Ricordo benissimo quella primavera del 1996. Avevo letto tante recensioni, vecchie e nuove, su questo disco. Mai (né prima né dopo) tanta emozione mettendo un disco nel CD player.
Ad un primo ascolto rimasi un pò deluso. Mi accorsi che i capolavori assoluti (cioè quelle canzoni che ti incantano al primo ascolto e ti fanno capire che vengono da un altro mondo) erano solo tre: per me "Lucy in the Sky with Diamonds", "She's Leaving Home, "A Day in the Life". Non mi fermai lì e continuai ad ascoltarlo senza posa, leggendo tutti i testi e comparandolo continuamente con "Revolver". Oggi, dopo tanti anni, letture e ascolti, ne posso dare un parere equilibrato. Non parlerò molto delle singole canzoni, ma dirò alcune cose che non credo sia note a tutti.
E' vero, i capolavori presenti in "Revolver" sono in numero superiore: "Eleonor Rigby"; "I'm Only Sleeping"; "For No One"; "Here, There and Everywhere"; "Tomorrow never knows" etc. Ma è anche vero che le (gradevoli) cadute di "Revolver" non ci sono. Per me, "Pepper" è uno dei dischi più omogenei mai ascoltati.
"Pepper" non è un concept-album (Lennon su questo disse: "Il mio Kite non ha nulla a che fare con il sergente e la sua band"). "Pepper" è piuttosto, almeno nelle intenzioni, un "concert-album". I Beatles avevano deciso di farla finita con i concerti nell'Agosto del 1966, e allora decisero di "portare la gente al concerto". L'idea è splendida, e come dice John Robertson nella sua autobiografia di Lennon, la gente ne fu affascinata, forse più che dalle canzoni in sé. Peccato che gli applausi spariscano dopo la prima canzone, e riappaiano alla penultima. Ringo lo considerava un difetto: "L'idea centrale se n'è andata subito dalla finestra". Anche il fatto di aver introdotto un solo personaggio fittizio ("Billy Shears") e non gli altri tre, è un altro (perdonabile) difetto del disco. Gli applausi in tutto il disco, e 4 personaggi fittizi lo avrebbero reso più curioso.
Lennon cercò di stroncarlo negli anni 70, forse per una gelosia malcelata, dovuta al fatto che moltissimi critici, in quel decennio, lo considerarono come "un'idea e un trionfo della vivace immaginazione di McCartney". Ecco le sue parole: ""Pepper" non va da nessuna parte, anche se fu un momento importantissimo per il gruppo. Magari questo è migliore, ma io continuo a preferire la musica del "White", perché è lì che sono davvero me stesso". Lennon stava esagerando, come al solito. In effetti, leggendo testi come "I'm so Tired" e "Yer Blues" lì c'è John che si mette a nudo come non mai. Ma è altrettanto sbagliato pensare che Lennon non parli di sè in "Pepper". In "Good Morning, Good Morning" (che considerava incomprensibilmente "spazzatura") c'è uno dei ritratti più impietosi e sinceri della sua disperata e annoiata vita da rockstar ("Nothing to do to save this life"). E poi "Getting Better", pur essendo stata portata in studio da McCartney, è un testo autobiografico di Lennon, che non contribuì solo con il coro di "It can't get no worse".
C'è una cosa che rende questo disco più "bello" degli altri. E' la collaborazione John-Paul, tornata come agli inizi. Non è vero, come si scrive di solito, che i litigi tra i Beatles iniziarono durante le sessions del "Bianco". I primi litigi iniziarono in "Rubber Soul" e durante le sessions di "Revolver", Paul sbatté la porta mandando tutti al diavolo. In questo periodo, John fu molto sereno. George Martin ricorda di non averlo mai visto così felice e collaborativo, addirittura scrivendo un testo al suo amico-rivale. Addirittura John permise a Paul di "pasticciare" "A Day in the Life" con un "bridge" che è quasi una canzone. Paul ricambiò il favore dando a John l'idea dell'orchestra. Forse se Lennon fosse stato geloso del suo pezzo, l'orchestra sarebbe rimasta nella testa di Paul e oggi quella canzone non sarebbe così gigantesca come di fatto è.
E' vero, "Pepper" è un album troppo divinizzato. Tutto il Pop d'Autore successivo è, almeno per quel che mi riguarda, molto più figlio di "Revolver" che di questo disco. Ma è altrettanto evidente che questo album riuscì e riesce a toccare il cuore della gente meglio di un disco più "riflessivo e a tratti cupo" come "Revolver". Il merito (e direi il miracolo) di "Pepper" è di essere easy senza mai scadere nel commerciale. Anche "Revolver" è un disco pop (anche se questa definizione è talvolta proprio superficiale), ma "Pepper" è più "popolare", e dico "popolare" nel senso più alto del termine. Riesce ad accontentare i palati fini, ma anche quelli che vogliono ascoltare buona musica per distrarsi. Anche la musica per distrarsi ha la sua dignità.
Come qualcuno ha scritto: ""Revolver" batte "Pepper" nella tecnica. "Pepper" batte "Revolver" nello spirito".
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