Dorothy Ashby - Life Has Its Trials (by EarpJohn)

Dorothy Ashby
"Life Has Its Trials" from: Afro-Harping
1968 (Cadet)

#jazzlegends
 
Amassed

Spring Heel Jack
"Amassed" from: Amassed
2002 (Thirsty Ear)

#jazzlegends
 
Spandau Ballet - Through the Barricades
Momento new-romantic. Super voce di Tony Hadley
 
Crime - San Francisco's Doomed

Crime - Frustration

Non sono un Punk puro, si sa, ma come non ricordare questi Nobilissimi esauriti (droghati) poliziotti di San Francisco…

Perché poi da quel lerciume si parte a manetta…

Il loro singolo se non è il primo, è tra i primi dischi punk usciti negli Stati Uniti… 1976 dovrebbe essere

Tanti singoli ma Nemmeno un album… e fare a loro modo, la Storia…

#garagedintorni

(430)
 
THE PRIZE - Wrong Side Of Town (Video Clip)

Un mesetto coi Prize, aspettando l'album.
 
The Thanes – Thanes Of Cawdor Rock, Garage Rock 1988
il garage è una galassia tutta da esplorare, Non questi che sono relativamente noti ma personalmente continuo a scoprire gruppi buoni
 
B4-In The Nursery-E984
Gruppo che apprezzo agli esordi...un mix goth industrial tra Coil con Danse Society.
 
Simião : Wasati Walomu
@[IlConte] cosa mi dici di questi?
 
Daniel Lanois - Jolie Louise

Lui lo sapete chi è, e se non lo sapete non importa: tanto questo pezzo è DELIZIOSO lo stesso.
La strofa "et la bouteille she's mon amì" vale da sola il prezzo del biglietto.
Non amo particolarmente i francesi - né tantomeno gli italiani se è per questo - ma adoro la loro lingua, anche perché la mia mamma è francese.
 
Robyn Hitchcock (full band) - Cambridge, Portland Arms - 6 September, 2024.complete.
"Il discepolo della psichedelia"
Leggo, copio & incollo l'intero articolo di Antonio Bacciocchi:
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Robyn Hitchcock è sempre stato un discepolo fedele della breve epica e attitudine sonora di Syd Barrett, che ha permeato la sua prima avventura con i Soft Boys e la successiva incarnazione solista.

Non stupisce quindi che questa sua autobiografia 1967 (edita da Hellnation Libri, tradotta da Carlo Bordone) ruoti pressoché esclusivamente intorno a quel fatidico 1967 che sublimò il periodo psichedelico e ai suoi quattordici anni, quando scoprì e si innamorò di Bob Dylan, della Incredible String Band e, inevitabilmente, dei Beatles, in una sorta di sgangherato quanto fascinoso romanzo di formazione.

I flash preadolescenziali sono abbaglianti fotografie che abbiamo un po’ tutti vissuto: «Non vedo l’ora che la mia voce si abbassi, che mi cresca una peluria rispettabile e di abbandonare finalmente lo scricchiolante reame della fanciullezza». Arrivano anche entità aliene come David Bowie e Jimi Hendrix a incendiare ancora di più il cambiamento in corso: «Sono un adolescente in fiamme, Cristo santo, questa è musica che ti fa levitare».

I vestiti diventano più audaci, i capelli si allungano: «Sto imparando che il barbiere è il nemico naturale della libertà». Anche se il periodo di transizione è ancora lungo e complesso: «Una cultura in cui sono tutti maschi e le donne sono un’altra specie, esistono solo dietro a un vetro, come una Monna Lisa. Ci sono le persone e poi ci sono le femmine».

Improvvisamente si aggiungono un giradischi e una chitarra e nulla sarà mai più come prima: «Ho la mia chitarra e mio cugino, sia benedetto, mi presta uno di quegli oggetti che ti cambiano la vita: un giradischi a pile».

Cambia anche il tanto agognato aspetto fisico: «Sono alto un metro e ottanta e con un caschetto alla Beatles» ma anche una constatazione postuma illuminante, che in molti possono condividere, che resterà la colonna portante della sua esistenza: «Sono un adolescente e lo rimarrò per il resto della vita».

Incomincia a suonare sopra ai tanto amati dischi dei nuovi idoli: «Il mio istinto è suonare la chitarra molto prima di avere imparato a suonarla».

