di Piero che sembra possesso di quell'odio che egli stesso canta.
"La Preda" è un must, la mia canzone preferita: atmosfera cupa, basso e chitarra taglienti proprio come una "lama a doppio taglio", e l'immagine costante della fuga, dell'inquietudine, con una parte vocale impersonata, come sempre sarà poi anche nei live, da un eccezionale Pelù, capace di vivere e di far vivere l'atmosfera squisitamente post-punk del pezzo.
"Tziganata" rimarrà un piccolo grande capolavoro melodico della storia della musica italiana: perfetta, inizialmente dolce poi aggressiva e pervasa di vita, ma soprattutto poetica e teatrale.
"Desaparecido" è il secondo tocco etnico dell'album, con fiati e percussioni che fanno il loro gioco ambientandoci quasi in una giornata torrida in un piccolo villaggio dell'America centrale e/o meridionale, e uno dei testi più belli, che arriva al cuore, e che alza un grido contro l'ingiustizia del mondo, mentre là fuori "il sole sempre sole è".
"Guerra" riprende l'omonimo singolo dell'82 in una versione estesa che aggiunge un realismo feroce e drammatico con tanto di urla a emulare quelle dei soldati tedeschi, organo e synth che tratteggiano un quadro assai cupo. La voce di Pelù, esasperata e straziante come non mai: forse una delle interpretazioni più belle, assieme a "Eroi Nel Vento".

"Instanbul", che cito per ultima, è in realtà il cuore elettrowave dell'album, sostenuta da una linea di basso pregevole, "macchiata" abilmente dal grande e unico Ringo De Palma, e spettacolare giro melodico di synth che la rende un pezzo memorabile all'orecchio e al cuore, per poi procedere in un'esplosione rock e in un finale nel quale la chitarra, ormai domata, di Renzulli, si fonde alla malinconica linea synth come nella migliore tradizione new-wave.

Ascoltare Desaparecido è come alternare letture di Iliade e Odissea. L'emozione è la stessa: un senso di arcaico, epico, intenso, ora drammatico, ora stemperato nella dolcezza delle atmosfere.

La macchina del rock italiano che si mette in moto prendendo le mosse da un movimento new-wave che ha rigenerato il modo di fare musica, ma forse anche il modo di pensare e trattare l'attualità del presente. Poco o nulla è teatrale come la più pura New-wave. È rappresentativa, nel senso che è in grado di creare, attraverso le melodie e le geniali intuizioni, ambientazioni magiche.

I Litfiba fanno semplicemente parte di un panorama più ampio, quello della wave italiana ed europea. Ma dimostrano di essere, come già detto, una miscela di elementi che porta la band a differenziarsi tantissimo dalle tendenze comuni vicine al post-punk britannico, e soprattutto ad essere estranea a qualsiasi tipo di cliché. Una sorta di "rock totale", diranno i critici, in grado di prendere in prestito sonorità mediterranee, orientali, latine.

Ma non solo, aggiungerei. I primi album dei Litfiba dimostrano una grande forza negli arrangiamenti, curati da Maroccolo, Aiazzi e Renzulli, arrangiamenti che traggono la loro bellezza e il loro fascino da veri e propri colpi di genio. Un modo di lavorare, da parte della band fiorentina, finalizzato a dar forma a canzoni che hanno già di per sé molti punti di forza.

Un'altra storia. Orgoglio italico.

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