L'esistenzialismo sonoro di un alieno emotivamente instabile
ovvero "come Bowie attraversò se stesso per inventare nuovi suoni suburbani e riuscì a sopravvivere"
Là dove finisce il fiume
diceva il poeta inizia questa storia
. E questa non è una storia qualunque, ma quella di una quasi-persona che un bel giorno (o forse un brutto giorno) decise di affrontare a viso aperto tutti i suoi fantasmi, le sue paranoie e le sue dipendenze (non solo fisiche ma anche mentali, culturali, musicali) e facendolo cambiò la storia della musica tutta.
La nostra storia si svolge nel 1977, epoca di grandi svolte socio-musicali, e inizia con un Duca Bianco completamente stremato dal White Light Tour e soprattutto dal set del film "L'uomo che cadde sulla terra". Tutto ciò che aveva tra le mani erano fobie, ossessioni, una malsana mania per l'occulto e il nazismo, un passato travolgente da cui fuggire, una spietata Los Angeles da dimenticare, molta cocaina e la copia della colonna sonora abortita e rifiutata della pellicola di Nicholas Roeg sopra citata. La storia poteva finire con l'ennesimo decesso del mondo del rock
, secondo le parole del cantante stesso, e invece arriva un certo Brian Eno che decide di salvare quel talento, ma soprattutto quell'uomo, portandolo prima al vecchio Chateau D'Herouville, un castello francese stregato e oscuro, poi nei sotterranei di una Berlino in piena rivoluzione musicale e culturale (ci sono i Neu!, i Kraftwerk, la prima new wave e il punk). I musicisti sono gli stessi dell'album precedente, ma questa volta ciò che cambia è l'intenzione degli artisti nel modo di affrontare la musica, o meglio la sua teoria: in "Low" si scontrano atteggiamenti punk (in questo periodo Bowie è molto influenzato dal compagno di stanza Iggy Pop) e metodologie oblique apportate dalla mente di Brian Eno, anzi Brain Eno. A Berlino l'ombra dell'artista che si riflette sul Muro è anonima, in tal modo può passare inosservata e dedicarsi totalmente al suo progetto di frammenti di suono schizzati e suite strumentali lugubri e introspettive.
L'album è del tutto concettuale, non in senso narrativo ma sonoro. Nella prima metà, dopo l'apertura strumentale e coinvolgente di "Speed Of Life", si inseguono quelle che vagamente possiamo definire canzoni e che in verità sono riflessioni su una disperata ricerca d'amore ("Be My Wife", "What In The World") e d'ispirazione artistica (I will sing waiting for the gift of sound and vision drifting into my solitude
, da "Sound And Vision") in un panorama elettronico di chitarre trasformate e percussioni androidi. Il tema centrale è un ego problematico (Such a wonderful person, but you got problems
) che si affronta criticamente (Don't look at the carpet, i drew something awful on it
richiama la fissazione di disegnare ovunque simboli cabalistici) per arrivare a richiamare alla memoria episodi autodistruttivi ed esorcizzarli (I was just going round and round the hotel garage
svela nella bellissima e spettrale "Always Crashing In The Same Car"). Il processo di disintossicazione e maturazione dell'io è appena cominciato, e dovremo aspettare "Scary Monsters And Super Creeps" del 1980 per vederlo completato.
Nel secondo lato del disco assistiamo invece ad una vera e propria teoria di fantasmi, che procedono incessanti, misteriosi, a volte sussurrati, altre solenni, lungo le tastiere e i sintetizzatori del mago dell'elettronica. L'introspezione diventa ancora più profonda e si trasforma in urgenza di una nuova vita ("A New Career In A New Town") nella desolazione suburbana dell'est europeo (le parole tetre e incomprensibili "Warszawa" e i sassofoni di "Subterraneans"). Le atmosfere che i musicisti riescono ad evocare non solo sono scure e estranianti, ma anche lucide ("Art Decade"), fredde e calde allo stesso tempo (come suggeriscono vibrafoni e xilofoni in "Weeping Wall").
