Premettiamo che io sono un ragazzo che scrive recensioni come vero e proprio esercizio di scrittura. Detto questo iniziamo.

A questo disco bisogna volgersi esattamente come si ammira un'opera d'arte moderna. Lo ammetto è un disco difficile ben lungi dall'essere compreso al primo ascolto, al contrario, necessita di numerosi ascolti per essere compreso ma ne vale decisamente la pena, lascia attoniti. È un concept sull’essere, o sull’esistenza di Dio, e sulla specie umana e se questo già basta a far rabbrividire, aspettate di ascoltarlo per capire quanto possa essere complicato.

L’album si apre con il potentissimo “ I am” di “Animae Partus” dialogo su argomenti ontologici di cui non starò a parlarvi. Si cambia atmosfera diventa più tetra e sinistra grazie agli arrangiamenti dell’orchestra e poi vi arriva in faccia il riff di “Deus Nova” mentre una voce continua a pronunciare date e numeri di popolazione dalla creazione dell’uomo. Inizia nuovamente il dialogo dopo la creazione dell’umanità che porta con sé appunto “Imago” una memorabile canzone folk di straordinaria efficacia e introduce il tema dell’avidità. Fate molta attenzione al tema perché verrà ripreso più avanti. Dio guarda il mondo umano per imparare e sulle note orchestrali si spegne questo bellissimo brano. È la volta di una ballata al pianoforte e orchestra “Pluvius Aestivus”. Si apre poi “Lilium Cruentus” tranquillamente poi prende una piega decisamente energica in un rap in tempi dispari seguito da un ritornello orecchiabile. Ecco che l’uomo perde l’innocenza e, infatti, le cantate tendono quasi a rompersi nella disperazione:

Life seems too small when Death takes its toll

I need something to blame for this pain.

“Nautiche” introduce un nuovo personaggio: Mr. Money simbolo dell’avarizia umana figura che si concretizza in “Dea pecunia” quasi un piccolo musical che nasce e si auto-conclude Si palesa quindi la mentalità tesa all’io che non ammette altre esistenze se non la propria alimentato dalla sete di potere. “Dei Vocari” è costituita da una serie di messaggi da recapitare a Dio. “Diffidentia” rappresenta quindi la autoconsapevolezza della distruzione della propria specie supportata da un brano dal riff cadenzato e un pianoforte ossessivo. L’umanità si rivolge al Dio con una preghiera disperata invocando perdono “Nihil Morari”. È ripreso il tema di “Deus Nova” ma questa volta la popolazione decresce. Gli uomini allora rivolgono una preghiera a Nauticus e a Imago, si poteva evitare ma da comunque ulteriore angoscia alla condizione umana. “Iter Impius” è un capolavoro e regala una serie di emozioni dietro un’altra. Il crescendo parallelamente alla crescita di consapevolezza umana è commuovente. A ritmo di marcia arriva “Martius/Nauticus II”  in cui è ripresa “Imago” e chiusa stavolta con incalzati percussioni tribali. Termina l’album con “Deus Nova II” in cui la voce non fa altro che ripetere “I am”.

Si chiude così l’album lasciando tanti interrogativi irrisolvibili e portando sbigottimento all'ascoltatore. La tecnica del gruppo è elevatissima, si divertono spesso con la poliritmia. Daniel Gildenlow è un interprete di altissimo livello, molto emozionante, un po’ troppo logorroico e avrebbe bisogno di lezioni di latino (dovrebbe essere “Lilium Cruentum”). L’opera in sé ha l’unico difetto di essere pretenziosa e molto difficile. Grandissimo disco davvero memorabile.

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