Studiando l'opera del premio Nobel Bob Dylan ci si imbatte in alcuni periodi che lasciano stupiti, se non a volte perplessi, per le scelte musicali e tematiche seguite. Vi è stata la svolta elettrica, il periodo country e verso la fine degli anni '70 forse il più interlocutorio di tutti: quello della svolta evangelica. La trilogia cristiana che Dylan sviluppa tra il '79 e l'81 è per molti critici una fase da prendere con delicatezza se non rifiutarla in blocco, troppo prolissa e troppo religiosa. Il Dylan rinato a nuova vita dopo l'incontro con Gesù in una stanza d'albergo ha fatto sempre storcere il naso a molti ma di quei tre capitoli, e della marea di inediti relativi, bisogna recuperare tutto oggi per dovere storico e non solo. Lo ha capito in primis l'autore che ha pubblicato in questi giorni il box da 9 dischi contente materiale inedito e live ripescato proprio da quel periodo; se non ci si vuole immergere così nel profondo basta la versione base di soli live a due dischi del volume tredici della sempre interessante bootleg series. Il Dylan qui riportato è quello gospel, religioso e biblico di "Slow Train Coming", "Saved" e "Shot of Love" in tour con una band sempre interessante (Jim Keltner e Al Kooper per citarne solo due) più il famigerato coro nero che tanto fece stupore all'epoca. Nessun brano storico eseguito nei primi tour, solo qualche concessione nel 1981 dopo le tante critiche ricevute dal pubblico. Ma il Dylan più genuino, e anche più sicuro, lo si ritrova pienamente in tutte le tracce di questi due dischi in cui le versione dei pezzi non si discostano mai troppo dalle originali ma ci guadagnano in calore religioso e rock. Perchè bisogna dirlo, vanno bene i testi profondi cristiani, ma la musica c'è tutta ed è sempre accattivante così come il cantato di Bob anche nei pezzi più scorrevoli come "Saved" e la non memorabile "Solid Rock". Ma la bellissima "Covenant Woman", l'eterna "In the Garden" e la profonda "Every Grain of Sand" sono pezzi magnifici il cui valore è oltre quello puramente tematico. La trilogia cristiana può essere allora riscoperta, testi e note alla mano, e godersela assaporando queste versioni live tutte spumeggianti aspettando il prossimo capitolo della serie.


  • Hank Monk
    4 nov 17
    Recensione: Opera:
    cmq con sta bootleg serie stanno svuotando le cantine eh...
    Per il momento il mio livello di Dyalnite nn è ancora arrivato al punto di ripescare tutta la serie della bootleg e forse non lo farò mai.
    Ma il fatto che continuino a farne e che (immagino) li vendano penso sia un attestato alla grandezza di Dylan.
    Per me la parte più orripilante della sua carriera rimane quella DOPO la parentesi cristiana (85 90), lì sì che aveva perso la bussola, con la clamorosa eccezione che tutti sappiamo
    • Zimmy
      4 nov 17
      "Per il momento il mio livello di Dyalnite nn è ancora arrivato al punto di ripescare tutta la serie della bootleg e forse non lo farò mai."
      Non sai cosa ti perdi, amico mio. Nella Bootleg Series c'è un sacco di roba che merita infinitamente di più di tanto fiaccume uscito nella discografia "regolare", anzi ti viene da pensare quanto impegno ci mettesse spesso il buon Bob, ai tempi, per mettere su disco il peggio di cui disponesse. Ti consiglierei di ripescare tutti i volumi almeno nelle edizioni "standard" (tralasciando, intendo, le varie deluxe da 6 e più dischi ciascuna, ché sennò c'è da diventare scemi davvero :D), non ne sarai deluso. Il motivo principale per cui continuano a farne è che il materiale che hanno merita, cazzo se merita
    • imasoulman
      4 nov 17
      parole, le tue, da sottoscrivere col sangue, Zimmy. il tesoro inestimabile delle Bootleg Series è forse il definitivo Santo Graal del rock degli ultimi trent'anni. Un corpus così consistente e così straripante per quantità ma soprattutto qualità non ha eguali, ci han provato ad emularlo sia Springsteen che Neil Young, risultati eccellenti (certi live di Neil Young che han preso polvere nei cassetti per tre decenni erano un crimine contro l'umanità...) ma troppo inferiori al monolite dylaniano
    • hellraiser
      5 nov 17
      Dylan è imbattibile ed irraggiungibile. Come nel Padrino. Mike non raggiunse mai il carisma e la grandezza di Don Vito...
    • Hank Monk
      5 nov 17
      Allora mi toccherà anche rimestare nella bootleg seriea allora :D
    • imasoulman
      5 nov 17
      comincerei da qui The Bootleg Series vol. 4 - Live At the Royal Albert Hall. (stiamo parlando di un autentico turning point non solo per Dylan, ma per la storia del rock tutto...)
    • imasoulman
      5 nov 17
      dopo, penso che il virus si sarà propagato e non ci sará bisogno di altre sollecitazioni...
    • Hank Monk
      5 nov 17
      Ah beh! É il concerto di Giuda giusto? Eh va beh, pian piano li ascolteró. Con dylan ero partito da ragazzino che mi faceva cagare e ne sto diventando sempre pii un estimatore quindi...
