Che botta questi Fratelli Calafuria!!!

Con il solo disco d'esordio "Senza Titolo..." si confermano una delle realtà più interesanti del sottobosco italiano. Una di quelle band che potrebbero essere "lanciate" all'estero e fare sfracelli nelle classifiche di mezzo mondo, perché oltre ad avere un sound potentissimo, sono dannatamente orecchiabili.

I nostri mescolano alla perfezione stoner, punk-rock e metal unendoli a melodie post-rock, il tutto in una maniera personalissima. Infatti ai Calafuria l'originalità non manca, a partire dai testi di Andrea, malatissimi e incomprensibili ad un ascoltatore distratto. Ma in realtà le loro liriche, se ascoltate con molta attenzione o meglio  immergendosi in una determinata condizione mentale, sono ricche di sfumature e hanno un significato che non va ricercato in superficie.

Ma la bravura della band non si ferma certo ai testi, infatti a sorreggere il tutto c'è una formazione minimale che dimostra di saperci fare anche musicalmente. I "3 fratelli" riescono a costruire melodie perfette e sempre originali, spesso lontane ma comunque vicine alla classica forma-canzone. I  Calafuria incastrano in tutti i pezzi dei ritornelli micidiali che colpiscono dal primo ascolto, ma le loro canzoni, spesso, poi si snodano seguendo strade e soluzioni diverse da quelle iniziali.

La carica (s)travolgente della band si nota sin dal primo brano, "La Nobile Arte". Quando la canzone parte sembra che il suono sia quello d'oltreoceano, ma appena Andrea inizia a cantare, nella sua maniera unica e inconfondibile, altro marchio di fabbrica della band, ci si rende conto che questa musica è italiana, viene da Mestre per l'esattezza.

Il drumming selvaggio dei Fratelli Calafuria è un'altra caratteristica che non può lasciare indifferenti, come in "Di Getto", canzone spiazzante intervallata da situazioni più tranquille dove risalta il falsetto del cantante.

Proseguendo con l'ascolto dell'album poi si arriva ad "Amico Di Plastica", canzone semplicemente devastante dal sapore punk in cui i Calafuria si chiedono "...perché la gente ha paura della verità?..perchè la gente ha paura delle cose a colori?..", mettendo in risalto l'ipocrisia, lo squallore e la paura/odio per il "diverso" diffusi nella società dove domina il pensiero omologato e l'ignoranza.

Impossibile rimanere fermi e immobili sulle note di "Non So Perché", pezzo dal retrogusto funky cantato in un esilarante falsetto, prima di esplodere in un ritornello da cantare a squarciagola.

"Cresico Memè" è un pezzo folle e bellissimo allo stesso tempo, con un finale dall'impatto emozionale incredibile. Dopo un paio di tracce poi ci imbattiamo in "Riccardo", ragazzo gay che con il suo outing sconvolge un suo amico, forse troppo bigotto, forse "gay mancato", bisognerebbe chiederlo ai Calafuria, anche se quel che è certo, è che probabilmente ci siamo imbattuti nel pezzo più radiofonico dell'album, perfetta hit scala-classifiche.

Posto nel finale uno dei pezzi più interessanti dell'album, "L'Inesatto Perché" dove si nota subito la sezione ritmica brutale e "primitiva" col cantante sempre incredibile a sputarci sopra versi su versi, per poi lasciare spazio ad un'atmosfera che allontana l'ascoltatore dal mondo circostante, fino alla conclusione del pezzo dove subentra un post-rock spettacolare e devastante che colpisce fino a far male chi ascolta grazie alla forza sprigionata dagli strumenti e dalla voce.

Semplicemente unici... e non aggiungo altro.

Carico i commenti... con calma