Dmitrij Karamazov: “Hallogallo”; “Negativland”.

Ivan Karamazov: “Sonderangebot”; “Im Glück”.

Alëša Karamazov: “Weissensee”; “Lieber Honig”.

Dopo gli eventi narrati da Dostoevskij, per molti, moltissimi anni i tre fratelli Karamazov non si rividero più. Vagarono per la Madre Russia e per tutta l’Europa, ognuno alla ricerca del proprio posto in questo mondo, ognuno con il proprio fardello da portare.

Era difficile immaginare fratelli così diversi sia per indole che per aspetto.

Dmitrij, il maggiore, era un vero esemplare di “orso russo”: spalle possenti, collo taurino e viso squadrato erano l’involucro che, a stento, racchiudeva la sua forza erculea, la sua natura passionale che, se messa sotto pressione, troppo spesso sfociava in brutalità.

Ivan era un uomo alto e magro, di un pallore giallognolo che risaltava ancora di più per il contrasto con la sua chioma corvina. Perennemente corrucciato come chi segua sempre il filo dei propri pensieri, aveva occhi arrossati che bucavano un viso su cui erano impresse profonde rughe d’espressione.

Alëša, infine, aveva una costituzione quasi femminea: mani piccole, pelle di un candore verginale e ricci biondastri che incorniciavano un viso regolare e pacato. I suoi occhi, di un azzurro intenso, parevano sempre scrutare qualcosa che stava “al di là” dell’immagine che gli poteva offrire il quotidiano.

Avevano però un tratto in comune. Tutti e tre erano guidati da una sorta di ipnotico ritmo interiore a cui non potevano sfuggire e che costituiva il fondo delle loro nature. Era come se fossero vittime di un qualche rituale in cui le ritmiche ossessive, ripetute e incessanti rimbombassero continuamente sia nelle loro azioni, sia nelle loro emozioni. Certo, in modo estremamente diverso, ma si poteva dire che ognuno di loro era lo schiavo del proprio personalissimo “motorik beat”.

Riuscirono a vedersi tutti e tre ancora una volta; a cena, in una losca locanda di Düsseldorf. Mangiarono molto e bevvero anche di più. Erano invecchiati sì, ma non erano cambiati; ognuno guardava gli altri fratelli con una gioia amplificata dall’effetto dell’inconfondibile vodka russa di cui il locale tedesco era fornito.

A notte fonda, improvvisamente, al tavolo dei Karamazov calò il silenzio. Tutti e tre sapevano che, probabilmente, questa sarebbe stata la loro “ultima cena” insieme. All’unisono pensarono la stessa cosa e cioè che, una volta per tutte, dovevano “vuotare” la loro anima in quella dei fratelli.

Dmitrij: “E’ sempre la stessa storia. Non faccio altro che bruciare per il momento in cui sto vivendo. Sarei capace di perdere tutti i miei rubli in una partita a carte e uccidere un uomo solo perché è stato sgarbato con una servetta. La musica che sento dentro di me è sempre in divenire, mi incalza e mi annienta senza scampo. Morirò soffocato dalle mie passioni”.

Ivan: “La mia musica è talmente sfilacciata che il ritmo non lo sento più. Mi perdo in gorghi che si dilatano irrevocabilmente nel nulla cosmico. Volevo capire il mondo e le sue energie, per questo mi sono aggrappato alla trama della realtà. Ho tirato il filo e tutto quello che rimane è solo una completa, un’ infinita deriva”.

Alëša: “Ho cercato Dio in ogni cosa: negli uomini, nella natura. La mia musica si è rarefatta, rallentata, mi ha parlato con voce sofferente e ha frugato nell’intimo della mia anima. Ho fallito, non riesco più a credere, non riesco più a vedere nulla”.

I tre si alzarono, si guardarono intensamente ed un sorriso di profonda compassione fece capolino sul viso di ognuno di loro. Poi, ognuno se ne andò per la propria strada senza salutare.

Non si sa con certezza se Dmitrij, Ivan e Alëša si rividero ancora, ma quello che si sa è che la memoria di questa serata fu tramandata di generazione in generazione nella città di Düsseldorf. Michael Rother e Klaus Dinger ne vennero a conoscenza e decisero di rappresentare quei tre “motorik beat” così differenti nel loro capolavoro d’esordio.

Elenco tracce e samples

01   Hallogallo (10:07)

02   Sonderangebot (04:51)

03   Weissensee (06:46)

04   Im Glück (06:53)

05   Negativland (09:47)

06   Lieber Honig (07:18)

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Altre recensioni

Di  egebamyasi

 Neu! fu musica. Più che musica Neu! fu esperienza. Esperienza della profondità.

 Ascoltando questo disco si risalga alla profondità, non è noto perché, forse perché non ha fine.


Di  Laggio

 Bastano pochi secondi ad "Hallogallo" per farci capire il grado di innovazione musicale insito nel disco.

 Neu! creano uno stile ritmico tremendamente incisivo e industriale, che sarà pienamente compreso e sviluppato vent’anni più tardi.


Di  insolito

 La tua prima volta con "Hallogallo" - il cervello che va in erezione, gli occhi che lacrimano.

 Un richiamo al kraut più oscuro, con le mani sulle braghe della spiccata ironia dell’elettronica.


Di  Neu!_Cannas

 "I Neu! avrebbero cambiato il rock 'n' roll anche se si fossero sciolti subito dopo aver inciso il primo pezzo del loro primo disco (Hallogallo)" - Julian Cope.

 "Nulla all'epoca suonò come 'Hallogallo' e credo nulla più suonerà come 'Hallogallo' stessa, all'infinito."


Di  UOMO-SCIMMIA

 «Sarà pure rivoluzionario ma non si può dire che è un bel disco!»

 «Negativland è probabilmente la cosa più interessante del disco, un vero capolavoro di sperimentazione sonora.»