Morrissey - Suedehead In quel di Manchester, nei primi '80, qualcuno trascorreva le proprie giornate rinchiuso in una stanza tappezzata di libri di Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde e piena di dischi di band femminili degli anni '60.
Era un giovane disoccupato, tormentato da una timidezza patologica ma di un'ironia tagliente.
Un bel dì del 1982 il chitarrista John Martin Maher alias Johnny Marr bussò alla sua porta e incontrò non solo un paroliere, bensì qualcuno che aspettava solo un pretesto per dar voce alla malinconia della classe operaia britannica.
Con gli "Smiths" quel qualcuno scardinò l'estetica machista rock di quell'epoca.
Presentandosi sul palco con mazzi di fiori che spuntavano dalle tasche posteriori dei suoi jeans, cantando di solitudini e amori non corrisposti, con un timbro da baritono unico.
La sua scrittura, colta ed intrisa di uno humor nero tipicamente inglese, trasformò brani come "There Is a Light That Never Goes Out" in inni per coloro che si sentivano fuori posto.
Il suo anticonformismo, unito al suo vegetarianesimo militante dichiarato anche in "Meat Is Murder", creò intorno a lui una specie di cult of personality che non accennò a diminuire nemmeno dopo lo scioglimento degli "Smith" nel 1987.
La carriera solista, iniziata col successo di "Viva Hate", confermò il suo status come icona pop enigmatica.
Brani come "Everyday Is Like Sunday" divennero fotografie di una Gran Bretagna decadente e provinciale, dipinta con una nostalgia carica di disprezzo e amore.
Divenne la voce degli emarginati di ogni latitudine, trovando un enorme seguito che vedeva in lui un artista capace di dare dignità poetica all'isolamento sociale e alla depressione.
Negli anni, la sua figura diventò sempre più divisiva a causa di posizioni politiche e dichiarazioni pubbliche provocatorie, che gli hanno alienato parte della stampa specializzata e del suo pubblico storico.
Nonostante le polemiche e i boicottaggi, ha continuato a mantenere la sua ferrea coerenza estetica, rifiutando perfino di scendere a compromessi con l'industria discografica esibendosi davanti ai tanti fan che con una devozione quasi religiosa continuano a venerarlo, resta il solitario dandy del rock, un artista che ha costruito una carriera sull'eleganza del lamento convinto che la vulnerabilità sia una forma di potere realmente autentica.
È la storia di qualcuno che ha trasformato la propria incapacità di adattarsi al mondo in una permanente opera d'arte e quel qualcuno si chiama Steven Patrick Morrissey.
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