"E' parte di me il convincere me stesso che sono un poeta. Ma ci vuole molta dedizione. Molta dedizione. I poeti non guidano. I poeti non vanno al supermercato. I poeti non svuotano la pattumiera. I poeti non fanno parte dell'Associazione dei genitori e insegnanti. I poeti non vanno nemmeno a fare picchetti davanti all'ufficio delle Case popolari. I poeti non parlano nemmeno al telefono. I poeti non parlano con nessuno. I poeti ascoltano. E di solito sanno perché sono poeti! Sì... come posso dire? Il mondo non ha bisogno di altre poesie, c'è già Shakespeare. (Ce n'è già abbastanza di qualunque cosa. Qualunque cosa venga in mente, ce n'è già abbastanza. Ce n'era già fin troppa con l'elettricità, forse. C'è gente che l'ha detto. C'è gente che ha detto che la lampadina era già fin troppo.) I poeti vivono in campagna. Si comportano da gentiluomini. E vivono secondo il loro codice di gentiluomini. E muoiono in miseria. Annegano nei laghi. Di solito i poeti finiscono molto male. Basta guardare a Keats. O a Jim Morrison."
"Io non intendo subire il fatto che sia l'amore a influenzare le mie canzoni. Le canzoni vengono dall'Albero della Vita. L'amore non sta sull'Albero della Vita. L'amore sta sull'Albero della Conoscenza, l'Albero del Bene e del Male. Nella musica pop ci sono moltissime canzoni che parlano d'amore. A chi servono? Né a te né a me. L'amore può essere usato in molti modi che si ritorcono contro chi li usa. L'amore è un principio democratico. Una faccenda greca."
(Bob Dylan, intervista del 1991 - citata in A. Carrera, "La voce di Bob Dylan", Feltrinelli)
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