Pupazzi di plastilina in copertina, un titolo bizzarro quanto inusuale... basterebbero questi 2 indizi per identificare l'artista in questione, Primus!... leggendo poi che si tratta di un Ep c'è chi potrebbe storcere il naso, o rimanere addirittura deluso, perché i Suddetti non hanno sempre brillato nel formato in questione, come dieci anni prima ('93), con la raccolta di rarità "Miscellanous Debris" rimasto quasi nel dimenticatoio, o nel '98 in "Rhinoplasty" con l'esecuzione di cover più o meno famose, che dimostravano come fosse destilizzante affrontare composizioni più semplici lontane dal Primus-style.

"Animals should not try to act like people" si mostra, già dai titoli delle tracce (una volta gatti, pescatori, sarti... ora falegnami, tossici, uccelli) come la riesumazione di quella vecchia prospettiva di interpretare la realtà (che era andata un pò scemando negli ultimi album) attraverso le gesta di soggetti che una mentalità conservatrice, a cui i Nostri sembrano opporsi nei modi più disparati, guarderebbe con un misto di sdegno e indifferenza, e che invece trovano in questi 3 pazzoidi una chiave di lettura quasi esistenziale.

Delle cinque tracce, le quali presentano, quale più quale meno, un ottimo riscontro qualitativo, è bene proporre, in primis, i due capolavori, che potrebbero rappresentare la summa di quella "psychedelic polka" così sperimentata e perseguita in 15 anni di carriera. "Mary the ice cube" è un alienante e biascicato lamento, quasi una supplica, una fuga impossibile dall'oblio imminente. L'effettistica pulsante e ridondante degli strumenti, incrementa il peso di quell'atmosfera fra l'etereo e lo psichedelico, e poi "My friend fats", una catarsi di 8 minuti per certi versi abbastanza simile, anche se vissuta con tutto quel cinismo, quelle sincopi di basso e quell'attitudine tra il grottesco e il tragicomico, che sono il succo di quanto meglio composto fra "Pork soda" e "Tales from the punchbowl".

Un'atmosfera tetra e cigolante introduce invece "The last superpower Aka Rapscallion", che, pur rimanendo basato sui soliti martellanti ritmi funk-metal che persistono da "Suck on this", è, sotto sotto, nella voce scanzonata (capace, in pochi brani dei Primus come questo, a mettere il basso in secondo piano), anche un omaggio freak verso il maestro Zappa.

"The carpenter and  the dainty brid" mostra meno spunto innovativo delle altre, ma non per questo poco riuscita, anzi, a momenti psych-funk si alternano suoni (addirittura) vicini alla minimal trance, e quando torna la calma, Claypool condisce il minestrone con una tonalità vocale quasi rapcore, il che è tutto dire eheh...

"Pilcher's squad" invece, si discosta un pò dalle altre composizioni... due minuti secchi, quasi un crossover-hardcore, che abbandona la psichedelia a favore della velocità (250 bpm ca.)... stupendi i vocalizzi, chissà se i System of a down di "Mezmerize" (molto debitori) ci abbiano mai dato un'occhiata.

Per concludere, in contrapposizione a miriadi di band che tentano inutili reunion che, quando non ritrovano buon riscontro commerciale, riescono comunque a ridicolizzare e infangare la propria immagine, abbiamo un terzetto, un bassista especially, che si rifà il culo, non scende ne a magagne ne a compromessi di alcun tipo, e propone, in un semplice Ep, una piccola parabola musicale che rappresenta quanto di meglio espresso in tanti album... È quindi il caso di dire: mai epitaffio fu più gradito!

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