All'inizio degli anni novanta Michael Jackson decide di separarsi artisticamente dal produttore nonché amico Quincy Jones per dare una svolta alla sua carriera musicale. Esce così nel 1991 Dangerous, un disco che prende subito le distanze dalle melodie più immediate e dirette di Bad, uscito solo quattro anni prima, inserendosi in quel filone new jack swing tanto in voga in tal periodo e promosso da artisti r&b quali Bobby Brown. Il primo elemento che risale all' ascolto del disco è la straordinaria qualità di audio e mixaggio che rendono l'esperienza uditiva davvero piacevole. L'album presenta un connubio perfetto tra i ritmi più incalzanti di tracce come Jam e Can't Let Her Get Away e le melodie dolci e armoniose di altre come la celeberrima Heal The World e la malinconica Gone Too Soon. In uno schema tanto caro a Jackson, anche in questo disco vi è spazio per un brano rock, Black Or White, sicuramente il più commerciale del disco. Il pezzo forte del disco però è l'ultimo, nonché quello che dà il titolo all'album, ovvero Dangerous. Come definire il genere di questo brano? Dance pop? R&B? Funk? Non saprei rispondere, so solo che esso rappresenta al meglio la musica jacksoniana, continuando quel discorso già aperto con brani iconici quali Billie Jean e Smooth Criminal. Il ritornello di questo pezzo entra in testa e decide di non uscirne più. Ovviamente storceranno il naso i fanatici del rock & roll o coloro i quali non riescono a scindere la figura dell'artista da quella della sua vita privata. Proprio il fatto che sia un genere difficile da definire e che nello stesso tempo sia stato concepito solo da Jackson, tralasciando le terribili imitazioni degli anni a venire, pone questo straordinario artista sull'Olimpo dei più grandi compositori di musica popolare di sempre.

In conclusione: siamo di fronte ad un album notevole, ricco di produzioni di alto livello, al passo con i tempi e che trovano la loro massima espressione nella traccia conclusiva.

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