Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su fumettidicarta.it

La rabbia...

Cosa è la rabbia, come possiamo definirla? Qual è il senso della rabbia, il più umano tra i sentimenti, e perché viene condannato? La risposta è una sola: perché la rabbia genera violenza, e la violenza porta all'odio, alla crudeltà e alla sofferenza. E qua ci si si pone una domanda che l'uomo cerca di risolvere da secoli, no, che dico, da millenni. Come si può incanalare la rabbia per fare in modo che non nuoccia ad altri esseri umani? Rob Halford dei Judas Priest diceva: "La rabbia è un'emozione umana molto onesta e se si riesce ad incanalarla nella musica, tanto di guadagnato." Forse è la frase migliore per descrivere al meglio la musica degli Slayer e quello che viene universalmente ritenuto il loro capolavoro, Reign In Blood.

Nessuna parola basterebbe per descrivere questo album, che va oltre il thrash, oltre il metal, al di là della musica universale. Ci troviamo davanti ad un sublime affresco infernale, che riflette la genialità visionaria di Jeff Hannemann e Kerry King, proiettandoci direttamente all'entrata dell'infinito baratro di fuoco dell'odio umano. Sono ventinove minuti di rocciosi riffs, sostenuti dalla fantastica batteria di Dave Lombardo e dalla grottesca voce di Tom Araya, che ci fanno vivere un'esperienza indescrivibile, se non la si prova in prima persona. E' qualcosa di difficile da spiegare a parole, perche' ci si accorge di questo solo quando attacca Angel Of Death: il riff e' uno dei piu' maledettamente granitici e devastanti della storia del metal,  è un puro assalto frontale alle orecchie dell'ascoltatore, portato avanti dall'urlo infernale di Araya: è la perfezione massima della violenza e della rabbia. E dopo Angel of Death, una serie di aggressivi e velocissimi brani che continuano il discorso iniziato, non concedendo neanche un attimo di pausa. Descriverli uno per uno sarebbe soltanto fine a sé stesso, anche fossero gli episodi migliori quali per esempio Postmortem, Altar of Sacrifice o Jesus Saves, quindi arrivo subito alla ciliegina sulla torta, l'elemento conclusivo, la sfuriata finale: Raining Blood.

La canzone inizia con il suono di una tempesta in arrivo, con i tuoni che si avvicinano e la pioggia che inizia a cadere copiosa. E' un intro forse banale a pensarci, ma il senso di snervante attesa che crea e' fenomenale... perchè dopo nove canzoni una più tirata dell'altra riesci un attimo a rifiatare ed improvvisamente senti la tempesta che arriva e capisci che il peggio deve ancora arrivare, annunciato da quei tuoni e da quei colpi di batteria...ed all'improvviso arriva: uno dei riff piu' maledettamente malingi ed inquietanti mai sentiti, giusto una semplice scala di note messe insieme. Semplicissimo, basilare, eppure di un'efficacia mostruosa... poi giusto qualche secondo con un altro riffettone granitico e via per gli ultimi 3 minuti di pura violenza che si concludono con il caotico assolo finale, bruscamente interrotto dal rumore dei tuoni, sempre piu' lontani. La tempesta è passata e si può tornare a respirare normalmente.

Questo è Reign in Blood, uno dei più geniali, più devastanti, più potenti lavori che la mente umana abbia mai concepito. Anche nella durata Reign in Blood ha la sua perfezione... qualche minuto in più e sarebbe stato forse troppo da sopportare in una sola botta per gli ascoltatori. Per concludere, mi rendo conto di non avere poi detto molto sull'album, ma e' uno di quei dischi che non si possono spiegare efficacemente a parole, bisogna ascoltarlo e giudicarlo di conseguenza. Alcuni lo detesteranno e non sopporteranno più di dieci minuti; altri non lo apprezzeranno subito, ma vorranno risentirlo; altri ancora lo adoreranno. Io sono tra quest'ultimi...

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