“Where do I take this pain of mine / I run but it stays right by my side….. There's things inside that scream and shout / And the pain still aches me…Just like a curse, just like a stray / You feed it once and ow it stays”. (Until it sleeps)

L’album del tradimento, del peccato e della fine di una leggenda.
Estate 1996: da cinque anni i Metallica non registrano un album in studio. Dicono di volersi riposare perché di concerti, spettacoli, festival e massacranti tour ne hanno abbastanza per il momento. In questi fatidici cinque anni la band di Frisco subisce la peggiore delle mutazioni, cambiando e stravolgendo il loro giocattolo.
Il 3 Giugno dello stesso anno giunge nei negozi “Load”. L’impatto sul pubblico è sconvolgente: un disco hard rock inzuppato di blues, il nuovo logo, il taglio dei capelli, il nuovo look del quartetto, ormai più simili a gangster che a musicisti metal. Era finita l’epoca dei veri Metallica!
Ogni fan, legato alle tradizione di un passato che oramai non esisteva più, restò shockato da questa nuova realtà chiamata all’unanimità commercializzazione.

Nessuno, e ribadisco nessuno, dei defenders ha mai speso parole di lode verso i Metallica dopo questo album.
Bisogna essere obbiettivi: “Load” non è degno del nome Metallica, non è degno di appartenere alla discografia della migliore band metal mai esistita.
Ma l’obiettività sta proprio in questo. Non si può puntare il dito verso questo disco per il “semplice” fatto di non essere metal. Per essere buoni la chiamiamo evoluzione. Un esperimento, un cambio di rotta dettato, oltre che dal denaro, dai nuovi amori musicali (gli Oasis non vi dicono niente?) del batterista-manager del gruppo e dal suo “fido” produttore Bob Rock.
I brani contengono poco del loro famoso metal pesante, vanno molto sul hard rock, sul blues e su un metal molto easy.

Ma, come dicevo prima, bisogna essere obbiettivi in tutto e per tutto: la presenza di brani da scartare è cospicua, la copertina di sangue e sperma è forse un idea alquanto balzana, ma qualcosa di buono c’è. I testi su tutto: materialismo, rabbia, istinto. Contenuti significativi e realistici allo stesso tempo.

“..Son, your life's an open book / Don't close it 'fore its done / The brightest flame burns quickest..” (Mama Said)

Bisogna elogiare anche alcune canzoni.
“Until it sleeps” è un brano eterogeneo, che racchiude rabbia, tristezza e l’indole ad odiare.
La complessità di “Bleending me” è da invidiare: un brano contorto che però riesce ad esprimere al meglio tutta la forza del gruppo, James su tutti. Lui in particolar modo propone qualcosa di straordinario ora che, messe da parte “le molteplici piste”, la sua voce arriva calda e decisa direttamente al cuore. Le chitarra acustiche, lo stile country e proprio la sua voce fanno di “Mama said” una canzone speciale ed emotiva.
Non dispiace nemmeno il rock veloce ed energico di “Wasting my hate”. Il resto è poco e/o nulla.
Qualche assolo carino di Kirk e qualche ritmo compatto di Lars, giusto per addolcire un po’ questo lavoro nato e vissuto male.

Una considerazione è giusto farla però prima di concludere.
Non bisogna criticare in modo ingiusto “Load” perché non ha rispecchiato molte aspettative.
I Metallica si sono da sempre evoluti. Dal grezzume sparato di “Kill’em all”, al thrash pulito e ragionato di “…And justice for all” fino ad arrivare al hard rock. Può piacere o no questo disco, perché ha si, allontanato tanti fan, ma ha anche dato l’opportunità a molti di avvicinarsi ai Metallica e pian piano anche al metal più potente.
Il sottoscritto ve lo può confermare…

“…Forgive me father / For I have sinned / Find me guilty when true guilt is from within / So point your fingers / Point right at me / For I am shadows and will follow you…,” (The Thorn Within)

Carico i commenti... con calma