Pensai: veh che Elton John ha estratto il nuovo singolo da "The One", album il cui singolo omonimo rimbambì i timpani a mezzo mondo nel 1991. "You, you're always on my mind, you, you're the one that I'm living for...". Spostatevi: una cascata di melassa sta per abbattersi su di voi direttamente dalle frequenze di tutta Europa. Però non si tratta di Sir Elton bensì di Marcel qualcosa e Neil Hermes, più comunemente i Ten Sharp: le dieci in punto! Di mattina, si spera, perché di sera 'na roba così ti chiama il guanciale. Per dormire, non per l'arrabbiata.

Scherzo, dai. "You" è un brano pop efficace. Ottimamente suonato ed armonizzato, la di lui voce solida, sicura, calda, Hermes (talentuoso, davvero) un maghetto alle tastiere. L'album di riferimento, che poi è anche quello di debutto, "Under The Water Line", 1991 per l'appunto, se la cavò bene trainato dalla magnificenza di "You". Peraltro, l'album sfornò altri episodi gradevoli che vi chiedo di approfondire nella recensione medesima disponibile su questo database esattamente qui ===> https://www.debaser.it/ten-sharp/under-the-water-line/recensione.

Parere di chi vi scrive, l'album successivo, datato 1993, "The Fire Inside", sta su un altro livello. Sulla falsa riga del predecessore ma più fresco, spontaneo. Peccato sia passato quasi inosservato. Già: perché avrà anche, come suggerisce il titolo, il 'fuoco dentro', ma ahinoi, manca una "You". Un apripista se preferite, un singolo boom - boom, un purosangue come viatico. Il primo estratto "Dreamhome (Dream On)", deliziosa, fugace e ritmata canzoncina pop, si fa apprezzare per la cura stilistica, ma non fa più gidare 'oooooooh!' chi ascolta. Peccato davvero, perché l'album in sé è tanta roba. Hermes, lo abbiamo detto, alle tastiere è un portento, e la voce di Marcel non tradisce mai. Soprattutto quando "Where Love Lives" scalda cuore in fase di avvio, lento con le contropalle, e credete a me si fa fatica a non commuoversi se ci si permea con "Lines On Your Faces" e la splendida "As I Remember".

Tempo di abbracciare la persona amata con "Close Your Eyes" ma perdio non fatela addormentare, perché poi c'è "Rumours In The City". Va detto: la band, parere di chi vi scrive, convince quando rallenta e spara cuoricini mentre perde in personalità e tono in fase di accelerazione. E infatti, da "Wildflower" a "Say It Ain't So" passando per "Fly Away" (che bello questo frangente: "Now there is nothing left....time has come to leave I see it In your eyes. When tomorrow comes, I'll remind the sunlight in your smile....", sia musicalmente che nel valore espressivo della voce) e "Blue Moon" ci si può mettere comodi fino a lasciarsi trasportare.

E' triste, infinitamente triste quando un artista od un gruppo vengono ricordati o commemorati solo per il brano che ha spaccato. E' una piaga, un'ingiustizia. Sì, "You" merita, ma al cospetto di questo disco chissene. E allora la bramosia di chi vi scrive, che non si è fermata a "The Fire Inside" ma è proseguita con il successivo "Shop Of Memories" (1995), diventa un canto di dolore che recita più o meno così: per ogni Ace Of Base non c'è solo "All That She Wants", per ogni Enigma non c'è solo "Sadness", per ogni Europe non c'è solo "The Final Countdown", e via dicendo.

E, ca va sans dire, per ogni Ten Sharp non c'è solo "You".

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