Quando ascoltavo "grunge" (che poi non s'è mai capito cos'era), mi capitò di avvicinarmi a un gruppo italico che mi venne descritto come "via di mezzo tra Nirvana e Sonic Youth".

In effetti c'era qualcosa dei due gruppi, ma anche una differenza abissale. Comprai il loro debutto intitolato "Catartica" e mi sparai le pippe per non so quanto tempo.

Era un disco orgasmico, le sole cose simili che avevo sentito uscire dal panorama italiano erano le note di CCCP e Negazione. Ma si trattava di gruppi belli stagionati. I Marlene, nel 1997, erano ancora giovincelli e riscuotevano un discreto successo tra chi amava il sound di Seattle o l'alternative rock (oggi lo chiamano "indie") , il rock rumoroso proveniente da New York per capirci.

Bellissimo disco "Cartica", non c'è che dire. Anche dopo quindici anni non ho cambiato idea. Certo: poi mi sono buttato sulla New Wave e gli ascolti hanno preso un'altra piega.

Però oggi...che tristezza.

Godano è stato invitato alla facoltà di Scienze della Comunicazione per sproloquiare, rilascia interviste contraddistinte da un'alterigia odiosissima, compone dischi ormai privi di quel mordente che caratterizzavano questo "Catartica" e "Il Vile". Ma non è finita qui! Se con canzoni del calibro di "Nuotando nell'Aria" ci aveva parlato d'amore, senza però scadere in toni terribilmente patetici, oggi il signorino sembra completamente avvolto dall'alone zuccheroso che questo sentimento emana. Melassa oserei dire.

Ma anche il "non-sense" non fa più male. Dov'è finita la demenziale cattiveria di "Giù, Giù, Giù"? Son rimaste solo parole spocchiose e altisonanti.

Perché ho scritto questa recensione?

Perché ieri ho avuto modo di ascoltare il loro ultimo album. Osceno. E ascoltandolo non poteva non venirmi in mente proprio “Catartica”, debutto e apice della formazione cuneense.

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