Mick Karn è stato il bassista dei Japan, band new wave/new romantic mito dei primi anni 80, che riuscì a coniugare nei suoi ultimi (e più artisticamente importanti) tre dischi (Quiet Life, Gentlemen Take Polaroids, Tin Drum) influenze culturali mittleuropee, musica etnica (specialmente di stampo orientale) e sofisticata elettronica sperimentale. Il tutto amalgamato per ricreare un'esperienza di ascolto difficilmente riscontrabile in album coevi (se si esclude il lungimirante e mai troppo conosciuto "My Life In The Bush Of Ghosts" di Brian Eno e David Byrne e qualche momento della trilogia berlinese di David Bowie).
Pioniere delle contaminazioni etniche nel pop e prima ancora scienziato del suo strumento, Mick Karn con "Titles" (datato 1982) è alla sua prima esperienza da solista, anche se ben supportato da alcuni storici compagni di viaggio (Richard Barbieri, anche lui storico tastierista dei Japan, ai synth si sente eccome, in compagnia di Steve Jansen, batterista dei Japan, a sua volta alle percussioni in alcune tracce). Ne esce fuori un prodotto di buon livello, assolutamente interessante e non privo di qualche guizzo d'alta fattura. Ogni traccia risente in qualche modo della "sperimentalità" di Karn, specie per quanto riguarda i suoni tipicamente extra-europei (Barbieri fa il suo bel lavoro). Oltre a essere in veste di bassista qui Karn si distribuisce in tanti strumenti diversi (clarinetto, sax, flauto ecc...) a dimostrare la sua eccellente poliedricità. La scaletta del disco è tale e quale all'ordine in cui i brani vennero scritti. L'introduzione è affidata a quattro strumentali d'effetto, che già dal primo di questi ("Tribal Dawn") sembrano quasi una dichiarazione di intenti. Guizzi assolutamente originali di miscelazione etnico-elettronica si possono ritrovare particolarmente nella ipnotica "Passion In Moisture" e nell'atmosferica quanto accattivante "Weather The Windmill". Senza dimenticare un'eccellente confondersi di legni e basso in "Lost Affections In A Room", momento in cui lo strumento a corde di Karn sembra quasi cantare al posto suo.
Il Mick Karn vero e proprio lo si ritrova per la prima volta al lato B del LP, mentre gli strumentali sono tutti collocati nell'altro lato. In particolare si nota in ogni brano l'eccellente tecnica ed inventiva dell'autore (che non a caso prima ho appellato come "scienziato del suo strumento") il cui suono fretless del basso, profondo ed incisivo, dinamico ed avvolgente, rende questo disco un acquisto importante per tutti gli amanti di questo strumento troppo spesso sottovalutato. La seconda parte del disco rappresenta una prosecuzione "più pop" sugli stessi livelli della precedente. Un modo utile per non trasformare un disco piacevole in un esercizio di stile fine a sé stesso. "Saviour, Are You With Me?" è il momento di maggiore contaminazione etnica, in particolare raccogliendo sonorità e riff tipici della musica tribale africana. I livelli migliori di sintesi pop/musica etnica/elettronica a mio parere possono essere ritrovati in "Trust Me", in cui Karn da sfogo a tutte le sue potenzialità di strumentista (e anche alla voce non se la cava affatto male, sebbene il suo compagno/rivale dei Japan, David Sylvian, sia su ben altri livelli) creando un caleidoscopio di colori e ritmi che si sovrappongono perfettamente.
Lo "scivolone" del disco (anche se chiamarlo tale è un po' eccessivo) è rappresentato da "Sensitive", l'unico singolo estratto dall'album per la promozione. Si tratta di un'innocua canzoncina molto easy listening, orecchiabilissima ma che pecca di una certa banalità d'arrangiamento. Sebbene perfettamente in linea con le sonorità e le atmosfere del disco, è quella parte che si avverte invecchiata di più. La perfetta conclusione è sintetizzata in "Piper Blue", brano dalla struttura incerta e non regolare, che lascia perennemente un senso di "sospensione" e di "inconclusione", che in questo particolare caso non rappresenta un difetto, bensì semplicemente la sintesi senza tempo della nuova filosofia d'approccio di Karn alla musica leggera contemporanea, già maturata in un'ottima scuola quale è stata la band dei Japan (che si sarebbero sciolti di lì a pochissimo). In particolare la conclusione ricorda da vicino alcuni momenti di "Tin Drum". Così ci rimane in sintesi un disco piacevole, per nulla banale, summa dell'insegnamento e dell'esperienza che Karn ha ricevuto all'interno della sua storica band. 35 minuti che filano lisci come l'olio senza annoiare, lasciandosi dietro anche qualche palpitazione. L'androgino bassista avrà ancora molte cose da dire negli anni a seguire, ma è indubbio che "Titles" sia uno dei suoi lavori più genuini.
L'edizione rimasterizzata in CD contiene anche una traccia bonus, "The Sound Of Waves", strumentale molto "ambient" sospeso fra tastiere leads sovrapposte e legni in staccato, perennemente presenti. Con una presenza di basso profonda e protagonista. Mick Karn resta tuttora uno dei migliori bassisti in circolazione (tra l'altro si dedica anche alla scultura). Da ascoltare nelle giornate di pioggia: è incantevole.
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