Tagliamo subito la testa al toro. "Requiem" è un grandissimo album.

"Requiem" è il risultato della maturazione, ormai completa, del sound del gruppo dal loro esordio fino ad oggi. E così vediamo come convivano in perfetta armonia chitarre grezze e sporche, chitarre acustiche dal suono soft, giri di basso mai troppo impegnativi, ritmi molto cadenzati di batteria e spruzzi di synth, rhodes e mellotron un pò qua e la.

L'album parte con "Marti in the Sky", una brevissima intro in cui si sentono degli spari in lontananza. E' un avvertimento per le vostre orecchie. Requiem le vuole, le desidera. E con loro anche la vostra attenzione. La seconda traccia è "Don Calisto", uno dei momenti più rabbiosi del disco, urlato (badate bene, non "cantato") nella maniera tanto cara ad Alberto. La terza traccia è "Non prendere l'acme, Eugenio", prima grande perla del disco. I testi, come al solito, sono ai limiti del nonsense e lasciano un' ampia liberta di interpretazione all'ascoltatore.

L'album prosegue con "Angie" (prodotta con Mauro Pagani) che rimanda alla mente il sound tipico dei Beatles, con arpeggi dolci e con un sapiente uso di mellotron e synth. Altro momento rabbioso del disco è "Isacco Nucleare", una cavalcata elettrica che stende l'ascoltatore in appena 4 minuti. Il brano è preceduto da "Aha" uno dei tre pezzi strumentali (esclusa la intro) che i Verdena hanno voluto inserire in Requiem.

In apertura parlavamo di chitarre acustiche dal suono soft, ed ecco che in "Canos" si fanno sentire, accompagnate da fraseggi e arpeggi di chitarra elettrica che nei Verdena non avevamo mai ascoltato. Questo brano è uno degli emblemi del "nuovo" sound del gruppo e precede uno dei momenti più alti dell'intero album; "Il Gulliver", pezzo da 11 minuti di pura rabbia caratterizzato da cambi di ritmo vistosi. Le orecchie più attente scorgeranno nell'attacco di batteria molte similitudini con "Rock and Roll" dei Led Zeppelin.

Il singolo che i Verdena hanno scelto per promuovere l'album è, a mio avviso, molto azzeccato; "Muori Delay" è infatti il punto di passaggio perfetto dei "vecchi" ai "nuovi" Verdena. Breve, diretto e con un ritornello che entra immediatamente in testa. "Muori Delay" è preceduto da un breve brano semi strumentale, "Faro", composto da Alberto con la sola chitarra acustica.

"Trovami un modo semplice per uscirne" e "Il Caos Strisciante" sono i brani in cui i Verdena compongono melodie dolci, almeno in apparenza, per nascondere una rabbia e un dolore che covano dentro. E lo fanno mescolando in maniera quasi magica chitarre acustiche a 12 corde, harmonium, synth e chitarre elettriche con una disinvoltura quasi disarmante. I due brani sono separati dall'ultimo pezzo strumentale (è anche il più bello), "Opanopono", composto interamente da Luca al synth.

Requiem si chiude con un brano molto atipico come "Was?", una cavalcata velocissima di appena 2 minuti che incuriosisce l'orecchio dell'ascoltatore per il suo essere così minimal, e con "Sotto prescrizione del dottor Huxley", un pezzo di oltre 12 minuti nel quale i cambi di ritmo giocano un ruolo importante. Alla fine del pezzo troverete l'estratto di un canto di chiesa chiamato "Santa Maria del Cammino" suonato al contrario.

Non c'è più nulla da aggiungere. "Requiem" è l'apice che i Verdena, oggi, possono raggiungere.

E sono il futuro del rock'n'roll italiano. Perchè restare indietro?

Carico i commenti... con calma