Le Mystère des Voix Bulgares, disco del 1975, e ristampato dalla 4AD nel 1986 aleggia nel pezzo Warszawa come se lo avesse ascoltato chissà come, visto che Low è del '77, estrapolando i passaggi più meditativi e liturgici dell'ensemble bulgaro. Il disco (il bulgaro) ad ascoltarlo tutto è una pizza, noioso quanto i precedenti (e successivi) lavori di Bowie che magari ha preso coscienza di questo e si è impegnato nel fare Low disco di redenzione per lui e per noi.

La resa è magnificamente meditativa, spuria da connotati religiosi. Una trance dell'aldilà, ma accessibile comunicativamente, si presenta già da i suoi pezzi rock della prima facciata con un alone di nostalgia di un altro dove che arriva all'ascoltatore, fuori dal patetico, fuori dal melenso. L'esagerazione della seconda facciata poi è che non ci sono più trucchi, sia di maquillage glamour, sia di misteriosità psichica senza raffazzonate alchimie sonore.

Dove David si truccava più di Amanda Lear, qui non c'è traccia di pigmenti mistificatori. Un'originalità finalmente più pura visita il Duca che si esprime libero, e si sente. Non c'è neanche la rinuncia ad un esibizionismo con scadenza, non c'è teatralità di cambi di costume alla Fregoli, semplicemente non si pensa ad apparire, non si pensa. Ti ritrovi in quella sospensione e naturalmente ti senti a casa, ti senti bene. Non si presenta più un'atmosfera, un'idea, c'è un'immobilità dove riaffiora il bambino millenario che è in noi, senza sensazionalismi pindarici.

Non a caso il disco, uscito il 14 gennaio 1977, espleta quella conscia presenza che Saturno porta nel Capricorno e che Bowie, nato e morto Capricorno, quella pesantezza degli anelli (di Saturno) lima, facendo sulla prima facciata fitness trascendente per allenare alla seconda, anaerobica facciata, dove l'arrendersi porta a una dolce sparizione, ad un traslarsi in zone rarefatte dove facciamo pace con l'esibizionismo del veicolo biologico e le vanità non sono più al servizio di monetizzazioni.

Non si fa più cassa, non si fanno più conti perché l'oste non esiste, non ci si emoziona più sentendo il tintinnare delle monete. L'oro diventa una cosa intangibile che non aggrava sete di rivalsa. E bravo il nostro David, dove qui, e solo qui, riesce a dare una valenza uguale a tutte le cose trasmettendo la visione dell'interno dei suoi occhi eterocromi.

C'è santità nella collaborazione con Eno, eterno fan dei CAN, per intenderci. Diversamente forbita è la resa musicale come se si lasciasse sbadatamente il microfono acceso e all'insaputa del tutto si registrassero momenti di libertà fuori dal tempo: "Cercare di trovare la vita interiore delle cose che mi interessano".

Anche se spudoratamente al servizio del progetto Monarch, certo che era proprio un bel tomo quell'uomo che cadde sulla Terra...

Elenco tracce testi e samples

01   Speed of Life (02:47)

02   Breaking Glass (01:52)

Baby, I've been, breaking glass in your room again
Listen

Don't look at the carpet, I drew something awful on it
See

You're such a wonderful person
But you got problems oh-oh-oh-oh
I'll never touch you

03   What in the World (02:23)

04   Sound and Vision (03:03)

Don't you wonder sometimes
About sound and vision

Blue, blue, electric blue
That's the color of my room
Where I will live
Blue, blue
Pale blinds drawn on day
Nothing to do
Nothing to say

I will sit right down
Waiting for the gift
Of sound and vision
And I will sing
Waiting for the gift
Of sound and vision
Drifting into my solitude
Over my head

Don't you wonder sometimes
About sound and vision

05   Always Crashing in the Same Car (03:33)

Every chance, every chance that I take
I take it on the road
Those kilometers and the red lights
Never looking left or right
Oh, but I'm always crashing in the same car

Jasmine, I saw you creeping
As I pushed my foot down to the floor
Round and round the hotel garage
Must have been touching close to 94
Oh, but I'm always crashing in the same car

Yeah yeah yeah yeah

06   Be My Wife (02:56)

Sometimes you get so lonely
Sometimes you get nowhere
I've lived all over the world
I've lived every place

Please be mine
Share my life
Stay with me
Be my wife

Sometimes you get so lonely
Sometimes you get nowhere
I've lived all over the world
I've left every place

Please be mine
Share my life
Stay with me
Be my wife

Sometimes you get so lonely

07   A New Career in a New Town (02:53)

08   Warszawa (06:23)

Mmmm-mm-mm-ommm
Sula vie dilejo
Mmmm-mm-mm-ommm
Sula vie milejo
Mmm-omm

Cheli venco deho
Cheli venco deho
Malio
Mmmm-mm-mm-ommm

Helibo seyoman
Cheli venco raero
Malio
Malio

09   Art Decade (03:47)

Instrumental

10   Weeping Wall (03:28)

11   Subterraneans (05:41)

Share bride failing star

Care-line
Care-line
Care-line
Care-line driving me
Shirley, Shirley, Shirley own

Share bride failing star

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Altre recensioni

Di  Ghemison

 Forse le parole non riescono a descrivere tanta meraviglia.

 Capolavoro assoluto di Bowie che, anche grazie al talento del non-musicista Brian Eno e della città veramente unica in cui è nato il progetto, raggiunge vette altissime tra ispirazione e sperimentalismo.


Di  Venexiana1

 In questo caso la parola da riverberare con attenzione chirurgica è: Risentimento.

 Tra(sgre)dire, ecco la parola d'ordine del duca; ecco il veicolo folle cui ci dovremo abituare da qui all’eterno.


Di  Dune Buggy

 «L’esistenzialismo sonoro di un alieno emotivamente instabile»

 «Non si può esprimere razionalmente un viaggio nel terrore interiore di un uomo dall’esistenza lacerata»


Di  GordonPym

 Quando l’alieno David Bowie, inquieto astronauta degli spazi più reconditi dell’animo umano, incontra l’architetto musicale di perfetti spazi cosmici Brian Eno, ne nasce un disco straordinario.

 Subterraneans è il capolavoro conclusivo, i suoni sembrano frutto di sovra-incisioni e nastri che girano al contrario, regole armoniche e ritmiche che vengono letteralmente fatte a pezzi a vantaggio di una minimale ricerca primaria della pura e sotterranea emozione.