"Infect me with your love…"


E' chiaro fin dall'inizio che non sarà un percorso salutare quello lungo cui Matt Johnson, alias The The, ci condurrà. Una febbrile discesa negli inferi, tra amori morbosi, politica, guerra e corruzione.
Inglese, polistrumentista, nato agli albori degli anni '60, The The è in realtà una persona sola, una "one-man band", anche se nel corso degli anni si è avvalso della collaborazione di validi ed illustri musicisti come Johnny Marr, dei defunti Smiths.

Un soliloquio lercio e madido di sudore quello di Johnson, che si tratti di un amore infetto o di puro sesso. In "Out of the Blue (Into the Fire)" lo dice chiaramente …don't tell me what your name is, I want your body, not your mind. Si scaglia, come molti altri prima, dopo ed insieme a lui, contro una Gran Bretagna thatcheriana alla mercé degli Stati Uniti: in "Heartland" canta, quasi con le stesse parole che i New Model Army usarono quello stesso anno - il 1986 - this is the 51st state of the U.S.A.. In "Angel of Deception" continua il suo attacco dichiarando: the devil's in town […] he's stuck his missiles in your garden and his theories down your throat. Lo scuro e perverso spaccato dell'essere che The The ci illustra si conclude con due pezzi sul degrado della persona: "Twilight of a Champion" descrive una "giungla umana" dove only the heartless will survive mentre "The Mercy Beat" dipinge invece l'apoteosi del ragazzo occidentale insoddisfatto che trionfa addirittura sul Diavolo (one day I asked angels for inspiration, the devil bought me a drink… he's been buying ever since).
La musica trasuda essenza anni '80 da ogni nota: tastiere, chitarre che strizzano l'occhio al pop, fiati. Coinvolgente, mai prolissa ma ricoperta di quella patina artificiosa tipica di quei tempi.

L'intero album, nessuna traccia esclusa, fu trasformato in video girati in giro per il mondo, dal Rio delle Amazzoni ad un bordello di Harlem, passando per una cella di un carcere boliviano. Matt Johnson appare come un Mr. Kurtz nel video della title track, giovane di provincia annoiato in "Out of the Blue (Into the Fire)", novello Woody Guthrie con chitarra al collo in "Heartland", torturatore di Neneh Cherry, legata ai binari della ferrovia (ancor prima che esordisse con "Buffalo Stance"), nello splendido duetto "Slow Train to Dawn".

Dopo questa discesa nell'animo umano, il misogino Matt Johnson risalirà, esplorando i fasti di una generazione sconfitta ("Mind Bomb"), il tramonto ed i suoi amori travagliati ("Dusk") e si trasformerà addirittura in un Hank Williams post moderno ("Hanky Panky"). Decisamente un uomo per tutte le stagioni.

Elenco tracce samples e video

01   Infected (04:30)

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02   Out of the Blue (Into the Fire) (05:11)

03   Heartland (05:08)

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04   Angels of Deception (04:39)

05   Sweet Bird of Truth (05:03)

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06   Slow Train to Dawn (04:14)

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07   Twilight of a Champion (04:22)

08   The Mercy Beat (07:22)

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09   Infected (12" version) (06:12)

10   Sweet Bird of Truth (12" version) (07:37)

11   Slow Train to Dawn (12" version) (06:35)


  • kosmogabri
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Tu sei l'amore mio!!!
  • Lucabbrasi
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    ...questo, e Dusk, sono gli unici due dischi che ho di The The. Che dire, musica a livelli altissimi. In Infected contesto un pò le parole del recensore: non è musica anni 80 su ogni nota. Anzi. Proprio da quelle sonorità mielose e "fake" si discosta assai, grazie ad un uso sapientissimo dell'allora mitico Fairlight (il famoso computer musicale), alle batterie letteralmente pestate da Dave Palmer, ed a dei ricami di chitarra lisergici, effettatissimi, una Gretsch al massimo stato, insomma. E lui, con voce cavernosa, disincantata....niente anni 80, secondo me, ma uno dei classici dischi composti e suonati in stato di grazia.
    Stato di grazia che recupererà poi nell'eccelso Dusk, dove vengono lasciati in garage computers e tastiere, e si torna alla forma canzone più classica, suonata da eccellenti compagni (un grandissimo Jhonny Marr su tutti) secondo il docet "basso-chitarra-batteria-hammond".

