Voto:
Grazie a tutti. Dei Paatos può essere considerato "prog/trip-hop", seppur con le dovute cautele, giusto l'esordio, poiché, già da "Kallocain", ogni pretesa progressiva svanisce nella leziosità di atmosfere soffuse e ben poco entusiasmanti. Domani, a quanto ne so, dovrebbe uscire "Breathing" ma, dopo la biasimevole vacuità di "Silence of Another Kind", non credo ci sia da tenere il fiato sospeso. Per quanto mi riguarda, nascono e muoiono con "Timeloss" (che reputo valido soprattutto nella sua edizione giapponese, grazie alla presenza di episodi suggestivi quali "Ouka" e "Otaku").
Voto:
Bel disco, scorrevole e variegato, che si lascia parzialmente alle spalle l'eccessiva morbidezza di "Fortunate Observer of Time", al fine di proporre una più ampia gamma di suggestioni sonore (soprattutto con la succulenta "Belgian Boogie Board"). L'intensità di "Creatures", però, è riconquistata solo in parte.
Voto:
Cioè leggermi poco? Ti capisco... Scherzo Bob, grazie di essere passato. Salutissimi.
IQ Subterranea
8 feb 11
Voto:
Siamo d'accordo Alby. La mia esigenza di muovermi attraverso certi paradigmi critici, non è e non vuole essere assolutamente finalizzata al consolidamento di una "credibilità recensorea" in quanto tale, magari legata ad un retrivo concetto di "reputazione" sociale o professionale, nelle quali infatti neppure credo. Abbracciando il tuo discorso posso anzi dirti che anche a me "piace condividere" ciò a cui attribuisco valore nonché una certa potenzialità benefica, ed il mio sforzo di mantenere una visione obbiettiva risiede appunto nel tentativo di dare agli eventuali lettori una visione il più possibile ampia, fedele e soprattutto ancorata in punti fissi dei quali potersi fidare, a dispetto delle preferenze e dei punti di vista di ciascuno. Con ciò non voglio affermare attualmente di riuscire nell'impresa, perché, da quando sono qua, di stupidaggini ne ho scritte a tonnellate e altrettante probabilmente ne scriverò, ma non smetterò comunque di tentare. Per concludere ti do il benvenuto su DeB, in quanto ieri non avevo notato la tua giovanissima età debaseriana, ed invito Mastro Splinter ad altre recensioni, poiché, filosofie progressive e metodi di fruizione e valutazione a parte, la buona musica dovrebbe sempre trovare posto in home page.
IQ Subterranea
7 feb 11
Voto:
Alby, prima ho ripreso il tuo intervento solo ed esclusivamente perché indicativo della problematica suggerita dalla recensione, in quanto ne "sottoscrive pienamente le affermazioni". Le critiche che i "puristi del progressive rock" portano al neo-prog non hanno e non vogliono avere nulla a che fare con l'impatto emotivo o personale eventualmente prodotto da esso sull'ascoltatore. A te gli IQ emozionano. E questa è una considerazione bellissima, condivisibile e sacrosanta, ma soggettiva. Io, se voglio avere anche soltanto uno straccio di credibilità come recensore, devo pormi problemi metodologici, storici e terminologici perché l'arte, nonostante la sua natura ineffabile, è comunque soggetta ad un metro di giudizio obbiettivo, per quanto flessibile. Il neo-prog abbellisce il genere dal quale si origina, lo rende piacevole, morbido e orecchiabile, ma, fatalmente, lo spoglia di gran parte del suo significato e della sua stessa ragion d'essere, rendendo più "affine al cuore" quella musica spietata, cinica e ribelle, che nacque invece come audace ambrosia "per la mente". Detto ciò, voglio comunque ribadire una volta di più quanto sia necessario seguire le proprie preferenze ed intuizioni per poter fruire in modo pieno e genuino di qualunque forma d'arte, nonostante ritenga altresì doveroso ammettere come ogni disco, avente la pretesa di definirsi "progressivo", racchiuda strutturalmente dentro di sé un primigenio ed oggettivo valore di sperimentazione e ricerca.
IQ Subterranea
7 feb 11
Voto:
Dire in riguardo ad un qualsiasi gruppo: "sono sicuramente derivativi, ma dove sta il problema?" non risolve affatto la questione, ma la evita in blocco, rifugiandosi in un confortevole relativismo, così come indicarne "i suoni decisamente più moderni" non fa altro che rilevarne soltanto l'aspetto formale. Il bandolo della matassa non sta sul concetto di "derivare" in sé e per sé, poiché è ovvio che tutto proviene da qualcos'altro, ma sulle proporzioni utilizzate nel suddetto processo. Tutta l'opera di Christian Vander è impensabile senza John Coltrane e Steve Hackett, se non fosse stato per Bach, non avrebbe mai e poi mai potuto raggiungere i vertici di eccellenza ai quali ci ha abituati. Utilizzare l'ispirazione suscitata da una determinata fonte come appoggio e stimolo per effettuare un qualsivoglia sviluppo, sia anche una provocazione o magari semplicemente una riformulazione di elementi parzialmente conosciuti, può portare verso ulteriori guadagni artistici e nuovi metodi di linguaggio espressivo; ma limitarsi a standardizzare, ammorbidire e, conseguentemente, cristallizzare un intero genere che nasce e giustifica la sua stessa esistenza attorno al concetto di "progresso", non può che risultare fuorviante per chi quel genere lo segue con attenzione e ne ricerca i risultati più cospicui. Detto questo non voglio in alcun modo suggerire che il "neo-prog" non abbia valore o non possa risultare piacevolissimo o addirittura entusiasmante, ma che utilizzi un nome contradditorio (un po' come il cosiddetto "progressive metal"), che vorrebbe evocare ed espandere il prog rock uccidendone lo spirito e gli irrinunciabili presupposti capaci di renderlo veramente tale. Al recensore riservo comunque un 5 perché “Io sto decisamente dalla parte di chi la pensa come me!” è una frase di effetto folgorante. Geniale.
