Qui ho trovato anche dell’altro. Echi di brit-pop e richiami al miglior cantautorato popolare italiano degli anni 70.

 La mia preferita: “Padre Madre”, che per la sua incisività mi ha rimandato a “Mother” di John Lennon.

La recensione analizza 'Bagus', primo album solista di Cesare Cremonini, che supera le aspettative con un mix di influenze britanniche e cantautorato italiano. Include canzoni d'amore ma anche brani più profondi e meno adolescenziali. La vocalità si colloca tra Venditti e De Gregori, con testi accessibili. La traccia 'Padre Madre' viene evidenziata come particolarmente incisiva e memorabile. Un disco che lascia una positiva impressione, non solo per un pubblico giovane. Ascolta ora 'Bagus' di Cesare Cremonini e scopri un pop italiano autentico!

 Considerando che ben presto la leadership culturale si sarebbe spostata dal vecchio al nuovo continente...

 Un album di buona musica che però non (mi) scalda l’animo e va più nella direzione di Hollywood o Broadway.

La recensione valuta l'album di Aaron Copland come un tentativo storico di creare una musica accademica americana con elementi folklorici. L'esecuzione di Andrew Litton è brillante, ma la musica non risulta particolarmente emozionante. I balletti 'Billy the Kid' e 'Rodeo' mostrano punti di forza e debolezza, mentre le suite sono apprezzabili. Un disco consigliato per confronto culturale più che per coinvolgimento emotivo. Scopri l'evoluzione della musica americana con Copland e confrontala con i grandi del jazz.

 A Zimmermann spetta il merito di una resa eccellente e degna del suo Stradivari.

 Curiosità ben ripagata da queste due opere giovanili che vedono il violino protagonista.

La recensione elogia l'album dedicato a due importanti opere giovanili di Ferruccio Busoni, valorizzate dal talento di Frank Peter Zimmermann al violino e Enrico Pace al pianoforte. Il disco evidenzia un raffinato nuovo classicismo e un incontro culturale tra Italia e Germania. Note positive al virtuosismo e alla qualità interpretativa delle registrazioni, rendendo l'opera consigliata agli appassionati. Ascolta ora l’intenso violin concerto di Busoni con Zimmermann e Pace.

 È stato quello sguardo disegnato in copertina che mi ha catturato: davvero come io immaginavo essere Miles.

 Prima di acquistare questo libro su Miles Davis, ascoltare il più possibile della sua musica.

La graphic novel di Lucio Ruvidotti dipinge Miles Davis attraverso un racconto visivo intenso e cromaticamente cupo che attraversa quarant'anni di vita e musica. Il libro è apprezzato sia dagli appassionati di jazz sia dagli amanti del fumetto, pur mantenendo un certo equilibrio tra la complessità biografica e il mistero dell'artista. La recensione invita a conoscere la musica di Miles prima di leggere il volume, suggerendo una lettura consapevole e approfondita. Quattro stelle per un'opera efficace e coinvolgente. Ascolta la musica di Miles Davis e scopri la sua storia a fumetti!

 Ripescato casualmente e riascoltato trent’anni dopo mi si è rivelato un disco assai dignitoso.

 Costello va in trasferta a Nashville e comincia a diventare grande.

La recensione racconta la trasformazione artistica di Elvis Costello con l'album 'Almost Blue', un lavoro di cover country registrato a Nashville. Dopo una prima delusione, l'autore rivaluta il disco come una prova dignitosa e significativa nel percorso eclettico di Costello. La produzione di Billy Sherrill e la partecipazione di musicisti noti arricchiscono il progetto. Il disco rappresenta un ponte tra il punk new wave degli esordi e influenze country più mature. Ascolta 'Almost Blue' e scopri il lato country di Elvis Costello!

 Merito di un originale impasto tra generi musicali diversi ma tutti tipicamente americani.

 Perché alla fine si torna sempre lì, a quel rapporto di reciproca causa-effetto tra il menestrello di Duluth e sua band.

La recensione celebra l'album eponimo di The Band come un capolavoro del roots-rock americano, valorizzando l'originalità del sound e la collaborazione con Bob Dylan. Si evidenzia la versatilità degli artisti e l'atmosfera magnetica del disco, pur sottolineando la difficoltà per un ascoltatore italiano di cogliere appieno i testi. La copertina iconica e lo stile musicale variegato rendono l'album un classico intramontabile. Ascolta ora l'album e immergiti nelle radici del roots-rock americano!

 «Nell’universo c’è una sola terra le cui risorse sono necessariamente limitate ed è la casa comune di tutti gli organismi viventi senza alcuna gerarchia precostituita tra uomo, animali e piante.»

 «Mancuso evita il problema e si ferma molto prima e conclude auspicando la cooperazione ed il mutuo sostegno come ‘primo strumento del progresso delle comunità’. Troppo facile e troppo comodo.»

Il libro di Stefano Mancuso offre un'interessante divulgazione sul mondo vegetale e il rapporto tra esseri viventi e ambiente, evidenziando la necessità di un approccio non gerarchico. Tuttavia, la recensione critica la scelta dell'autore di evitare questioni più scomode come il contenimento demografico e il necessario superamento del mito della crescita economica infinita. Nonostante ciò, il testo rimane accessibile e stimolante, ma con conclusioni forse troppo semplicistiche. Scopri le sfide ambientali attraverso la prospettiva delle piante, ma preparati a riflessioni critiche.

 Cominciamo a morire non appena siamo nati. Che cosa c’è di così strano nella morte? Non è una sorpresa. Fa parte della vita. È trasformazione.

 Dopo aperta una porta ce n’è sempre un’altra.

La recensione evidenzia come "Harold e Maude" di Colin Higgins, più che un romanzo, sia una sceneggiatura originale da riscoprire. Racconta un amore improbabile tra un giovane ricco e una settantanovenne anticonformista, simbolo della controcultura hippie degli anni '70. I dialoghi vivaci e le tematiche sul senso della vita e della morte rimangono attuali e carichi di ironia. Un’opera che merita di non essere dimenticata. Rileggi Harold e Maude per riscoprire un cult intramontabile e il suo spirito ribelle.

 Musica folktronica che non fa male ma certo non indispensabile.

 Peccato che l’album parta con il trittico un po’ noiosetto e che non abbia un pezzo trainante per farsi davvero ricordare.

Daybreaker di Beth Orton miscela folk, elettronica e trip hop in un album piacevole ma privo di brani memorabili. La produzione di Ben Watt arricchisce l'opera, così come le collaborazioni con Ryan Adams ed Emmylou Harris. Tuttavia, l'inizio dell'album risulta un po' noioso e alcuni dettagli editoriali risultano irritanti. Un disco godibile, ma non indispensabile. Scopri Daybreaker di Beth Orton e immergiti nel suo mix di folk ed elettronica.

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