    Un grandissimo musicisita, ignorato da molti, purtroppo...
  • frantz
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    No Luca non sono per niente d'accordo con te, questo disco presenta proprio TUTTI gli stilemi della musica anni '80, forse ancor più marcatamente anni ottanta sono solo "Save a prayer" dei Duran Duran e "Trampolene" di Julian Cope e pochi altri dischi, ma di sicuro questa è la musica pop/rock (visionaria ed affettata quanto si vuole e quanto il suo autore)che di sicuro suona con quell'inconfondibile marchio di fabbrica.
    Quando comprai quel disco, leggendone le recensioni entusiasmanti di Rockerilla, mi aspettavo chissà quale strano miscuglio di suoni, ma pur riconoscendolo un gran disco, mi deluse sentire così tanti accenti pop, del resto in quegli anni andavo ben poco oltre i sister of Mercy come quotidiana mia personale colonna sonora.
    Kosmo leggere una rece così immagino che ti abbia provocato, quanto a me, un groppo in gola di saudade. Grande Trelly.
  • lukin
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    oh mi sono rotto i maroni di farti i complimenti :)
  • giov
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    ;D TOP! ma non so minimamente chi siano i The The e se è vero che sto disco rappresenta davvero in pieno gli anni 80 allora misà che ne starò lontano come la peste.
  • Recensione: Opera:
    Dear de-recensorea Mademoiselle Trellheim, in tutta franchezza il presentemente de-recensito disquo penso di averlo anche auscultato alla Sua uscita.. ma, sfortunatamente, non rammento praticamente un nonnulla di esso (..brutto segno). Quantunque pregevole de-recensione: stratifica istinti re-ricercatori und re-auscultatori. Ossequi cordialiformi. Your S.C. di (s)fiducia.
  • Giubbo
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    finalmente... the return of trell
  • brucaliffo
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    mitica!!!
  • Socrates
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    "In the heartland people everywhere/
    Try to share their hopes and dreams/
    In the heartland on any given day/
    You can find your way back home" Very Good!!!
  • josi_
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Impareggiabile trellheim, trascurabili gli anni '80
  • sylvian1982
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Come tanti, troppi, artisti degli anni 80 anche Matt ha avuto una parabola discendente. Ogni disco perdeva qualche punto rispetto al precedente. Per me rimane inarrivabile "Soul Mining".
  • parziale
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    bella recensione! Ok mi iscrivo alla lista degli ignoranti: i the the per me sono solo un nome ( o forse sarebbe meglio dire due articoli determinativi ). Negli anni 80 semplicemente vivevo ma non ascoltavo musica ( tranne poche banali eccezioni ).
  • Hal
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Se è vero che questa musica "trasuda essenza anni '80 da ogni nota" come conferma anche frantz allora credo proprio che passerò la mano. Però dopo darò un ascolto ai samples per vedere se saranno i grado di farmi cambiare idea. Ciao :)
  • Lucabbrasi
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    ...insisto, anche perchè quella frase sta travisando la vera natura di questo capolavoro: questo disco NON "trasuda essenza anni '80 da ogni nota"! Come si fa a scambiare sonorità che a quel tempo trovai addirittura ricercate con Kajagoogoo e Spandau Ballet? "chitarre che strizzano l'occhio al pop"??? Ma dove? Il disco è suonato esclusivamente con una Gretsch (che non è mai c'entrata un cavolo col pop, esclusi i Depeche) supereffettata, piena di tremoli e chorus vari! Mi dite dov'è il pop in "Mercy Beat"???? Mi dite dov'è l'edonismo sono in "Infected"?????Occhio alle parole, gente, perchè qui c'è qualcuno che scambia questo disco per l'ennesimo fenomeno pop stile Duran Duran & Co., e invece è l'esatto contrario....
  • trellheim
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    in primis grazie a tutti. in secondo luogo: lucabbrasi, forse le mie parole si prestano (involontariamente) ad essere travisate. tu però dimentichi che gli anni 80 non erano solo spandau ballet, kajagogo, duran duran. diciamo che the the può "avvicinarsi" di più ad altre cose, come i midnight oil, i talk talk, un certo bowie o un tal altro peter gabriel nella loro fase eighties e anche julian cope (grazie frantz). la musica non era tutta uguale, ma comunque non puoi dirmi che i suoni di "infected" non sono figli di quegli anni. questo disco, con questi suoni qui, non potrebbe appartene a nessun altro momento storico. e poi, per chi ha dei pregiudizi nei confronti della musica anni 80, i samples sono lì per questo. confermarli o fugarli. un assaggio. ad ognuno il proprio metro di giudizio.
  • Socrates
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Secondo me l'essenza musicale degli anni '80 è una chimera, come io ed altri ci stiamo sforzando di dimostrare mettendo in evidenza l'estrema varietà della musica di quella decade. Gli anni '80 hanno, a mio parere, molti centri, tantissime anime. In un certo senso ha ragione Luca: The The non assimilabile a quel tipo di pop, indipendentemente dal giudizio che si ha di esso.
  • trellheim
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    e non era mia intenzione farlo. se poi vogliamo essere pedanti "pop" non è solo quello d'accezione duraniana. forse ho usato il termine a sproposito, ma spero di essermi spiegata nel commento precedente.
  • josi_
