Questo decennio ha scelto la sua stella: il classe 1987 Ty Segall. Varcata la soglia dei trent'anni e dopo dieci anni di attività intensa e particolarmente prolifica per quello che riguarda la produzione discografica e le esibizioni dal vivo, Ty Segall si può considerare come la vera icona rock di questi tempi. Anno dopo anno si è imposto con la forza di un ciclone come modello culturale di una intera generazione: questo sia per quello che riguarda i contenuti delle sue canzoni, il suono e la scrittura dei testi, la sua attitudine garage e la maniera di proporsi in pubblico. Il coinvolgere e lasciarsi coinvolgere in una moltitudine di progetti e collaborazioni. A partire dal sodalizio con i suoi alter ego Mikal Cronin e John Dwyer. Fuzz, Wand, Sic Alps, GOGGS... sono solo alcuni dei progetti e delle band cui ha preso parte nel corso di questi anni. Homo novus appartenente a una generazione che ha finalmente abbattuto ogni barriera tra chi fa musica e gli ascoltatori, Ty Segall è Syd Barrett e Daniel Johnston, Kurt Cobain e Beck Hansen e allo stesso tempo è avanti a tutti questi giganti della musica e anche se guardandolo verrebbe da pensare non sia consapevole di essere così bravo, sono convinto che sappia invece esattamente come stiano le cose.

Il suo ultimo disco in studio (il decimo come solista) "Freedom's Goblin" (Drag City Records) costituisce l'ennesima opera visionaria di un artista istintivo come pochi altri nella storia della musica rock e capace di muoversi a suo agio nella scrittura di brani marcatamente rock ma venati di una certa ironia e sfumature power pop come "Fanny Dog", "Every 1's Is A Winner", "When Mommy Kills You", "Alta", "Shoot You Up" e la splendida "5 Ft. Tall" e di altri più marcatamente garage e in cui ci mostra tutte le sue capacità di urlatore: gemme come "Talkin 3" dove il furore garage si mescola al suono dei fiati in un impazzimento noise di grande efficacia (vedi anche "The Main Pretender", "Prison"); sperimentalismi come "Meaning" oppure "The Last Waltz" e soprattutto il funky acido di "Despoiler of Cadaver". Il disco è carico di rimandi al sound degli anni sessanta più acido e ai Beatles più psichedelici: canzoni come "Rain", le ballata rock acustiche "My Lady's On Fire", "Cry Cry Cry", "You Say All The Nice Things" eleggono questa ultima fatica discografica di Ty Segall al rango di "White Album" degli anni dieci di questo nuovo millennio e la conclusiva "And, Goodnight" ci appare come la summa e la consacrazione definitiva del suo genio.

Possiamo pensare ad altri artisti acidi e visionari del passato come Frank Zappa oppure Captain Beefheart, ma qui prevale l'istinto sulla tecnica, la natura sulla scienza: è come se Ty Segall invece che mettere tutte le tessere di un mosaico al proprio posto con la sapienza di un artista rinascimentale, le abbia invece gettate tutte quante per terra e messe assieme tra di loro rapidamente secondo il modo che gli appariva più congeniale: il risultato sono canzoni che sono destinate a restare negli anni.

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