Questa non è una recensione, ma una petizione:

  • concerti alle 19 nei giorni (pre)lavorativi, soprattutto se si tengono in posti in culo al mondo che poi ci vogliono due ore per tornare a casa. Poi noi 35enni vecchi da 20 anni alle 22 dobbiamo essere già a letto;
  • se non sono concerti ballabili, posti a sedere obbligatori, onde evitare orde di zombie dondolanti fuori tempo perché proprio non riescono a stare fermi dopo due ore in piedi. Anche qui, noi 35enni vecchi da 20 anni non reggiamo più, ci si gonfiano le caviglie, ci fanno male i piedi;
  • torniamo alle regole del Covid: chi è malato segue in streaming, soprattutto se il concerto si tiene in una stanza grande quanto casa mia e senza aerazione;
  • il bar del club può scaricare il ghiaccio solo in concomitanza degli appalusi, soprattutto durante concerti tranquilli.

Detto questo… Mark Kozelek io lo odio.

Lo odio perché ha fatto cose bellissime, e poi ha deciso di punirci tutti con Benji. E l’altra sera, ovviamente, ha suonato una buona fetta di Benji. Un disco che, diciamolo, mi fa cagare: interminabile, prolisso fino alla nausea, pieno di riferimenti a mammà e alla sua prima scopata. Eppure sono andata lo stesso a sentirlo, anche se sapevo, anche se temevo, anche se eravamo in mezzo alla pianura, a un’ora e mezza da casa, anche se era domenica e saremmo tornati a casa tardi.

Mark Kozelek io lo odio. Lo odio perché pensavo fosse antipatico e pieno di sé. E invece no: è impacciato, si scusa, è a disagio. Sbaglia, va fuori tempo, stona, si lamenta della Telecaster che ronza, chiacchiera, cerca l’interazione con il pubblico adorante, imita Bruce Springsteen, rompe l’accordatore e, se fosse veneto, penso bestemmierebbe.

A un certo punto decide chiaramente che non ha più voglia di suonare la chitarra e lascia fare tutto a Ben (il tastierista ungherese degli Amoeba, con cui ha pubblicato un disco), che porta avanti la baracca e si presta al gioco, improvvisando come può. A un certo punto, Kozelek gli chiede pure di provare una canzone di un film che Ben palesemente non conosce. Ci prova, ci rinunciano. Se fosse veneto, penso bestemmierebbe pure lui.

Il concerto è stato un misto di monologhi e dialoghi, richieste del pubblico, recitativi di 12 minuti sulla morte con una frase che ti fa pure ridere, pezzi iniziati e forse finiti.

Io Mark Kozelek continuo a odialro perché mi ha fatto fare un sacco di strada, mi ha fatto cambiare idea, lo rivedrei pure (magari sotto casa) e domani so già che me lo riascolto. Ma Benji proprio no.

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