Il termine grunge sta inizialmente per: sporcizia, persona repellente e quindi sporco e maleodorante. Legare il termine grunge esclusivamente a quella scena musicale diffusasi sulla via dell'esplosione del multi-platino "Nevermind" (1991) generato dai Nirvana (...e Butch Vig), - in seguito al quale anche gruppi similari e di tutto rispetto come Pearl Jam (la maturazione del primordiale Seattle sound) e Soundgarden (il punto di incontro tra Led Zeppelin e Black Sabbath), - non è propriamente corretto, considerato che agli inizi degli anni '80 l'Australia dava i natali a band come Lubricated Goat, Exploding White Mice o anche Cosmic Psychos, facendo guadagnare ad Adelaide la denominazione tutt'altro che inadatta di Grunge City.

Doveroso prologo prima di parlare dei Green River, il gruppo che annoverava tra le proprie fila Mark Arm (poi nei Mudhoney), Alex Vincent, Bruce Fairweather (che ha sostituito Steve Turner) e quello che sarà il nucleo di base della schiettezza dei futuri Mother Love Bone (e poi dei Pearl Jam), Stone Gossard e Jeff Ament. Il suono dei Greeen River riesce a fondere la spontaneità del punk e la freschezza del metal, ed è questo che basta a creare un circolo di affezionati fedelmente presente ai concerti, pronto ad accaparrarsi ogni pubblicazione vinilica, in un periodo ed in un ambito in cui è il tape trading a garantire la conoscenza e la diffusione dell'underground musicale.

Mentre nel 1984 il mini "Come On Down" (suoni lancinanti e riff ossessivi) rappresenta l'esordio via Homestead Records, a tre anni di distanza è la Sub Pop ad occuparsi di dare alle stampe il rabbioso "Dry As A Bone", un vero e proprio concentrato di ardore e frustrazioni giovanili, che trova la sua massima espressione nel primordiale blues di "Unwind" all'altezza nello strizzare con eleganza anche l'occhio agli Stooges. E' sempre l'etichetta madre di Seattle ad occuparsi della distribuzione del primo vero disco della band: "Rehab Doll" che viene aperto dall'aggressione sonica di "Forever Means", diretta erede del sound zeppelliniano che incrocia i Black Sabbath più melmosi, mentre è l'indomita title-track a dimostrarsi morbosa ed ossessiva nel riff e quanto nel ritmo martellante. Le sguaiate vocals di Arm si ergono prepotentemente nel nichilismo swingato di "Take A Dive", lasciando godere le voraci orecchie di chi ascolta della compattezza percussiva di Vincent e facendo un tutt'uno con gli altri strumenti. In tutta onestà non pare avvertirsi una naturale evoluzione dagli esordi, pur se in una visione globale "RD" non abbia difficoltà ad apparire come un lavoro onesto e di sicuro non privo di novità. L'ineluttabile ripetitività sonora e la manifestazione di un disagio generazionale, divengono prima l'anima di un suono che si è impossessato di quanto diffuso quasi venti anni prima con "Kick Out The Jams" degli MC5, lasciando alla sfrontatezza lirica il completamento del quadro. E' proprio su queste coordinate che si sviluppa l'ira di "Porkfist" e che ben si lega all'energico e piacevole hard settantiano di "Smiling And Dyin'", mentre la riproposizione di "Swallow My Pride" (già nel primo E.p.) diviene una discreta espressione di rabbia urbana. E se l'immediatezza del riff iniziale di "Together We'll Never" quanto il suo basso slappato non faranno gridare al miracolo, saranno la primitività di "One More Stitch" che parte con un'imbavagliata e pungente chitarra acustica ad accompagnare i lamenti del vocalist di Seattle, per poi sfociare in una suggestiva rabbia d'insieme che ci traghetta fino alla fine di un long-playing acerbo solo in apparenza. Un 33 giri che per molti si rivelerà un obbligato punto di partenza, prima ancora che una delle tante metropoli statunitensi meno in vista divenisse per diversi anni un alternativo punto di riferimento musicale.

Ascoltando il disco, a colpire è sicuramente la vivacità della proposta che per quanto non manchi di riferimenti al citato underground, riesca ad essere un discreto esempio di erosione tra quel suono nichilista che ha caratterizzato il finire dei seventies, e quella potente vibrazione sonora in divenire chiamata heavy metal, non intaccando, nonostante la sua scarsa mezzora di durata, l'assoluta organicità dell'L.p.. Le basi di un suono che inizialmente ha saputo essere spontaneamente anticonformista e volutamente ibrido, partono proprio dalla genuinità dei componenti di una band nata e cresciuta nell'imperturbabilità del suo habitat naturale a cui il tempo con munificenza gli ha riconosciuto a dovere il ruolo di progenitrice di tutte le formazioni grunge.

[Nel 1990 "Rehab Doll" viene stampato in formato cd/musicassetta con l'E.p. "Dry As A Bone"].



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