Credo che ogni persona, appassionata di musica si intende, abbia avuto un artista guida che l'ha accompagnata alla scoperta della grande musica. Intendo dire un artista che ti apre gli occhi, che rivoluziona anche il tuo modo di vedere la musica, come arte suprema e totale, la più immediata e accessibile in grado talvolta di regalare emozioni vere. Certe volte è anche solo un disco che cambia la tua percezione.
Sono cosciente che sul sito ci sono tante recensioni dei Pink Floyd da far venire la nausea; ma non ho deciso di recensire Atom Heart Mother per sfizio personale e nemmeno perché lo considero il miglior disco del complesso inglese. Infatti conoscendo bene la loro discografia, sono d'accordo che, come non si stancano mai di ripetere gli esperti "floydiani", i loro grandi capolavori sono "The Piper At the Gates Of Dawn" e "Meddle".

Atom però è il mio disco preferito. E cercherò di farvi capire perchè.

Nel 1970 i Pink Floyd, reduci da due dischi assai difficili, More e Ummagumma, si decisero a mettere in atto un progetto estremamente ambizioso, dando vita ad un'opera sinfonica - rock senza precedenti. Nonostante il suo aspetto rigorosamente sperimentale, sulla linea del precedente Ummagumma, il disco in questione riuscì a scalare le classifiche inglesi. Per la prima volta un disco dei Floyd raggiungeva il primo posto. Ed un motivo ci sarà.

Le sensazioni che regalano il disco in questione sono uniche e differenti da qualsiasi altra opera del complesso. Credo di poter affermare che il disco è il risultato delle sperimentazioni di Ummagumma, e per questo (non voletemi male) lo reputo superiore al precedente. Infatti, mentre UG è caratterizzato da una certa discontinuità tra le varie parti registrate in studio, ATH è più compatto anche grazie al supporto dell'orchestra.

La suite, intitolata come l'album, è divisa in sei parti.

Father's Shout è l'introduzione che, come in ogni suite sinfonica che si rispetti, dichiara il tema centrale, che è una magnifica esplosione di fiati accompagnati dalla batteria di Nick e dai movimenti di Richard.
Segue Breast Milky che vede una veloce sequenza della tastiera accompagnata da una viola struggente, poi sostituita dal suono rarefatto della chitarra di David che diventa sempre più intensa, più aggressiva fino a seppellire l'intera orchestra.
Mother Fore è un coro, straordinario, bellissimo. La voce femminile che emerge mi comunica una perfezione, una serenità completa. E' il basso di Roger che mantiene la presenza del gruppo alla vicenda, fino a che torna la batteria di Nick ad accompagnarci alla prossima parte.
Funky Dung è un passaggio funky in cui chitarra ritmica e tastiere si rincorrono sulla base di un riff di basso ipnotico. Questa parte, sebbene priva di parti orchestrali, non rompe con la musica precedente. E' questo il bello della suite. Non c'è mai punto di rottura. Il ritmo cambia ma il tema centrale ogni tanto ritorna, sempre in forme nuove e diverse.
Mind Your Throats Please ricorda molto le sonorità di Ummagumma, e in certi versi è addirittura angosciante. La sensazione è quella di cadere in un abisso oscuro di dissonanza e rumore, fino alla risalita (alla fine di questa parte sembra proprio di prendere una boccata d'aria).
Tutti i temi che l'ascoltatore ha avvertito ritornano e si mescolano in Remergence (che significa appunto "mescolare") che riadatta il tema principale. Ritorna anche la parte di Mother Fore. Stavolta essa si conclude con la musica più straordinaria che abbia mai sentito. Un esplosione totale, immensa, indescrivibile.
Se l'umanità possedesse un filmato del Big Bang e per un documentario si dovesse introdurre una musica io userei il finale di Atom Heart Mother.

La seconda parte dell'album vuole essere radicalmente contrapposta alla magnificenza della suite e secondo me è dominata da quello che mi piace chiamare un "senso di quotidianità".

E' proprio il rapporto quotidiano/straordinario che domina l'album. Non intendo solo la musica. Anche la stessa struttura del disco, la copertina, pure il libretto dei testi, tutte le immagini comunicano ciò che è generale, cristallino, che non ha bisogno d'essere messo in discussione. Comunica la sensazione del mattino, del risveglio, della riflessione: soprattutto della riflessione e del desiderio.
Come in "If", in cui Roger mette a nudo la sua personalità irrequieta e i suoi ripensamenti, una canzone semplicissima, appoggiata su pochi arpeggi e scritta, come suggerisce il titolo, al condizionale.
Anche "Summer 68" evidenzia la natura del gruppo, sempre alla ricerca (e questo accomuna persino le opposte personalità di David e Roger) della felicità che non va ricercata nell'estremo o nel piacere, ma nell'amicizia sincera basata sul reciproco rispetto

"If I were a good man
I'd understand the spaces between friends"

da "If"

e nella ricerca di una tranquillità che non conosce l'arroganza o l'orgoglio sessuale

"I felt the cold far too soon
The wind of '95
My friends are lying in the sun
I wish that I was there
Tomorrow brings another town
Another girl like you"
da "Summer 68"

Questo ideale raggiunge il suo compimento con la canzone acustica di David, "Fat Old Sun", dal testo e dalla musica ancora serena, come un inno alla gioia che parte da un alternarsi di semplici accordi maggiori fino a sfociare in un assolo straordinario, che non finisce mai spegnendosi lentamente fino allo sgocciolio del rubinetto di Alan.
Sto parlando di "Alan's Psychedelic Breakfast", rappresentazione sonora della colazione inglese, con tanto di bacon e marmellata, alternata da improvvisazioni dalle sonorità psichedeliche - progressive, dei singoli componenti, fino all'unione finale del gruppo nella straordinario finale "Morning Glory".

Ho avuto la fortuna di ascoltare il disco per la prima volta dal vinile e fin dalla prima volta sono rimasto affascinato dalla grandezza della loro musica; non ero mai riuscito prima d'ora ad immaginare una musica che avvicinasse la musica rock alla orchestrale, e per quanto il risultato non sia completamente riuscito (la musica non è registrata bene), questo disco si avvicina molto alla mia idea di fusione tra musica leggera e sinfonica.

La musica dei Pink Floyd ha sempre sposato i miei gusti ed è stata senza dubbio la mia vera "guida". In definitiva dire che i Pink Floyd sono stati la più grande band che sia mai esistita non è abbastanza. Perché anche solo definirli "band" è riduttivo in proporzione a quello che sono stati.

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