E' il 1977 ed il punk, con il suo carrozzone di creste colorate e borchie ha ormai invaso il mondo. I Sex Pistols sono delle icone come la Madonna, e molti giovani, anche senza la minima preparazione musicale mettono su una band ed iniziano a sputare fuori lo schifo che hanno dentro.

E' in questo scenario di "pura" rivoluzione che si affacciano per la prima volta sulla scena musicale i Joy Division (dapprima con il nome di Warsaw). Il loro suono inizialmente è convenzionato sullo stile sghembo dei "tre accordi tre" di band come i Buzzcocks, ma ben presto subirà un cambio radicale, gettando le basi di quello che sarà poi il movimento dark: ritmi ossessivi e primitivi, accordi struggenti e i testi spaventosi di Ian Curtis a condire il tutto. Pubblicano il primo disco nel 1979 "Unknow Pleasure", riscuotendo un buon successo di pubblico e critica. Iniziano un tour in giro per l'europa, ma Ian Curtis è sempre più preda di tremendi attacchi epilettici e crolla spesso sul palco. "Il grande male" (così definisce Curtis la sua epilesia), con lo stress del successo si intensifica, sfiancandolo nel fisico e nell'anima, Così Ian si chiude sempre più dentro di se e scrive i testi per il nuovo disco. Ma poco prima della pubblicazione dello stesso, si impicca a soli 23 anni, stanco di quel male che fin da piccolo lo tormentava.

Il disco in questione è "Closer": capolavoro assoluto del dark. In esso sono contenute perle come "Atrocity Exhibition", "Heart And Soul", "Decades"... ma è riduttivo segnalare solo qualche titolo. E' nella sua interezza che il disco va valutato, nel suo essere documento del tormento interiore di Ian Curtis, e di tutta una generazione di "giovani uomini con un fardello sulle spalle", come recita nell'incipit della conclusiva "Decades". Un fardello che li costringe a camminare a testa bassa, come marionette affrante...

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