Alla fine Robyn vivrà con la sua musica, girerà il mondo, inciderà eccellenti album, rilascerà interviste a quelle riviste che spulciava freneticamente da adolescente, seguendo quello «spirito del 1967» da cui è partito. «A parte tutto sono grato che l’orologio fermo del 1967 rintocchi ancora dentro di me. Mi ha dato un mestiere per la vita».

Un libro semplicemente delizioso. Il discepolo della psichedelia | il manifesto
 
Backdrop For Urban Revolution

Marzette Watts
"Backdrop for Urban Revolution" from: Marzette and Company
1968 (ESP)

#jazzlegends
 
MONI OVADIA: IPOCRITI, FINGONO CHE IL COLPEVOLE SIA IL SOLO NETANYAHU, DOPO 77 ANNI DI PERSECUZIONI PER SFRATTARE E ANNIENTARE IL POPOLO PALESTINESE
Gaza, il durissimo discorso di Moni Ovadia alla manifestazione pro Palestina
Troppo comodo, prendersela con il solo Netanyahu: come se fosse l'eccezione, anziché la regola (il potere violento che da quasi un secolo lavora per sfrattare e annientare i palestinesi). «Netanyahu è il cattivo? Perché, gli altri cosa hanno fatto? La Naqba l'ha fatta Ben Gurion, l'ha fatta Golda Meyr. Ben Gurion fece distruggere 500 villaggi palestinesi con un gesto della mano. Tutti i trucchi sono stati usati per depredare il popolo palestinese. C'era un progetto che appariva bello, quello del rimboschimento di quella terra: si chiamava Keren Kemet Israel, ma la sua verità è che volevano celare tutte le devastazioni e seppellire i morti che non si potevano dichiarare».

La voce dell'ebreo sefardita Salomon Ovadia, per tutti Moni, si leva stentorea come in un teatro greco: esprime dolore, sdegno, pietà. L'indignazione per la macelleria in corso rivaleggia con il furore di fronte ai sepolcri imbiancati, i governi europei sottomessi al padrone, i cittadini dormienti che assistono immobili allo sterminio, senza anestesia, di un'intera popolazione. Raccomanda il grande intellettuale ebreo: «Usate limpidamente, serenamente, la parola genocidio: perché di questo si tratta. E la cosa è talmente chiara che il primo a sdoganarla, nell'ambiente israeliano, è stato il massimo esperto di Olocausto in Israele, il professor Ramos Goldberg, che in un testo di 20 righe ha ripetuto la parola “genocidio” sei volte, e l'ultima volta ha scritto “genocidio intenzionale”».

Insiste Moni Ovadia: «Non è stato un errore, una perdita di controllo. No, questo era lo scopo: cancellare un popolo, con tutti i mezzi possibili; deportando i palestinesi, distruggendo tutta la loro cultura, tutta la loro istruzione». Niente sconti: «È dalle origini, il problema: perché quando ti presenti con lo slogan “una terra senza popolo per un popolo senza terra” vuol dire che ti vuoi sbarazzare di quel popolo che non vedi». Il popolo che non vuoi vedere, che vorresti non fosse mai esistito. Il popolo che stai letteralmente cancellando, anche con il miraggio beffardo dei due Stati: con Gaza ormai ridotta in macerie e la stessa Cisgiordania sbranata giorno per giorno dalla ferocia dei coloni.

Uno di loro, il fanatico Yigal Amir, arrivò a uccidere Rabin, l'unico leader israeliano disposto a fare la pace. «Un complotto ben costruito»: in cabina di regia «la feccia della destra ultra-reazionaria», non ostacolata da «una sedicente sinistra imbelle, incapace, bugiarda, ipocrita e complice», che ha rinunciato a pretendere verità e giustizia. Per Moni Ovadia, siamo precipitati «nella più atroce delle barbarie»: lo sterminio in atto tortura ogni giorno le coscienze ancora vive e condanna chi tace per pavidità e opportunismo.

«L'umanità ha impiegato secoli, millenni, per arrivare alla carta dei diritt
 
Trailer La versione di Barney (ITA)

"La versione di Barney"
di Richard J. Lewis (2010)

con Paul Giamatti
Dustin Hoffman
e Rosamund Pike

#35mm
 
From A to Z

Zoot Sims & Al Cohn
"From A to Z" from: From A to Z
1956 (RCA Victor)

#jazzlegends
 
Pack'd My Bags

Aprile 1975....

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