    • Hank Monk
      5 nov 17
      cmq mi sono andato a spulciare un po' la serie dei bootleg e alcuni, quelli live, in effetti sono interssanti. Invece quelli di materiale scartato (a parte i primi tre di cui molte cose sono state raccolte nel doppio contenuto nel box della discografia) non mi interessano molto [per ora :D] devo dire.
    • Zimmy
      5 nov 17
      Giusto per fare chiarezza: se per "il doppio contenuto nel box della discografia" intendi "Side Tracks", nessuna traccia di quella raccolta è stata tratta da alcun volume delle Bootleg Series, è una raccolta che attinge a materiale precedentemente disperso tra singoli e antologie con inediti come Biograph e i vari Greatest Hits, ma non dalla Bootleg, che rimane un po' un mondo a sé, una discografia alternativa e parallela diciamo
    • Zimmy
      5 nov 17
      Le outtakes di Dylan, comunque, sono spesso molto più valide delle incisioni "regolari", tant'è che alcune di esse come "Blind Willie McTell" sono entrate a pieno titolo tra i più grandi classici del repertorio dylaniano. Almeno i primi 3 volumi della BS sono imprescindibili
    • Hank Monk
      6 nov 17
      mi avete convinto, e sì parlavo di Side tracks
  • hellraiser
    4 nov 17
    Recensione: Opera:
    Mah, è una fase di Dylan in chiaro-scuro per me. Dylan stesso non stava attraversando un periodo molto facile dopo il doloroso divorzio di qualche anno prima, i brani sono di buon livello ma non eccelsi, a parte qualche chicca molto interessante. Diciamo che dopo toccherà proprio il fondo con porcherie immani... i bootleg di Dylan li possiedo tutti, questo non so se prenderlo o no, probabilmente no...
    • imasoulman
      4 nov 17
      penso (e spero) ti riferisca non a 'Infidels'...
    • imasoulman
      4 nov 17
      no, lo so che stai pensando al periodo '85-'88...agli orridi 'knocked out loaded' e al probabile nadir della sua discografia 'down in the groove'
    • imasoulman
      4 nov 17
      'empire burlesque' si salva in corner, ma proprio perché ci vogliamo troppo bene, a Zimmie...
    • Zimmy
      4 nov 17
      Quello che c'è di meritevole qua, secondo me, più che la qualità dei brani (buoni ma non eccelsi come giustamente osservi) è la qualità delle esecuzioni live: non ho ancora ascoltato tutte le tracce ma trovo le esecuzioni davvero eccezionali e travolgenti, con un Dylan in forma strepitosa che riscatta pienamente la scarsa appetibilità (per molti) del repertorio
    • hellraiser
      4 nov 17
      Infidels al confronto con gli altri è una gemma inestimabile. Poi la fossa delle Marianne...
    • hellraiser
      4 nov 17
      @[Zimmy] ascolterò allora volentieri, vediamo come va ;^))
  • Lao Tze
    4 nov 17
    Recensione: Opera:
    ho ascoltato solo la versione semi-unplugged di 'Every Grain Of Sand', ma l'originale su disco è un'altra cosa.
    Comunque lo sentirò, conosco quegli album alla perfezione e 'Saved' è stato il primo vinile di Dylan comprato (si poteva cominciare meglio, in effetti).
    Noto che manca Heart Of Mine, e la cosa non è buona. Covenant Woman per me la migliore.
    Insomma, vai a vedere e alla fine sono più i grandi pezzi che i riempitivi..
    Si sa del resto che sul periodo cristiano si è sparato senza pietà, e pure a torto.
    • Lao Tze
      4 nov 17
      spesso, a torto - perlomeno.
  • sotomayor
    4 nov 17
    Recensione: Opera:
    Chiaramente lo recupererò al più presto e aspettandomi come sempre un capolavoro.
  • Zimmy
    4 nov 17
    Recensione: Opera:
    Ottima uscita, un tassello della storia dylaniana che serviva davvero. Ne ho ascoltato solo alcune tracce per ora, e sinceramente mi fa impazzire: i brani del Dylan periodo cristiano possono non piacere, ma la band e Bob stesso, dal vivo, avevano un tiro pazzesco. Recensione concisa, ma dice bene quello che c'è da dire
  • Almotasim
    5 nov 17
    Recensione: Opera:
    Lo devo acquistare.
    • Almotasim
      17 dic 17
      Arrivato, ascoltato. Molto bello. Molto soddisfatto.
  • nangaparbat
    7 nov 17
    Recensione: Opera:
    Bella rece. Ben venga lo svuotamento degli Archivi, se servono a fare luce su un periodo oggettivamente difficile e contradditorio per il grande Bob.
  • Hungry
    9 nov 17
    Recensione: Opera:
    Ho ascoltato la versione standard (doppio cd live). Ritengo da tempo che, musicalmente, la trilogia della conversione cristiana, sia stato uno degli apici creativi di Dylan (evito l'argomento testi che andrebbe approfondito comunque). Un Dylan che fonde il "suo" rock-blues con il gospel ed il soul facendone una miscela unica, senza precedenti e di altissimo livello. In questi live viene accompagnato da musicisti favolosi e da una prestazione vocale tra le migliori di tutta la carriera. Slow train, Precious Angel , Pressing on , I belive in you oltre alle citate In the garden, Convenant woman, Every grain of sand , sono capolavori, tra le più belle canzoni di Dylan. Mi ha colpito molto, Blessed it the name che non conoscevo.

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