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Mah, capisco che siano solo sample, ma a sentire quelli direi che la "musica trasuda essenza anni '80 da ogni nota: tastiere, chitarre che strizzano l'occhio al pop".
  • Socrates
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    manca una "è" prima di "assimilabile"...
  • humax4
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    solo perche l'ha scritta la trelly do un 5 ..ancora non l'ho letta...il disco non lo conosco...stasera la leggo..ehz!!!
  • frantz
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Visto che è montato il dibattito, lo alimento e specifico. Allora, secondo me e si senta il primo sample per capire, questo disco usa a pieno stilemi sonori del rock-pop (e non il pop-rock così sono accontentati anche i pignoli come me) del decennio in questione e se lo si vuole collocare, sempre secondo me, senza scomodare troppo il mondo underground, esso fa parte di una triade sonora che partendo da Billy Idol passa per il già da me citato "Trampoline" di julian Cope e finisce con questo lavoro. La citazione duraniana, e comunque di un solo e specifico disco, era fatta per rendere l'idea di quali potessero essere gli stilemi sonori del decennio, non che questo disco assomigliasse a quello dei Duran Duran, tanto meno agli esempi che qualcuno a fatto dopo: Kajagogo o Spandau Ballet. In secondo luogo, è vero che negli anni '80 c'erano parecchi generi diversi, si va dal "Phsycocandy" degli jesus and mary chain alla "people from ibiza" di sandy marton, quindi benedetta varietà, però è anche vero che ogni decennio ha avuto un suo mood sonoro per ogni genere muiscale e quello del rock-pop per me è ben rappresentato dal disco dei Duran citato, così come da quello di Julin Cope ed anche molto bene dai Talk Talk o dal Bowie di "China girl". Il discorso chiaramente riguarda le musiceh e non i testi, sui quali per questo disco si può fare un discorso a parte.
  • alex 82
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Li ho assaggiati tempo fa, non mi hanno preso più di tanto, ma era un ascolto sommario, e poi i miei gusti ora si sono evoluti. Quindi sono curioso e me li voglio riascoltare
  • trellheim
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    dimenticavo una cosa importantissima: grazie correttore di bozze! sempre grata...
  • Eneathedevil
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Ci ho dato un'orecchiatina veloce, e inutile a dirsi, di anni '80 ce ne sono a iosa qui dentro: bastino su tutte "infected" e "Slow train to dawn", tanto per fare due nomi, dove l'impostazione duettistica, quella corale e strumentale sono squisitamente eighties... che poi altri pezzi (giustamente Mercy Beat) si distacchino dalla definizione più squisita è un conto, ma ovviamente il contesto è quello... abbrava Trell :)
  • Jacob
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    Brava Trell! Segno subito...
  • betotal
    3 nov 05
    Recensione: Opera:
    il più bel disco dei the the, per quanto mi riguarda, è DUSK. Un disco che contiene canzoni come "Love is stronger than death", "Slow emotion replay", "This is the night" è praticamente il disco per eccellenza.
    Non male anche il disco del 2000, NakedSelf, che credo sia l'ultimo che hanno all'attivo.
    Grandi the the, bei ricordi.
  • BORNTORUN1976
    4 nov 05
    Recensione: Opera:
    bella recensione, il disco non lo conosco dei thethe ricordo d'aver ascoltato mind bomb e non mi piaceva per niente....dovrei provare con 1altro??
  • giov
    5 nov 05
    Recensione: Opera:
    THE THE, Talk Talk, a-Ha...certo che negli anni ottanta l'originalità non mancava proprio eh?!?
  • frantz
    5 nov 05
    Recensione: Opera:
    Le aberrazzioni di ogni decennio, come all'inizio dei dumila tutti con l'articolo "the" davanti... ennesimo orrore!
  • kosmogabri
    8 nov 05
    Recensione: Opera:
    Trellheim tu mi piaci.
  • trellheim
    8 nov 05
    Recensione: Opera:
    grazie valvola :)
  • Recensione: Opera:
    Trell, drenerei l'acqua di mille lavatrici scassate pure di leggere una tua rece.
  • plexy
    21 ott 06
    Recensione: Opera:
    Il disco e tra i miei preferiti di Questo artista ela recensione e' molto ben riuscita, complimenti! non posso non farlo...mi scappano due 5
  • therealramona
    22 giu 09
    Recensione: Opera:
    e poi che non è su questo album, ma ho i miei motivi. ciao giovane.
  • plexy
    21 ago 10
    Recensione: Opera:
    Bello, sempre bello questo disco, quando ti riesce una cosa cosi bene poi il resto resta sempre piu' difficile da fare, anche se Matt Johnson di cose belle ne ha continuate a fare. Come essere un cantautore con testi anche molto graffianti senza essere una pallosa autocelebrazione come i cantautori nostrani.
    La recensione funziona e da il giusto merito ad un gran disco.
  • De...Marga...
    6 mar 14
    Recensione: Opera:
    Non scelta facile decidere quale sia il mio lavoro preferito del Signor Matt Johnson. in arte The The; Infected, qui recensito in maniera egregia, rappresenta uno dei suoi vertici assoluti, visionario, immerso in tutto e per tutto in quel caratteristico suono di chiara matrice ottantiana. La title track resta dopo quasi trent'anni dalla sua pubblicazione un autentica icona, con il suo incedere ipnotico, guidata dalla particolare voce di Matt; peccato che da una decina di anni non si abbiano più notizie e pubblicazioni del gruppo inglese...Mi astengo dal voto alla recensione....per dovuto rispetto....una pennata personale e originale...

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