Che di Valentina Giovagnini resti ormai solo un ricordo è un peccato. No, questa non è l'ennesima lode necrofila di un presunto capolavoro scoperto, guarda caso, dopo la morte improvvisa e inaspettata di un artista, ma una considerazione che nasce dando un rapido sguardo alla situazione attuale del pop italiano: tra l'invasione dei talent-show, che sfornano prodotti in serie di discutibile qualità, e cantanti melodici che solo di recente hanno scoperto l'esistenza dell'elettronica, si sente la mancanza di dischi come "Creatura Nuda".

Intendiamoci, non si tratta di un capolavoro imprescindibile e la Giovagnini non è sicuramente stata la prima a guardare, artisticamente parlando, al di fuori dei confini nazionali, ma è stata una dei pochi ad averlo fatto attentamente: punto di forza di questo debutto è infatti il saper amalgamare abilmente le sue due anime, quella più pop (d'altronde l'album fu pubblicato dopo la partecipazione di Valentina al Festival di Sanremo) e quella che si rifà al folklore celtico, senza che una si sovrapponga all'altra e senza dar luogo a passaggi forzati o innaturali. Strumenti come la cornamusa (nella sanremese "Il Passo Silenzioso della Neve" e nella splendida "Senza Origine") o il tin whistle ben si fondono infatti con i curati arrangiamenti elettronici dei pezzi, creando atmosfere ricercate e sospese, particolari (la "bjorkiana" "Metamorfosi" e la bellissima title-track, ma anche il pop di "Libera" e "La Formula"), tanto da farsi perdonare un paio di passaggi a vuoto ( "Mi Fai Vivere" e "Dovevo Dire di No (Il Traffico dei Sensi)", un po' troppo ammiccanti alle classifiche). Il risultato è un disco magari non originalissimo, ma a suo modo unico e, specie se paragonato a ciò che l'Italia propone ultimamente, ancora fresca a distanza di tredici anni dalla sua pubblicazione.

Una buona boccata d'ossigeno, dunque, peraltro impreziosita da una voce eterea, ma al contempo potente e importante come poche, e, riprendendo l'affermazione iniziale, è davvero un peccato che della Giovagnini rimangano solo questo debutto e il postumo "L'Amore Non Ha Fine": se ben consigliata, una come lei avrebbe potuto di sicuro fare la differenza qui in Italia, ma tant'è, piangersi addosso non è che serva a molto e prima o poi, si spera, qualcuno raccoglierà pur la sua eredità, dando un bello scossone al piattume nazional-popolare... o no? Nell'attesa, perdersi tra i paesaggi bucolici di "Creatura Nuda" non sarà di certo male.

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