Leonardo Sciascia -Porte aperte
La macchina giudiziaria si muove – e sin dall’inizio aleggia sul processo l’ombra della condanna a morte.
In Italia «si dorme con le porte aperte»: era questa una delle più sinistre massime del regime, che molto teneva a sottolineare, in mancanza della libertà, il proprio culto dell’ordine.
(cit. Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Il cavaliere e la morte
Il protagonista di questo romanzo è un commissario di polizia, il cui solo nome qui è Vice: sostituto, forse di qualcosa che non c’è affatto, supplente di una realtà già scomparsa, o dilatata fino a diventare irreale, come la moneta in tempo di inflazione. (da Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -A ciascuno il suo
Sobrio, amaro, sottilmente sarcastico, e insieme netto e preciso nei contorni, racconta la storia di un farmacista che «viveva tranquillo, non aveva mai avuto questioni, non faceva politica», e un giorno riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte. (da Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Il Consiglio d’Egitto
Abdallah Mohamed ben Olman, ambasciatore del Marocco, si trova a Palermo nel dicembre 1782, per via di una tempesta che ha fatto naufragare la sua nave sulle coste siciliane.
È questo il caso che fa nascere, nella mente dell’abate Vella, maltese, e incaricato di mostrare all’ambasciatore le bellezze di Palermo, un disegno audacissimo: far passare il manoscritto arabo di una qualsiasi vita del profeta, conservato nell’isola, per uno sconvolgente testo politico,
Il Consiglio d’Egitto, che permetterebbe l’abolizione di tutti i privilegi feudali e potrebbe perciò valere da scintilla per un complotto rivoluzionario. (da Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Una storia semplice
Una storia semplice è una storia complicatissima, un giallo siciliano, con sfondo di mafia e droga.
Eppure mai – ed è un vero tour de force – l’autore si trova costretto a nominare sia l’una sia l’altra parola.
(cit Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Occhio di capra
... è forse la più agile e acuta introduzione alla civiltà siciliana che possiamo leggere.
Il fondo è il più ricco e misterioso: la lingua.
E Sciascia la indaga amorosamente, riconoscendo nei più bizzarri modi di dire la concrezione di interi racconti, di oscure intuizioni metafisiche, di temi favolistici... (cit Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Gli zii di Sicilia
«E mi sentivo come un acrobata che si libra sul filo, guarda il mondo in una gioia di volo e poi lo rovescia, si rovescia, e vede sotto di sé la morte, un filo lo sospende su un vortice di teste umane e luci, il tamburo che rulla morte. Insomma, mi era venuto il furore di vedere ogni cosa dal di dentro, come se ogni persona ogni cosa ogni fatto fosse come un libro che uno apre e legge: anche il libro è una cosa, lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, magari per tener su un tavolino zoppo lo si può usare o per sbatterlo in testa a qualcuno: ma se lo apri e leggi diventa un mondo; e perché ogni cosa non si dovrebbe aprire e leggere ed essere un mondo?» (da Gli zii di Sicilia) di più
Leonardo Sciascia -Morte dell’inquisitore
«è un libro non finito, che non finirò mai, che sono sempre tentato di riscrivere e che non riscrivo aspettando di scoprire ancora qualcosa»
(L. Sciascia) di più
Leonardo Sciascia -Il giorno della civetta
Sciascia sottopose il testo a un delicato lavoro di limatura, riducendolo ai tratti essenziali con l’arte del «cavare»: e, visto a distanza di anni, tale lavoro si rivela più che mai un’astuzia dell’arte. (da Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Il contesto
... cominciò a scrivere questo romanzo come un «divertimento» – e presto gli si trasformò fra le mani in qualcosa di terribilmente serio. In un paese non nominato eppure a noi tutti familiare, una successione di assassinii e di funerali ufficiali scandisce la vita pubblica.
Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa» (da Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -Todo modo
Se dovessimo indicare una forma romanzesca capace di rivelare come si compone e come si manifesta quell’impasto vischioso del potere che la politica italiana ha avuto per lunghi anni il funesto privilegio di produrre, basterebbe rimandare alle asciutte pagine di Todo modo... di più
Leonardo Sciascia -Il mare colore del vino
... tra il primo e l’ultimo di questi racconti si stabilisce come una circolarità:
una circolarità che non è quella del cane che si morde la coda...
(L. Sciascia) di più
Leonardo Sciascia -La scomparsa di Majorana
«Oggetto: Scomparsa (con proposito di suicidio) del Prof. Ettore Majorana».
Un documento di polizia per aprire le indagini su uno di quei casi, prediletti da Sciascia, dove l’enigma insoluto, con la sua verità nascosta, induce ad andare oltre la cronaca, dentro l’anima di un uomo. (cit, Adelphi) di più
Leonardo Sciascia -La strega e il capitano
Ancora una volta quel che preme a Sciascia è scrostare dalla Storia le innumerevoli maschere del potere, sino a svelarne il volto ripugnante e primigenio.
(cit. Adelphi) di più
Salvatore Satta -Il giorno del giudizio
- una vecchia famiglia, i Sanna Carboni, di notai agiati, rappresentanti di un’autorità che appartiene, in tutti i sensi, a un altro mondo. Il giorno del giudizio segue la storia di questa famiglia tra la fine del secolo scorso e i primi decenni del nostro: e, insieme a essa, di tutto il paese di Nuoro, dai notabili alle «donne ricche e pallide che sognavano e intristivano nella clausura», dai pastori ai banditi, agli oziosi del Corso, ai preti, ai vagabondi, alle prostitute... (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -La Cripta dei Cappuccini
... il destino del giovane Trotta comincia a precipitare, mentre sempre più netto si fa in lui un senso di amarezza disperata e intorno gli si rivela un mondo degradante, già pronto a imporsi.
Silenzioso, conscio testimone, egli traverserà la follia della guerra e le umiliazioni del dopoguerra, si scoprirà estraneo in mezzo a un nuovo ordine di cui già vede la meschinità e la violenza, potrà vedere l’entrata dei nazisti a Vienna, sigillo di tutte le morti... (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -La leggenda del santo bevitore
La leggenda del santo bevitore fu pubblicato per la prima volta nel 1939, pochi mesi dopo la morte di Joseph Roth, esule a Parigi – e può essere considerato, per molti versi, il suo testamento, la parabola trasparente e misteriosa che racchiude la cifra del suo autore, oggi riscoperto come uno dei più straordinari narratori di questo secolo. (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Fuga senza fine
Tunda è un essere ormai ovunque straniero, che non appartiene veramente a nulla: «Io so soltanto che non è stata, come si dice, la ‘inquietudine’ a spingermi, ma al contrario – una assoluta quiete.
Non ho nulla da perdere.
Non sono né coraggioso né curioso di avventure. Un vento mi spinge, e non temo di andare a fondo». (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -La milleduesima notte
Giunto a una maturità chiaroveggente e disperata, il narratore Roth prende qui un’ulteriore distanza dalla storia che narra.
Invano cercheremmo in queste pagine quei personaggi mediatamente autobiografici che in altri suoi romanzi erano circondati dall’alone della sensibilità di Roth stesso. (cit. Adelphi) di più
Joseph Roth -Giobbe
- Il Giobbe di Roth si chiama Mendel Singer, è un «uomo semplice» che fa il ‘maestro’, cioè insegna la bibbia ai bambini ...
- La sua vita scorre quietamente, «fra magre sponde», ma chiusa in un ordine intatto, fino alla nascita del quarto figlio, Menuchim, che è minorato.
Da allora in poi, se «tutto ciò che è improvviso è male», come dice Mendel Singer, molti mali cominciano a sfrecciare sulla sua vita.
Dovrà abbandonare la sua terra per andare a New York, in un mondo che gli è totalmente estraneo, e la moglie – ancora una volta un memorabile personaggio femminile –, la figlia e i figli saranno uno dopo l’altro toccati dalla guerra, dalla morte, dalla pazzia. (cit. Adelphi) di più