
Pink Floyd • Wish You Were Here
...e Syd se ne andò.
Questo fatto causò un grave trauma nel gruppo che, con Dark Side Of The Moon, aveva scalato le classifiche del mondo.
Dopo il successo i quattro membri del gruppo sentirono il bisogno di "tornare all'ovile", ricominciando a parlare dell'artista che, spesso, viene dimenticato persino dalla più efferata necrofilia discografica.
Wish You Were Here si può definire un concept album sull'assenza: della parola, ma anche dell'individuo e del pensiero.
Il disco è strutturato su di una suite lunga circa venti minuti chiamata Shine On You Crazy Diamond (SoYcD=SYD!!!), divisa in due parti. Una all'inizio e l'altra alla fine dell'album. Le due opere sono divise da altri tre brani di circa dieci minuti l'uno. I primi due, Welcome To The Machine e Have A Cigar parlano con disprezzo della "macchina" dello showbiz. L'ultimo rafforza il concetto di Shine..., l'assenza. Anche la cover dell'LP era nell'ideale di Storm Thorgherson, assente: un cellophane nero avrebbe dovuto coprire l'album originale, la cui copertina avrebbe rappresentato due inquietanti mani meccaniche che si stringono l'un l'altra. E proprio il gesto di presentazione è, secondo il disegnatore della cover, l'emblema dell'assenza. Quanto spesso si usa quel gesto solo per routine mentre con la mente si è da tutt'alltra parte?
Questo capolavoro non fa che rafforzare ciò che già la band disse all'epoca di Dark Side: che i Pink Floyd furono, sono e sempre saranno il gruppo che raggiunse la pura perfezione, sia musicalmente, sia "testualmente".
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