Si potrebbero dire mille e mille altre cose su "Low" (per esempio che è ancora attuale), e tutte insieme non varrebbero nemmeno una sua mezza nota: non si può esprimere razionalmente un viaggio nel terrore interiore di un uomo dall'esistenza lacerata, un viaggio in metropolitana attraverso una nuova onda di decadenza europea, la previsione di un futuro instabile e tremante fatta da un alieno caduto sulla terra alla velocità della vita, al fragore del suono...
da "What In The World"
"So deep in your room,
You never leave your room
Something deep inside of me
Yearning deep inside of me
Talking through the gloom
What in the world can you do"
ps: a chi volesse approfondire consiglio la lettura dell'articolo di "Uncut" intitolato "Trans Europe Excess", visitabile a questi link da velvet goldmine :
Elenco tracce testi e samples
02 Breaking Glass (01:52)
Baby, I've been, breaking glass in your room again
Listen
Don't look at the carpet, I drew something awful on it
See
You're such a wonderful person
But you got problems oh-oh-oh-oh
I'll never touch you
04 Sound and Vision (03:03)
Don't you wonder sometimes
About sound and vision
Blue, blue, electric blue
That's the color of my room
Where I will live
Blue, blue
Pale blinds drawn on day
Nothing to do
Nothing to say
I will sit right down
Waiting for the gift
Of sound and vision
And I will sing
Waiting for the gift
Of sound and vision
Drifting into my solitude
Over my head
Don't you wonder sometimes
About sound and vision
05 Always Crashing in the Same Car (03:33)
Every chance, every chance that I take
I take it on the road
Those kilometers and the red lights
Never looking left or right
Oh, but I'm always crashing in the same car
Jasmine, I saw you creeping
As I pushed my foot down to the floor
Round and round the hotel garage
Must have been touching close to 94
Oh, but I'm always crashing in the same car
Yeah yeah yeah yeah
06 Be My Wife (02:56)
Sometimes you get so lonely
Sometimes you get nowhere
I've lived all over the world
I've lived every place
Please be mine
Share my life
Stay with me
Be my wife
Sometimes you get so lonely
Sometimes you get nowhere
I've lived all over the world
I've left every place
Please be mine
Share my life
Stay with me
Be my wife
Sometimes you get so lonely
08 Warszawa (06:23)
Mmmm-mm-mm-ommm
Sula vie dilejo
Mmmm-mm-mm-ommm
Sula vie milejo
Mmm-omm
Cheli venco deho
Cheli venco deho
Malio
Mmmm-mm-mm-ommm
Helibo seyoman
Cheli venco raero
Malio
Malio
11 Subterraneans (05:41)
Share bride failing star
Care-line
Care-line
Care-line
Care-line driving me
Shirley, Shirley, Shirley own
Share bride failing star
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Altre recensioni
Di Ghemison
Forse le parole non riescono a descrivere tanta meraviglia.
Capolavoro assoluto di Bowie che, anche grazie al talento del non-musicista Brian Eno e della città veramente unica in cui è nato il progetto, raggiunge vette altissime tra ispirazione e sperimentalismo.
Di Venexiana1
In questo caso la parola da riverberare con attenzione chirurgica è: Risentimento.
Tra(sgre)dire, ecco la parola d'ordine del duca; ecco il veicolo folle cui ci dovremo abituare da qui all’eterno.
Di GordonPym
Quando l’alieno David Bowie, inquieto astronauta degli spazi più reconditi dell’animo umano, incontra l’architetto musicale di perfetti spazi cosmici Brian Eno, ne nasce un disco straordinario.
Subterraneans è il capolavoro conclusivo, i suoni sembrano frutto di sovra-incisioni e nastri che girano al contrario, regole armoniche e ritmiche che vengono letteralmente fatte a pezzi a vantaggio di una minimale ricerca primaria della pura e sotterranea emozione.
Di Armand
Dove David si truccava più di Amanda Lear, qui non c’è traccia di pigmenti mistificatori.
Ti ritrovi in quella sospensione e naturalmente ti senti a casa, ti senti bene.