Voto:
ProgRock, se ritieni “Hinterland” uno dei cinque dischi progressive da consigliare per l’intero decennio e, parallelamente, trovi lo stile dei Diagonal essergli addirittura una spanna sopra, significa che il loro omonimo del 2008 deve piacerti davvero tanto.
Voto:
Grazie Kosmogabri. Dici, Jargon? Sarà che la loro sonorità non è esattamente la mia tazza di tè, ma non riesco proprio a capire perché affidarsi a questa impostazione a "doppio LP" quando invece, condensando il messaggio in un'ora circa totale (che non è comunque poco), avrebbero confezionato un prodotto di ben altra compattezza e, soprattutto, fruibilità. Le idee e la stoffa, sia chiaro, ci sono e sarebbe assurdo negarlo, ma la forma diluita tende ad oscurare un po' la sostanza e, alla fine dei conti, ascoltare questo disco dall'inizio alla fine risulta un'impresa non da poco. Sicuramente i tempi dilatati sono voluti e fanno parte di uno stile adottato dagli Astra con consapevolezza, però, se il "Tales..." di yessiana memoria ha insegnato qualcosa è che, talento e felici intuizioni a parte, un minimo di senso della misura non guasterebbe ogni tanto. Le arie ipnotiche di “The Weirding”, ciclicamente sbriciolate dalle tumultuose evocazioni degli spiriti dei King Crimson di “Cirkus” e degli antichi Black Sabbath, le oniriche profezie di “Silent Sleep“, nonché i canti floydiani riecheggianti nelle solenni sale sonore di “Beyond to Slight the Maze”, possono anche giustificare l’estesa durata di tali tracce, ma episodi come “The River Under”, che aggiunge poco ai pezzi già citati, e “Ouroboros”, mostro strumentale maestoso quanto prolisso, avrebbero potuto essere risolti in maniera più succinta (in particolar modo il secondo), contribuendo così a snellire le forme di un’opera certamente valida ma a tratti ingombrante. Detto ciò vorrei comunque chiarire che le mie critiche originano dal confronto con Wobbler e Diagonal, rispetto ai quali considero gli Astra una spanna sotto, ma un 7 pieno se lo meriterebbero tutto comunque. Sto soltanto cercando di non garantire il 4 (cioè l’8) automaticamente ad ogni buon disco del quale parlo o esprimo opinioni a riguardo, così da evitare un livellamento qualitativo generale e controproducente, anche se ciò implica il soffermarsi su certe caratteristiche discutibili o, almeno secondo il mio parere, di dubbia efficacia, come in questo caso.
Voto:
Personalmente, in quanto a freschezza e riuscita generale della proposta, reputo l'"opera di recupero" dei Wobbler ben più in linea con lo stile, ugualmente bilanciato e, per l'appunto, "temperante", dei Diagonal piuttosto che di quello degli Astra, i quali con "The Weirding" hanno voluto strafare, sfornando un colosso monolitico, incapace di fornire abbastanza spunti per poter anche solo in parte giustificare i suoi ottanta minuti di durata.
Voto:
Grazie Jargon, Fede, ProgRock, Hjhhjij e anche gli editors per aver apprezzato lo scritto. Ammetto di aver avuto non pochi problemi e ripensamenti nella valutazione di questo disco che, a seconda della prospettiva, può apparire splendido come irrilevante. Similmente alla maggior parte delle cose ritengo che la verità stia nel mezzo: impossibile non notare una certa ritrosia nell'utilizzo di elementi nuovi, per non parlare del fatto che la confidenza del gruppo sembra essere limitata ai guadagni musicali dei propri predecessori, ma bisogna anche ammettere che "Hinterland", forte oltretutto della presenza di un cantante dalle doti notevoli, riesce a sintetizzare e riformulare con successo la vivacità fiabesca di Gryphon e Gentle Giant con la tensione emotiva ed il tormento introspettivo degli Änglagård, realizzando una sorta di favola musicale dalla potentissima atmosfera, che è degna erede di "Ignis Fatuus" e può impugnare a testa alta il vessillo del progressive medievale, staccandosi nettamente dal manierismo scultoreo e immobile di formazioni come i Sinkadus. Detto questo non nego che questa tipologia di prog tenda a concentrarsi sui guadagni del passato piuttosto che progredire verso ulteriori lidi artistici ma, a volte, la reinterpretazione ed il mescolamento di vecchi sistemi può dare, come in questo caso, risultati tutt’altro che disprezzabili.
Utenti simili
starless1969

DeEtà: 6447

Dr.Adder

DeRango: 8,74

paloz

DeRango: 6,07

pier_paolo_farina

DeRango: 9,05

rajaz976

DeRango: 0,00

squonk

DeRango: 0,14

Jackline

DeRango: 0,00

DaveJonGilmour

DeRango: 1,09

OleEinar

DeRango: 11,30