Poche parole per quello che mi sembra essere una delle più riuscite sperimentazioni di fine anni ottanta, anni in cui soltanto la tanto amata hardcore possedeva il privilegio di infondere un pò di verve ai giovani disadattati d'America...

Ma quando produci, vivi e defechi musica a New York City è pressochè improbabile non venire inseminati da coltri di ferraglia sonora extra-riverberata che solo la vecchia Europa sa offrire, in Band come Einstürzende Neubauten poi, ancora di più. Proprio da questo sound immediato e senza fronzoli paiono volersi attaccare avidamente i quattro membri di quella che più che una band sembra una combriccola di comici o satiri volti a prendere per i fondelli il bidone dell'immondizia in cui risiedono marcescenti le spoglie di band stralunate come Birthday Party, Stooges e via dicendo, dando vita ad un ibrido che suona stranamente familiare a tutti coloro che hanno sentito e visto crescere la no wave in tutte le sue forme più schizofreniche.

I Pussy Galore sono la porta che sigilla l'inceneritore musicale più efficace di sempre: netturbini sonoro-sadici in grado di scartare il vostro stesso ascolto sin dalle prime battute del primo brano che avrete l'onore di sottoporre alle vostre orecchie in modo, vi auguro e spero, del tutto a-critico, perchè i guanti in lattice qui non servono, credetemi.

Per questa gente il rock'n'roll non solo è defunto, ma provoca esalazioni ulteriori dalle quali trarre spunto per sfornare porno-parodie come in "Knock Up", per la precisione, brano undicesimo. Pezzi come questi, senza altro rancore possibile, altamente sconsigliabili ai durin-durello amateurs of Sonic Youth "by Sonic Nurse" o "Daydream Nation". Questa roba è pura merda blues, ed io la adoro, cazzo se la adoro. Nemmeno i primi Warsaw suonavano così fottutamente sporchi e tanto meno credo che se anche avessero voluto o per lo meno cercato di farlo, nemmeno gli immensi Einstürzende sarebbero riusciti ad aprire il proprio baratro sino a queste profondità oceaniche.
Per essere ancora più breve: questo disco suona come quando nei lontani '50s i bambini attorno agli undici anni rovinavano inconsapevolmente i vinili di Elvis con la puntina per poi farli risuonare a menadito nello sterile salotto di casa, nell'attesa di rimproveri frustranti. Oh sì, questa è merda! Per fortuna questa è merda! Lasciate alle spalle ogni perbenismo critico, perchè in questo contesto, garantisco io per voi, non è il caso.

EFFETTI COLLATERALI: fotosensibilità, iper-recettività al riverbero, monomaniacalismo, propensione all'abuso di Codeina, oscuramento della vista.

Dimenticavo che prima di essere la signorina ben vestita dei "Jon Spencer Blues Explosion-rock'n'roll band", Jon Spencer fu l'immane creatore di questo ibrido osceno di purà asbestosi sonora.

Che Dio se esiste mi perdoni, ma io adoro questa merda, lo giuro. (L'ho forse già detto?)

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